Ieri in piazza, sui tetti e sui monumenti. Oggi nelle facoltà occupate e in assemblea a preparare nuove iniziative di lotta per la prossima settimana, quando la riforma dell'università dovrebbe essere definivamente votata alla Camera dei Deputati. Oggi, domani e domenica breve tregua da manifestazioni e cortei, ma da lunedì gli studenti promettono nuove iniziative di mobilitazione contro il ddl Gelmini.
A Roma, terminata la breve occupazione del Colosseo, l'appuntamento è direttamente a lunedì, dove all'università La Sapienza i collettivi si riuniranno in assemblea per organizzare altre proteste.
Anche a Pisa si è conclusa ieri sera l'occupazione della Torre pendente. Oggi gli studenti intendono occupare le facoltà di Agraria e Veterinaria, poi svolgeranno assemblee per decidere il da farsi. L'appuntamento è a lunedì e martedì.
A Torino gli studenti hanno abbandonato ieri la Mole antonelliana, ma continua il blocco della didattica a Palazzo Nuovo (almeno fino a martedì), sede principale dell'università del capoluogo, e proseguono i picchetti all'entrata della facoltà. In mattinata si svolgerà un'assemblea con studenti e ricercatori per decidere sull'evoluzione della protesta dei ricercatori sul tetto. Per oggi, riferiscono i collettivi, cortei e blocchi non sono ancora in programma, ma si si escludono per sabato, quando una delegazione di universitari potrebbe partecipare alla manifestazione dei migranti già in programma.
Un appello agli studenti protagonisti delle proteste di questi giorni a "non farsi strumentalizzare dai baroni" è stato lanciato dal ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini, ospite di Radio Anch'io. "Ragazzi non fatevi strumentalizzare da chi dentro l'università ha rendite di posizione da difendere", ha ammonito Gelmini, "e non unite la protesta con quella dei centri sociali". Il ministro ha chiesto di "evitare forme di violenza" e si è detta "preoccupata per il clima che si respira nel paese", frutto "della crisi e di una mancanza di certezze, con una disoccupazione giovanile molto alta e i migliori ricercatori che se ne vanno all'estero. Ma noi non possiamo limitarci a scandalizzarci per questi fenomeni se poi difendiamo le cose cosi' come stanno, senza nessuna spinta e senza nessuna apertura al cambiamento".
E ha osservato: "Non si capisce perché uno studente dovrebbe essere contrario e preoccupato perché un governo chiede che i rettori non restino in carica venti anni ma solo sei; non si capisce perche' voler introdurre piu' trasparenza nei concorsi possa rappresentare un problema". Ancora una volta, ha concluso il titolare dell'Istruzione, "la preoccupazione del governo è che le risorse siano indirizzate allo studio, a ciò che veramente serve e non a finanziare corsi inutili, sedi distaccate che diventano diplomifici". E ha concluso: "Credo che le misure vadano nella direzione di mettere al centro l'interesse vero dello studente: perche' allora tanta preoccupazione?".