di Fiammetta Rossi
Quando l’ultima guerra mondiale non era ancora finita, i grandi di allora si riunirono per gettare le basi di un nuovo sistema mondiale. Ci volle quasi un mese.
Erano 730 i rappresentanti di 44 Paesi alleati che il 1° luglio del ’44, quando il secondo conflitto mondiale era ancora in corso, arrivarono a Bretton Wodds, una cittadina della provincia americana nel New Hampshire (nella foto una sessione plenaria dell'incontro).
Ospiti del famosissimo ‘Mount Washington Hotel’, ancora oggi esclusivo resort per appassionati di sport invernali, i grandi del mondo discussero accanitamente per settimane. Ma quando ne uscirono, il 22 luglio, avevano fissato le regole per la politica monetaria e le relazioni commerciali tra i principali Paesi industrializzati di allora.
I comuni obiettivi erano riusciti a far accantonare le differenze politiche, a far superare le divergenze anche forti. Tutti avevano concordato sulla necessità di evitare il ripetersi di quel ciclo di svalutazioni competitive tra nazioni che aveva contribuito alla Grande Depressione tra le due guerre mondiali. Un tipo d’intesa che oggi si vorrebbe rilanciare in un quadro completamente diverso, dopo la crescita esponenziale di nuove economie ormai non più solo emergenti.
Una nuova Bretton Woods è possibile? Se lo chiedono in molti e il ministro dell’Economia Tremonti, insieme con il primo ministro inglese Gordon Brown e il presidente francese Sarkozy hanno a più riprese rilanciato l’ipotesi di regole per il nuovo millennio.
A Bretton Woods dunque si stabilì un sistema basato su rapporti di cambio fissi tra valute, tutte agganciate al dollaro, moneta di riferimento, a sua volta agganciata all’oro. Alle altre valute venivano consentite solo lievi oscillazioni. E furono istituiti il Fondo monetario internazionale (FMI), con il compito di equilibrare gli squilibri causati dai pagamenti internazionali, e la Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo, subito ribattezzata World Banca, Banca mondiale. Si decise che queste istituzioni sarebbero diventate operative solo quando un numero sufficiente di Paesi avesse ratificato l’accordo, cosa che avvenne nel ’46.
Tutto andò bene fino all’estate del ’71, quando gli Usa, presidente era Nixon, annunciarono la decisione di sospendere la parità tra dollaro e oro, fermarono cioè la convertibilità del dollaro in oro perché il Tesoro americano non era più in grado di sostenere le richieste di convertibilità.Aveva già erogato 90.000 tonnellate di oro.
Fu la fine degli accordi di Bretton Woods e l’inizio della fluttuazione dei cambi. L’arrivo dell’euro, molto tempo dopo, ha in parte mitigato l’assenza di un sistema monetario. Il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale sono sopravvissuti alla fine di quel sistema di regole ed esistono ancora oggi, anche se hanno dovuto rivedere i propri obiettivi.
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