Economia


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Un nuovo sistema di governance mondiale

Intervista all'economista Giuseppe Pennisi economista_pennisi

di Francesco Chyurlia

Il Fmi e la Banca mondiale da tempo, e in particolare in questo periodo di pesante crisi mondiale, hanno mostrato notevoli limiti nell’assolvere ai compiti per cui sono stati istituiti.

Perchè questi istituti hanno perso negli anni ruolo ed efficacia? Lo chiediamo all’economista della Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione Giuseppe Pennisi (nella foto) che per 18 anni ha avuto ruoli dirigenziali nella Banca mondiale.

“Occorre distinguere. Il Fondo monetario è stato creato per fornire prestiti a breve termine al fine di facilitare gli aggiustamenti, ove necessari, dei tassi di cambio in un sistema (quello creato a Bretton Woods) di cambi gestiti collegialmente; negli anni si sono aggiunte altre funzioni (quali il supporto al riassetto strutturale di Paesi a basso reddito o in transizione da economia pianificata ad economia di mercato. Il ruolo centrale (ed anche buona parte di quelli aggiuntivi) si sono via via ridotti in parallelo con l'integrazione economica internazionale, il prevalere di cambi fluttuanti e, a ragione del forte disavanzo dei conti con l'estero Usa, l'aumento delle riserve di altri Paesi. La Banca mondiale ha, invece, mostrato grande capacità adattiva evolvendo negli anni da istituzione per il finanziamento della ricostruzione a istituzione per la lotta alla povertà”.

La crisi economica mondiale ha acuito tutti i limiti dell'Fmi e della Banca mondiale. Perchè?
“Ripeto da anni si discute di cosa fare del Fondo monetario; c'è chi propone di affidargli compiti di vigilanza . Ciò non sarebbe in linea nè con la storia del Fmi nè con le professionalità di cui oggi dispone. La crisi economica non diminuisce ma anzi accresce la funzione della Banca mondiale nel supporto dello sviluppo e nella lotta alla povertà. Ambedue sono state create oltre 60 anni fa; la Banca ha dato prova di maggiore capacità adattiva di quanto non abbia fatto il Fondo”.

C'è chi li vuole “chiudere” e chi riformare. Lei che è stato economista di spicco della Banca mondiale, cosa ipotizzerebbe?
“Ripeto il Fondo monetario va ripensato; i tentativi di riorganizzarne finalità e strumenti effettuati negli ultimi dieci anni hanno dato esiti molto modesti. Differente il caso della Banca che potrebbe essere un veicolo importante per facilitare la ripresa in molte aree in via di sviluppo ed in transizione”. Si può ipotizzare un'istituzione terza che coordini il loro operato? “Sarebbe un costoso errore fonte di duplicazioni e di dissidi tra burocrazie . Più promettente la strada indicata da Katharina Pistor della School of Law della Columbia University (una giurista, quindi, non un’economista) : “la rete informale della finanza per tutelarsi a vicenda in tempi d’incertezza”. “Global Network Finance: Organizational Hedging in Times of Uncertainty”, diramato on line in questi giorni Columbia Law and Economics Working Paper n.339 è un lavoro che, mi auguro, gli sherpa abbiano letto e meditato (almeno quelli di Usa e Ue). Traccia, in modo eloquente, gli elementi che già stanno emergendo di un nuovo sistema di “governance” della finanza internazionale; tale sistema include banche, assicurazioni, fondi sovrani.
“Nonostante tali organizzazioni abbiano regole, esperienze e prassi molto differenti stanno trasportando elementi di un regime da un sistema all’altro e ri-combinandoli dando vita ad un nuovo sistema basato su ‘organizational hedging’. Agevolare la formazione di tale Global Finance Network (Gfn) è una strada più promettente di quella di fare crescere nuove burocrazie o di rafforzare quelle esistenti.

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