(Tabellini - Schede tecniche - Foto)
di Gianluca Luceri
E la nave va, direbbe Fellini. Va che è una bellezza, a vele spiegate, il Milan capolista solitario, appaiato per 24 ore dalla Lazio, e di nuovo indisturbato in vetta dopo i tre schiaffoni rifilati sabato sera, in scioltezza, ad un fragile Brescia. "Trentatrè punti non bastano per vincere lo scudetto e nemmeno per salvarsi": Max Allegri vola basso ma dentro è un uomo (stra)felice. La sua squadra ha trovato la quadratura (leggasi equilibrio) del cerchio, ha abbattuto in appena mezz'ora le malcapitate Rondinelle, e dispone del giocatore più decisivo del campionato: un 'enorme' Ibrahimovic che estrae dal cilindro un 3-0 settebellezze: stop, tre passi appena e randellata terrificante sotto la traversa. Gol dello svedese preceduto da quelli di un Boateng sempre più concreto e di un Robinho sempre più letale. L'andatura, insomma, è da titolo e le prospettive decisamente rosee. Annotazione importante: le tre reti rossonere confermano le scelte e la bontà del mercato estivo, visto che sono state segnate proprio dai tre acquisti di Galliani, appunto Ibra, Robinho e Boateng.
Biava, Zarate, Hernanes: Castellazzi raccoglie tre volte il pallone nel sacco, l'Inter sbanda paurosamente, la Lazio insegue e sogna. Ad oggi, lo dicono il campo e i numeri, è senza dubbio la rivale più credibile del Milan. A parte il derby, ha fatto pelo e contropelo a tutte le 'grandi' del campionato. Non ha una rosa lunghissima, ed è questo è forse il suo vero limite, ma non ha nemmeno l'usura mentale e fisica delle coppe europee. E poi si porta in tasca l'entusiasmo di un ambiente, quello capitolino, che quando le cose girano bene, ti soffia alle spalle come in poche altre città. Che dire dell'Inter? E' tornata 'sulla terra', è in chiaro affanno (soprattutto tattico), e forse era già con la testa al mondiale per club. Ma la tesi del 'Benitez colpevole' e prossimo all'esonero, specie se non vincerà negli Emirati, va pesata e soppesata. Provate voi a fare la formazione senza Julio Cesar, Maicon, Samuel, Chivu, Milito, Eto'o e mettiamoci pure Coutinho: altro che salti mortali, visto che non si tratta di 'semplici' elementi della rosa ma di 'colonne' su cui l'Inter ha costruito le sue recenti fortune. Con tutti il rispetto per quelli che restano, ritrovarsi in campo con Natalino e Alibec non è proprio la stessa cosa. Oggi l'Inter è una squadra normale, e le squadre normali (e non solo) contro la Lazio attuale perdono.
Vizi privati e pubbliche virtù tutti concentrati nei 90' di Verona: è l'immagine della Roma di Ranieri, che fa e disfa, che promette e si butta via, rischiando alla fine di rimetterci addirittura le penne. Il 2-2 col Chievo è un pari che sa di sconfitta, durissimo da mandare giù e che conferma il grave mal di trasferta dei giallorossi, che lontano dall'Olimpico continuano a incassare dolori e delusioni. A parte il derby, che però è un 'fuori casa' solo per il calendario, nessuna vittoria ma qualche pareggiotto insipido che non accende la fantasia. Chiudere il primo tempo sullo 0-2 (doppietta Simplicio) e farsi rimontare due reti dal Chievo su un campo di patate come quello del Bentegodi, beh, ce ne vuole. La Roma, ottima e cinica per 45', nella ripresa si è tirata indietro con l'idea, sbagliata, di conservare la dote e far passare i minuti. Atteggiamento non da grande squadra, perché poi ecco la papera di Julio Cesar su un tiro senza troppe pretese di Moscardelli, ecco Granoche infilarsi beato tra Mexes e Burdisso, e buonanotte ai suonatori. Adriano per la prima volta titolare: niente di che. Panchina giallorossa con Totti, Menez e Borriello: esagerato. In molti si chiedono dove andrà la Roma: la strada imboccata nell'ultima settimana - 1 punto in 2 partite - non porta alla gloria. E difatti la classifica langue. Infine il campo, indecente, su cui si è giocato, una palude non degna di una partita di serie A. Anche in Inghilterra piove spesso e fa freddo, ma l'erba è sempre perfetta. Chissà perché.Senza il 'figlio perduto' Cassano, sta ritrovando una sua identità la Sampdoria: il 3-0 al Bari significa aggancio a Inter e Roma. Apre Pazzini su un rigore non solare (mani ravvicinatissimo di Rossi, che si becca pure un giallo e poco dopo sarà anche espulso), prosegue un super Guberti, ex che nella ripresa confeziona (senza esultare) una doppietta. Il 2-0, soprattutto, è senza dubbio il gol più bello della quindicesima giornata: destra a giro all'incrocio dei pali che non dà scampo a Gillet. Profondo rosso per il Bari di Ventura, certamente non aiutato da alcune decisioni dell'arbitro Pierpaoli. Pugliesi ultimi con 10 punti e un cammino-salvezza che sta diventando drammaticamente complicato.
Manca Gilardino, ricompare Mutu, schierato proprio nel ruolo (non suo) di punta centrale. E chi è il match-winner del Franchi? Il rumeno, ovviamente, che ritorna al gol dopo 319 giorni e impallina Agazzi con una capocciata proprio… alla Gilardino. Primo ko per Donadoni e Cagliari che un punto l'avrebbe forse meritato e l'avrebbe pure ottenuto senza il volo portentoso di Boruc su Matri. Coi denti e con le unghie, i viola centrano comunque la sesta vittoria casalinga consecutiva e ridanno una sistemata ad una classifica non ancora però all'altezza del loro pedigree.
In risalita anche il Genoa di Ballardini: 3-1 al Via del Mare firmato dai colpi di testa (in fotocopia) di Toni e Ranocchia, e il sigillo conclusivo in contropiede di Rossi. Si mette male per il Lecce, penultimo, che pure era passato in vantaggio nel primo tempo col nigeriano Ofere (assist al bacio di Di Michele). Nella ripresa però i giallorossi si sono sciolti come un cremino a Ferragosto, e il già 'vacillante' De Canio rischia di concludere con questa disfatta casalinga la sua avventura in Salento.
Colpo pesantissimo, anzi di più, quello del Bologna al Manuzzi nel derby d'Emilia-Romagna. Chapeau a capitan Di Vaio, 34 anni e l'entusiasmo di un ragazzino, che dipinge l'1-0 col solito destro esplosivo. Di Britos, nel finale, il raddoppio che fa scendere il sipario sulla gara. Applausi a Malesani e i suoi uomini per come sono riusciti ad isolarsi nel mezzo di un marasma societario nel quale non si vede luce e che ha già provocato un punto di penalizzazione. Paga dazio il Cesena di Ficcadenti, abulico come non mai in attacco, il vero tallone d'Achille dei bianconeri. Chi non segna, non va lontano.
Doppietta all'Inter domenica scorsa, doppietta all'Udinese nella sfida del Tardini: altro che canto del cigno… Il 'vecchietto terribile' Hernan Crespo si carica sulle spalle il Parma, che piega l'Udinese 2-1. Primo squillo su rigore (fallo nettissimo su Giovinco), secondo squillo alla sua maniera, da mago del primo palo: cross dalla destra di Angelo, girata incrociata di testa sulla quale Handanovic non può arrivare. In mezzo, il momentaneo pari di un altro 'ragazzino' irriducibile: Totò Di Natale. La punizione che scavalca la barriera è splendida, la posizione di Mirante è sbagliata: troppo vicino al suo palo. Successo vitale per gli emiliani, che staccano di sei punti la zona-retrocessione.
Sorride a trentadue denti la Juventus, che nel posticipo domenicale si beve il Catania per 3-1 e resta in scia di Lazio e Milan. Al Cibali i bianconeri partono in sordina ma dopo mezz'ora incolore, al primo vero affondo passano: assist di Iaquinta, Pepe firma il vantaggio con una conclusione in controbalzo precisa e potente. Palla al centro, un giro di lancette e gli etnei riemergono subito con Morimoto, complice anche una difesa bianconera, con Grosso in testa, non proprio irreprensibile. Ma anche il pari dura poco. Entra infatti in scena Quagliarella, che diventerà il 'one man band' di Delneri. Gol del 2-1 non concesso da Damato con la palla che, dopo aver colpito la traversa interna, supera clamorosamente la linea. Ma siccome gli dèi del calcio esistono, una manciata di secondi dopo Quagliarella concede replica e stavolta in diagonale fulmina Andujar. Il 'magic moment' della punta bianconera continua anche in avvio ripresa: Biagianti dorme e si fa soffiare il pallone, Quagliarella invece è bello sveglio e dalla distanza scatta la terza foto (salendo a 8 nella classifica marcatori). Cinica e solida la Juve: la sua vittoria è senza macchia. Il Catania non sfigura, crea più di un pericolo ma pecca in lucidità nei momenti topici: contro le 'grandi' non te lo puoi permettere.
Per chiudere questo 15° turno-spezzatino manca ancora un incontro, in programma stasera al San Paolo tra il Napoli di Cavani e il suo ex Palermo: sfida altamente pirotecnica, sulla carta. Poi la serie A dà appuntamento al 19 dicembre perché nel prossimo weekend, causa sciopero proclamato dall'Assocalciatori, il massimo campionato dovrebbe fermarsi, sempre che non ci sia qualche (non escluso) colpo di scena. I ricchi scioperano, i tifosi, che pagano, non ridono e assistono impotenti: un mondo capovolto.