Si inaugura la stagione della Scala


Stampa

Apre un Wagner 'tecnologico'

Barenboim, la tecnologia è portatrice di elementi nuovi v

La tempesta iniziale, l'esplosione della primavera, l'incesto fra i fratelli Siegmund e Sieglinde, la celebre cavalcata delle Valchirie e l'incantesimo del fuoco. Sono i momenti clou dell'opera 'Die Walkure' di Richard Wagner che aprirrà domani, mariedì, alle 17 la stagione 2010-2011 della Scala di Milano, e che saranno realizzati visivamente attraverso una sofisticata tecnologia voluta dal regista belga Guy Cassiers e dallo scenografo Enrico Bagnoli.

Una scelta che ha fatto discutere in questi giorni per le proteste del mezzosoprano tedesco Waltraud Meier (nel cast insieme a John Tomlinson, Nina Stemme, Simon O'Neill, Vitalij Kowaljow, Ekaterina Gubanova), che dara' voce a Sieglinde, la quale ha accusato il regista di essersi concentrato soprattutto sulle proiezioni, trascurando la ''costruzione dei personaggi''.

Ma la scelta di Cassiers e' stata difesa dallo stesso regista e dal direttore d'orchestra Daniel Barenboim, che dirigera' l'orchestra della Fondazione lirica milanese. ''Lo sviluppo tecnologico -ha detto il maestro argentino- e' creazione umana e non porta a un venire meno del sentimento. Non bisogna avere paura della tecnologia. L'uomo la teme perche' quando conosce troppo, deve pensare di piu' e mettere in discussione tutto cio' che ha gia' fatto".

La tecnologia, ha aggiunto Barenboim, e' ''portatrice di elementi nuovi, non fine a se stessa ed indipendente dallo spettacolo, ma al servizio della storia". Del resto ''i grandi capolavori non cambiano con le generazioni, l'attitudine nei loro confronti resta inviariata, sono le riposte estetiche a mutare e ad aggiungere sempre del nuovo''. Per questo motivo 'Die Walkure' e' ''contemporanea''.

'Die Walkure', come tutta la Tetralogia di cui fa parte essendone la prima giornata, e' opera difficile e aperta a svariate letture. ''Wagner immagina il rituale della catastrofe permanente. Il suo idealismo allentato -scrive Theodor W. Adorno nel suo saggio sul compositore di Lipsia pubblicato nel 1952- pronunzia sull'individuo e il suo ordine la condanna di morte''. Wagner e' il primo uomo moderno a riprendere tra le mani il mito e a comprendere, nel mondo socializzato del XIX secolo, l'impossibilita' dell'individuo di cambiare cio' che si compie sopra la testa degli uomini. Nella 'Tetralogia', e soprattutto in 'Die Walkure', cio' che avviene contro la volonta' del dio Wotan, avviene invece nel suo senso, che e' quello di chi conosce cio' che si deve compiere e non puo' fermarlo. Brunhilde, la Valchiria, deve punire i due amanti incestuosi, ma si lascia prendere dalla compassione e salva Siegmund contro la volonta' 'espressa' dal padre Wotan, che in cuor suo approva l'azione della figlia ma non puo' avallarla e uccide lui stesso il giovane. C'e' un disegno superiore che deve compiersi e che nessuno puo' fermare. Il dramma wagneriano si consuma in questi contrasti che, sempre secondo Adorno, riflettono una concezione hegeliana della storia.

Anche per queste ragioni, per la forza con cui le esprime attraverso la musica, Wagner ''non si ama, ma si adora. Non si odia, ma si detesta. Impossibile -afferma Barenboim- non occuparsi di lui. Ha saputo fare il 'resume' di tutto cio' che era stato scritto prima di lui e, allo stesso tempo, ha mostrato la strada verso il futuro''.

E in fondo e' stato il primo a sfruttare tutta la tecnologia del suo tempo per la concezione e la costruzione del suo teatro a Bayreuth, in Baviera, e per la messa in scena delle sue opere. E poi, sempre per citare Adorno, ''le fantasmagorie wagneriane contano fra le prime 'meraviglie della tecnica'''.

La grande sfida consiste quindi nel mettere in scena il capolavoro wagneriano mantendone lo spirito e, al tempo stesso, contestualizzandolo nel mondo di oggi. Impresa non facile, considerando anche che lo spettacolo e' rimasto invariato dal 1876, anno del debutto al Teatro di Bayreuth, al 1936, per la volonta' conservatrice di Cosima, la vedova di Wagner. Ma a chi critica il nuovo approccio visuale e tecnologico della regia, Barenboim risponde che "l'essere umano non puo' separare l'occhio dall'orecchio''.