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Quando lo straniero è il 'colpevole ideale'

I precedenti dei delitti di Novi Ligure, Erba e Perugia

E' spesso straniero il 'colpevole ideale' di delitti irrisolti. Quello che sembra essere accaduto al marocchino Mohammed Fikri, indiziato per la scomparsa della tredicenne Yara Gambirasio, è avvenuto in passato per altri noti fatti di cronaca nera.

Come l'omicidio a Perugia della studentessa inglese Meredith Kercher, la notte dell'1 novembre del 2007. Ad un certo punto finì in manette il congolese Patrick Lumumba, proprietario del locale dove lavorava Amanda Knox, l'americana condannata poi per l'omicidio, insieme al fidanzato Raffaele Sollecito ed all'ivoriano Rudy Guede. A coinvolgere Lumumba fu la stessa Amanda, dicendo ai poliziotti che l'uomo era presente quella sera nella casa dove avvenne l'omicidio. A mettere nei guai il congolese, in particolare, l'errata traduzione di un sms in inglese inviatogli da Knox (''see you later'', tradotto, invece che come un generico ''ci vediamo'', in modo letterale come ''ci vediamo dopo'', facendo così credere che i due avessero un appuntamento per la sera del delitto). Patrick Lumumba fu poi rilasciato dopo una detenzione di 14 giorni.

Altro grande delitto italiano, ancora stranieri nel mirino: i due fidanzatini Erika e Omar il 21 febbraio 2001 a Novi Ligure (Alessandria) uccisero la madre ed il fratellino della ragazza. Fu la stessa Erika a fornire la falsa pista agli investigatori, accusando del duplice omicidio due rapinatori extracomunitari di cui fornì anche un identikit. Sulle base di queste informazioni venne anche fermato un giovane albanese che, però, per sua fortuna aveva un alibi di ferro e venne subito rilasciato. La storia dei due fidanzatini resse per poco, quando già in paese stavano per partire fiaccolate ed iniziative contro gli stranieri.

Caccia all'extracomunitario anche nella strage di Erba (Como) dell'11 dicembre 2006, in cui rimasero vittime Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk, la nonna del bambino Paola Galli, e la vicina di casa Valeria Cherubini. I sospetti si appuntarono inizialmente sul marito di Raffaella e padre del bimbo, il tunisino Azouz Marzouk, che aveva precedenti per spaccio. Ma l'uomo era in Tunisia al momento del delitto, del quale furono in seguito condannati i vicini di casa Olindo ROmano e Rosa Bazzi. Anche in quell'occasione, nelle ore immediatamente successive al delitto ci furono nel paese manifestazioni e proteste contro gli stranieri.