Nato il 17 maggio del 1904 Jean Gabin è stato fra gli interpreti ideali dei film della scuola realista. Grazie al padre, artista di primo piano dei caffè concerto parigini, e alla madre cantante entra nel 1924 nel tempio delle Folies-Bergère come figurante. Apprende poi le basi del mestiere nelle compagnie di giro e sulle assi dei cabaret e music-hall e dal 1930 ottiene diverse parti come coprimario sui set, soprattutto in commedie brillanti e musicali.
Nel 1934 incontra Julien Duvivier, regista che assieme a Jean Renoir e Marcel Carné si accinge a rappresentare drammaturgicamente il clima e il sentimento della Francia «frontista» di quegli anni nella corrente cinematografica del «realismo poetico». Il sodalizio con Duvivier comincia da 'Il giglio insanguinato' (1934), opera di taglio romantico, ma già marcata dalla capacità di Gabin di dare profondità e intensità ai personaggi con minimi accenni gestuali e con il magnetismo dello sguardo. Uno sguardo che diventa presto celebre: i suoi occhi celesti, grazie alle luci di scena e alla pasta morbida della pellicola in bianco e nero, diventano quasi trasparenti.
Al 'Giglio insanguinato' seguono i film 'La bandera', 'Il bandito della Casbah', 'Verso la vita' (Les Bas-fonds), 'La grande illusione' (La Grande Illusion), 'L'angelo del male' (La Bête humaine), 'Il porto delle nebbie' (Quai des brumes), 'Alba tragica' (Le jour se lève). In molti di questi film ha accanto Michèle Morgan con la quale forma una romantica e indimenticabile coppia cinematografica.
Alla fine degli anni '30 si trasferisce a Hollywood, dove incontra Marlene Dietrich. Tra loro nasce una grande storia d'amore che termina quando Gabin decide di ritornare in Francia. I due si ritrovano in Europa dopo la fine della Guerra: nel '46 sono sul set del film 'Turbine d'amore'.
Ritroviamo un Gabin impegnato in ruoli di caratterizzazione psicologica più varia e matura: La vergine scaltra (1950), La notte è il mio regno (1951), Il clan dei Siciliani (1969). In tutti, come nel ruolo indimenticabile del commissario Maigret creato da Simenon, si ritrova il razionale virtuosismo del personaggio Gabin che, come ha scritto Jacques Prévert,'è sempre lo stesso / è sempre uguale, sempre Gabin / sempre qualcuno'. La sua ultima interpretazione, il grottesco La gang dell’Anno Santo, è del 1976. Muore il 15 novembre, pianto da tutta la Francia come un eroe nazionale.
Ha avuto tre mogli: Gaby Bassett- conosciuta ai Bouffes Parisiens dove Gabin cantava con Maurice Chevalier- sposata nel 1925 e da cui divorzia nel 1930; Jeanne Mauchain, in arte Doriane, sposata nel 1933 dalla quale divorzia quasi subito; Dominique Fournier, indossatrice, sposata nel 1949 con cui ha tre figli.
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