Accademia Italiana della Cucina


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Meno lasagne e più cappone

L’associazione invita ad ‘adottare’ ricette regionali dimenticate tavola_natale_296

'Adotta' una ricetta regionale dimenticata, per riscoprire il valore sociale, tradizionale e religioso del Natale. E' l'invito lanciato dall'Accademia Italiana della Cucina che scende in campo per difendere le radici cultural-gastronomiche dei tanti campanili italiani e per dire no, almeno per le feste, all'omologazione del gusto. Sarà necessario un pizzico di tempo in più tra i fornelli, per riscoprire la ricchezza di una cultura gastronomica che va dalla Carbonade della Valle d'Aosta ai Mustazzoli siciliani.

"La cena della Vigilia e il pranzo di Natale - afferma il presidente dell'Accademia Italiana della Cucina Giovanni Ballarini - devono rimanere il baluardo del desco familiare, un rito caratterizzato da pietanze nelle quali era distillata una sapienza che sapeva coniugare materie prime locali di qualità e abitudini di consumo diverse in ogni angolo d'Italia".

Fatta eccezione per alcuni capisaldi che resistono nelle case degli italiani, come tortellini in brodo, cappone, bollito misto, baccalà e capitone, secondo una ricerca Federalimentare-GPF, sono troppe ormai le "assenze ingiustificate" dei piatti simbolo della tavola natalizia.

Trionfano grandi classici come le lasagne (sia per la Vigilia che per il pranzo di Natale), in continuità con il pranzo della domenica ma lontano dai rigorosi dettami della tradizione, per non parlare poi che oggi 1 italiano su 4 mangia i salumi anche la sera della Vigilia, rompendo con la tradizione della cena di magro.

Ed è proprio partendo da un'Italia poco consapevole del proprio patrimonio, che l'Accademia Italiana della Cucina pubblica online sul suo sito "La cucina delle festività religiose", 40 ricette di ogni Regione, oltre al ricettario nazionale della cucina regionale italiana, con oltre 2.000 proposte.