di Dario Moricone
Dall’oblò della cabina quello che si vede è una massa compatta di ghiaccio che si estende per miglia a perdita d’occhio. In lontananza si percepisce il ruggire dei motori che permettono al rompighiaccio Kapitan Khlebnikov di aprirsi la strada tra i mari ghiacciati dell’Antartide. Siamo in una delle regioni più inospitali della Terra. Fuori la temperatura raggiunge facilmente i -50 °C ed è una fortuna essere al riparo e godersi questo magnifico deserto bianco.
La Kapitan Khlebnikov (foto), un tempo orgoglio della Marina dell’Urss, è oggi una delle poche navi che effettuano crociere per turisti tra i ghiacci dell’Antartide e quelli dell’Artico. Costruita nel 1981, in Finlandia, ha servito la causa sovietica per 9 anni prima di essere riconvertita a nave da turismo. In questa veste, tra il 1996 e il 1997 è stata la prima nave da crociera a circumnavigare l’Antartide, tuttavia come tutte le storie anche questa ha una fine. Nel 2012 la Khlebnikov tornerà a servire nella Marina mercantile russa abbandonando la sua veste turistica. Fino ad allora, per chi ha voglia di vivere quest’avventura, c’è ancora la possibilità di imbarcarsi, a prezzi non propriamente economici, per una delle ultime crociere previste.
Del suo passato sovietico, la Khlebnikov ha conservato l’aspetto esteriore, molto lontano dai fasti delle navi da crociera classiche, ma qui siamo in terre selvagge e quello che conta è il risultato. Nata per i rigori dei mari della Siberia, la struttura della nave è compatta e massiccia e si presenta con due ponti e la sala macchine, vero cuore pulsante, al centro. Grazie alla sua tecnologia avanzata e alla gigantesca lama che correda la prua, il rompighiaccio si muove là dove nessun altra nave potrebbe.
Nonostante questo, gli imprevisti possono sempre capitare: nel novembre del 2009 la Khlebnikov rimase intrappolata al largo della Snow Hill Island per un paio di giorni nel pack di ghiaccio. I passeggeri a bordo, tra cui anche una troupe della Bbc, non sono stati mai in reale pericolo, anzi approfittarono dei giorni in più per fare escursioni nelle aree circostanti.
“La vista del primo pinguino non si scorda mai, così come il rumore degli scarponi sul bianco infinito; esperienze, immagini, sensazioni come queste rendono una crociera di questo tipo un’esperienza unica e indimenticabile”, commenta un anonimo passeggero. “Normalmente - continua il fortunato viaggiatore - quello che manca di più alle persone una volta tornate è il silenzio, la pace; sensazioni difficili da descrivere se non provate prima”.