Bocciate mozioni contro il governo


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Intervento di Francesco Rutelli

Le dichiarazioni di voto al Senato

Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio,
il voto di fiducia di oggi non è semplicemente il 38 che il suo Governo chiede al Parlamento dall'inizio di questa legislatura. E' il voto che, tra il Senato e la Camera, sancisce la conclusione di un'epoca politica.

Il diniego della fiducia da parte della seconda componente della sua maggioranza, guidata da Fini, chiude la stagione iniziata 17 anni fa, quando lei si impegnò in politica dichiarandosi in favore proprio di Fini nella sfida che allora ci contrapponeva per la elezione a sindaco di Roma.

Lei ha già perduto il sostegno della componente centrista e cattolica guidata da Casini; oggi, perde il sostegno del Gruppo Futuro e Libertà per l'Italia e rimane con il solo supporto della Lega.

Sono proprio i moderati, dunque, a chiedere di concludere questa esperienza di Governo. Alleanza per l'Italia è nata per contribuire all'uscita dal fallimento di questo bipolarismo guerriero, che si è arenato ormai sulle posizioni dominanti, come abbiamo sentito, non certo dei moderati, ma delle forze estreme e che ha permesso, tre volte al centro destra e due al centro sinistra, di vincere le elezioni ma non di governare.

Signor Presidente del Consiglio, è capitato all'Unione dopo due anni e capita ora a lei, dopo due anni e pochi mesi. Lei è al Governo da otto anni sugli ultimi 10 e si capisce bene che tutti gli annunci rinnovati ieri (dal piano mirabolante per il Sud, al prodigioso federalismo a beneficio del Nord, dalle riforme della giustizia fino alla liberazione dai rifiuti nel napoletano) sono invenzioni. Non avete avuto la forza di realizzarli con la più grande maggioranza della storia della Repubblica e non ce la farete certo sul filo di un paio di voti.

Quello che le abbiamo proposto con la convergenza del nascente polo formato da ApI, UDC, FLI, MpA e dalle altre componenti democratiche, moderate e riformiste è di prenderne atto e di creare le condizioni per una larga maggioranza di forze responsabili.

La nostra proposta è appunto quella di creare le condizioni per una larga maggioranza di forze responsabili, che adottino le misure coraggiose e le riforme necessarie capaci di riportare l'Italia sul terreno della crescita, del lavoro e della competitività; di garantire stabilità, ripristinando l'avanzo primario per i conti pubblici.

Ma lei ha detto no, per quasi tre anni, alle riforme che, ha detto Tremonti, «non si fanno in tempi di crisi»: liberalizzazioni, fisco, mercato interno europeo, green economy, giustizia civile, famiglia. Da tre anni, no a risparmi e tagli di bilancio che non fossero assurdamente lineari, mentre la Germania ne ha operati di più severi dei nostri, ma ha accresciuto gli investimenti in ricerca, università, scuola, formazione, cultura. Da quando la crisi è esplosa, no a serie misure anticorruzione e no al taglio dei costi della politica, che noi di ApI abbiamo proposto più e più volte in Parlamento.

Oggi, lei dice no a un nuovo Governo di ampia responsabilità nazionale, capace di affrontare queste scelte difficili. Si arrocca. Ma non si sorprenda se milioni di elettori moderati guarderanno con sempre maggiore interesse al nuovo polo che viene formandosi, con l'incontro di forze e personalità provenienti da diversi schieramenti. Perché è il tempo di unire, non di dividere ancora, e su orizzonti sempre più ristretti. Di governare, non solo di polemizzare contro gli avversari. Di rendere alle istituzioni i compiti alti che la Costituzione assegna loro: un Governo forte; un Parlamento libero; istituzioni di garanzia e controllo degne e solide; poteri locali e regionali più efficienti, vicini ai cittadini, parte decisiva dell'unità nazionale.

Per questo confidiamo, con il nostro voto contrario, che per una maggioranza che finisce, per un Governo che passa la mano, si creino le condizioni di una nuova, ampia maggioranza, urgentemente al lavoro per il bene dell'Italia.

Ci rifletta, signor Presidente del Consiglio. Non illuda nessuno che il ricorso a elezioni anticipate possa risolvere - con maggioranze più piccole, con consensi più ridotti - ciò che non si è risolto finora. Faccia subito, dopo il voto del Senato, il passo che la restituirebbe alla considerazione di tutti gli italiani. Non più l'uomo di parte che non ce l'ha fatta, ma l'uomo della Repubblica che si pone, nel momento più difficile, al servizio di tutto il popolo italiano.