di Nello Rega
Dopo 50 giorni trascorsi ad esercitarsi, simulando attacchi, sbarchi, operazioni di difesa e protezione della popolazione, sono attraccate a Brindisi e Taranto le navi della Marina Militare San Marco e San Giorgio. Un’esperienza che ha reso ancora più reale e attuale il progetto della difesa europea, attraverso “Emerdald Move 2010”, ovvero il primo test a livello europeo di “Power Projection – Ashore”.
“L’attività è stata davvero impegnativa ma al tempo stesso costruttiva. Abbiamo avuto la possibilità, dopo mesi di pianificazione a terra, di confrontarci in mare con altre marine e sperimentare le nostre capacità”. A parlare è il Capitano di Vascello Andrea Cottini che ha comandato la nave San Marco, accompagnato dal collega Giurelli sulla San Giorgio. “Abbiamo operato assieme ai colleghi francesi, olandesi e senegalesi su un territorio di oltre 50 chilometri nel mare che bagna la zona di Dakar e per altrettanti chilometri all’interno. In totale la nostra Marina ha impegnato 350 marinai e 380 uomini e donne del Reggimento San Marco e dei Lagunari. In totale quasi 3.800 soldati a bordo di due navi italiane, 3 francesi, una olandese e 3 motovedette senegalesi”.
Non sono mancati durante “Emerald Move 2010” le attività di solidarietà, svolgendo a favore delle comunità cattoliche locali presenti nell’area delle operazioni, vicino al villaggio di Ngazobil, a 70 chilometri a sud di Dakar. In particolare i nostri marinai hanno realizzato due progetti di cooperazione civile-militare, finanziati dall’Italia: una struttura in muratura da utilizzare per il confezionamento dei pasti della scuola elementare a Babak e il ripristino di una pompa eolica per dare l’acqua al villaggio di Sorro Hassap. Ingente anche la consegna di materiale umanitario e medico.
Con alle spalle operazioni nelle zone calde di Medioriente e Balcani (Golfo Persico 2 con la nave Zefiro, Libano 2006 con la Garibaldi, Kosovo e Albania), il comandante Cottini non nasconde la sua soddisfazione per l’ennesima missione portata a termine e per i risultati raggiunti. “Abbiamo scelto il Senegal perché il governo si è offerto di mettere a disposizione il suo territorio per questa operazione che dimostra la necessità di una difesa europea pronta a intervenire in tempi rapidi in momenti di crisi. E in questi anni le crisi certamente si sono moltiplicate”. Velocità, tempi di reazione, rapporti tra marine diverse, hanno caratterizzato “Emerald Move 2010, che però, alla luce della tranquillità del territorio senegalese e dell’area occidentale dell’Africa, non ha interessato quello che resta, invece, una spina nel fianco dell’Occidente: la pirateria ormai dilagante nel Golfo di Aden. Problema attualmente affidato a operazioni Nato, Ue e Onu. “Sono tornato in Italia con ancora più voglia di fare e di affinare le tecniche operative. Torno anche con il riconoscimento degli altri Stati al nostro valore e alla nostra professionalità e questo mi rende ancora di più orgoglioso di essere italiano e soprattutto un marinaio”.