‘A cavallo’ fra la pratica e l’attesa di una legge

A piazza di Siena si è svolta l'iniziativa 'Cavalcando la Solidarietà' bambini_cavallo_296

Quaranta disabili che non potranno continuare la loro riabilitazione, cento che non hanno mai potuto cominciarla in assenza di convenzioni pubbliche, dieci operatori senza stipendio da mesi, 23 fra cavalli e asini: in mancanza di una legge che tuteli tutti e senza alcuna prospettiva di cambiamenti, si chiude.
E’ il drastico annuncio che arriva, a pochi giorni dalla Giornata internazionale per le persone con disabilità, dall’associazione L’Auriga Onlus, tra le più affermate realtà nazionali nel settore dell’ippoterapia. Attiva a Roma dal 1993, in questi anni – racconta la presidente Nicoletta Angelini - l’associazione ha lavorato nella riabilitazione equestre, in campo e ai tavoli scientifici nazionali, arrivando a sviluppare un proprio metodo e a creare con altre realtà il primo centro romano di Attività e Terapie con gli Animali, cani, cavalli, asini e i “pet” (conigli, furetti e altri piccoli animali). Per capire l’allarme contingente della singola associazione, bisogna forse allargare il campo al settore della riabilitazione equestre.

Cos’è e come funziona, dove si pratica, con quali effetti: queste le domande da porsi per inquadrare correttamente il problema, che in questo caso viene segnalato da Roma ma è il segnale di un disagio un poco più ampio.

La riabilitazione equestre è una coterapia indicata come efficace in una serie di patologie e disabilità, intellettive come motorie. Praticata in Italia da oltre trent’anni, grazie all’impegno prima di Anire e poi di altre realtà che si sono via sviluppate, ampliando il campo della ricerca e delle applicazioni, la riabilitazione equestre non è ancora tuttavia riconosciuta come terapia dal Servizio sanitario nazionale: non è cioè inserita nei Livelli Essenziali di Assistenza e quindi, all’atto pratico, non è mutuabile.

Fanno eccezione alcuni centri in Italia, che appoggiati a realtà sanitarie e ospedaliere, possono offrire gratuitamente la riabilitazione equestre nell’ambito di un programma terapeutico: tra questi,a Milano c’è l’ospedale Niguarda e a Viterbo la realtà di Villa Buon Respiro, appoggiata al San Raffaele.

Fuori dall’ambito sanitario “puro”, tante, tantissime esperienze, che sono cresciute nel tempo fino a un’autonomia metodologica. E poi molti altri, armati magari anche di buone intenzioni ma talvolta senza le necessarie competenze.

Da qui la necessità di una legge a regolamentare il settore, a garanzia di utenti, operatori e animali impiegati: il primo disegno di legge è del 1999, molti lo hanno seguito e alla Camera è depositata la proposta di legge 50, che ha raccolto e unificato i testi precedenti, nel tentativo di arrivare finalmente a una normativa.

In attesa della legge parlamentare, diverse regioni si sono già attrezzate, cogliendo la possibilità di concorrenza con lo Stato in materia di sanità: è il caso della Puglia del Piemonte e del Veneto, mentre alcune altre hanno inserito l’ippoterapia in ambiti produttivi più ampi. Numerose anche le proposte di legge regionale al vaglio.

E’ proprio questa situazione “a macchia di leopardo” all’origine della chiusura annunciata a Roma da L’Auriga: in mancanza di regole e di tutele, senza la chiarezza sui criteri di scientificità e qualità, non si va avanti, denuncia la presidente. “Da anni lavoriamo in équipe, con professionisti che sono tutti quelli previsti dalle proposte di legge che si sono succedute: dal neuropsichiatra al veterinario, passando per psicologi, educatori, terapisti della riabilitazione e istruttori. Abbiamo restaurato una struttura pensata per le esigenze della nostra utenza e accessibile. Ci siamo organizzati e strutturati per rispettare una legge che ancora non c’è: ora chiediamo un riconoscimento”.

Da chi? “Aspettando il Parlamento, almeno dalla Regione Lazio, che potrebbe legiferare come hanno già fatto altre. Senza un riconoscimento, non ha senso andare avanti, meglio chiudere prima di fare danni che ricadrebbero inevitabilmente sui più deboli”. Nel frattempo, una campagna Internet ha raccolto quasi novecento palline, appese sull’albero virtuale voluto dall’associazione: “Un gesto piccolo, che mi ha dato la voglia di lottare con le unghie e coi denti, per non lasciare soli i ragazzi e le loro famiglie”, conclude Angelini.

Oggi a Piazza di Siena si è svolta “Cavalcando la Solidarietà”, iniziativa benefica che sostiene proprio l’ippoterapia.