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Le confessioni di Olindo e Rosa

Strage di Erba: precedenti, moventi, dinamica 296_rosa_bazzi

La strage di Erba si è consumata tra le 19.55 e le 20.15 dell’11 dicembre 2006: uccisi Raffaella Castagna, suo figlio Youssef, la madre della donna, Paola Galli, e una loro vicina casa, Valeria Cherubini. Il marito, Mario Frigerio, che tentò di intervenire per fermare gli assassini, fu accoltellato alla gola. Ha testimoniato, con un filo di voce, al processo.  

I precedenti e il movente. Rosa Bazzi racconta: “Prima dell’11 dicembre 2006 abbiamo tentato due volte di aggredire i Castagna e poi non l’abbiamo fatto per motivi contingenti. E’ vero che l’abbiamo seguita a Canzo facendoci vedere. Ho deciso di rischiare a farle del male, ad ucciderla, una settimana prima. Ora che ricordo meglio, la domenica precedente, perché ci fa hatto svegliare coi suoi rumori alle 6 del mattino”.

 “La Castagna – spiega Rosa Bazzi– ci aveva preso in giro deridendoci. Ci diceva che ci avrebbe carpito del denaro e che poi lo avrebbe buttato via non sapendo cosa farne. Io la compativo. L’idea di bruciare tutto mi è venuta prima dell’11 dicembre. Al momento del fatto ho deciso di uccidere il bambino perché piangeva e mi faceva aumentare il mal di testa. In vita mia non ho mai desiderato la morte di alcuno. La rabbia del momento mi ha indotto ad agire”.  E ancora Olindo: “La decisione di entrare in casa è maturata due mesi prima, quando ricevemmo la citazione per il processo del 13. Eravamo esasperati perché noi che eravamo stati aggrediti finivamo sul banco degli imputati”. In questa confessione, entrambi fanno riferimento al processo per lesioni personali che si sarebbe dovuto celebrare due giorni dopo la strage, nato da una denuncia di Raffaella Castagna per un’aggressione subita nel cortile di Via Diaz, dove abitavano anche i coniugi Romano.

La strage. “Quella sera mio marito ha colpito Raffaella con una spranga. Raffaella mi ha morsicato un dito. Mio marito l’ha colpita con la spranga e io l’ho accoltellata. Olindo ha colpito la Cherubini, io l’ho accoltellata. Avevamo due coltelli, io uno da cucina, mio marito un coltellino piccolo”. E’ questo uno dei passaggi della confessione di Rosa Bazzi, davanti ai pm, durante le indagini preliminari. “Dovevo colpirla”, racconta. La donna aveva in braccio il piccolo Youssef, quando è stata raggiunta dal primo colpo, ma è riuscita ad affidarlo alle mani di sua madre Paola. Subito dopo, secondo questa ricostruzione, la coppia avrebbe ucciso Paola Galli.

E’ Youssef, due anni e pochi mesi, la terza vittima. Sgozzato con una sola coltellata. Poi il fuoco appiccato ad alcuni libri e al materasso, per cancellare le prove. “Quando ho finito di ucciderle – spiega Rosa durante l’interrogatorio – ho deciso di bruciare tutto perchè dovevo cancellare loro e tutto il male che mi hanno fatto, era tutto finito, dovevano sparire”. Poi la morte di Valeria Cherubini e il ferimento di Mario  Frigerio, i due testimonii accorsi alle urla delle prime vittime. Frigerio riuscirà a salvarsi.

Quella di Rosa è stata, secondo il Gip, una “piena confessione”: prima ha cercato di attribuirsi interamente la responsabilità del massacro, poi ha deciso di fornire una nuova versione definitiva, ricostruendo le fasi dela strage.

A queste ammissioni si aggiungeranno, a circa un mese dai fatti, quelle resa dal marito Olindo Romano. Le raccolgono i Carabinieri, il 10 gennaio del 2007, prima dell’arrivo dei magistrati nel carcere di Bassone, a Como.

Racconta Olindo: “Mia moglie ha partecipato con me fin dall’inizio dell’irruzione e in particolare ha commesso l’omicidio del bambino, l’incendio della cameretta e successivamente l’omicidio della Cherubini, al quale ho partecipato anch’io, io la spranga e lei il coltello”, fa scrivere nel verbale di interrogatorio.