di Carla Toffoletti
“E vissero felici e contenti”. Cosa c’è di meglio in tempo di Natale di una storia d’amore a lieto fine? Presentato in anteprima nazionale( grazie alla Fondazione Ducci), nella splendida cornice della sala Zuccari , di Palazzo Giustiniani a Roma, la versione italiana di “La principessa e il presidente”, di Valery Giscard d’Estaigne, Rubbettino editore. Una storia d’amore che ha fatto sognare milioni di lettori in tutta Europa e suscitato una marea di gossip. Il racconto di una passione segreta tra un presidente francese( Lambertye) e una fragile principessa anglosassone (Patricia), l’amore proibito tra un uomo di potere e un’affascinante principessa di Cardiff, bella ma triste.
Tutto si svolge a metà degli anni ’80, tra Francia e Inghilterra. L’incontro a una cena del G7 a Buckinngham Palace, quando lei gli rivela il motivo della sua malinconia:”Una decina di giorni prima del mio matrimonio, il mio futuro marito venne da me, mi disse di avere un’amante e che aveva deciso di continuare a vederla anche dopo le nozze”. Nasce di qui una storia d’amore combattuta tra sentimenti e ragion di stato, e come non leggere tra le righe la triste storia di Lady Diana e la favoleggiata passione d’amore con lo stesso Giscard D’ Estaing che ha riempito le cronache di molti giornali negli anni ’80? Storia o realtà?.
Il libro non lo dice ed è piacevole lasciarsi trascinare dalla fantasia, ma a dissipare i dubbi lo stesso autore, Giscard D’Estaing in collegamento telefonico da Parigi, dove è rimasto bloccato dal maltempo: “Tutti i romanzi sono delle ipotesi. I critici cercano in queste se vi sia del reale, e come ha detto Dovstojeski ‘c’è sempre del reale’. Come un grande pittore usa il pennello così nella scrittura l’artista è presente, ma non è detto che sia il soggetto. Io non sono Lambertye e costui non mi assomiglia. Il mio carattere è molto più determinato e impegnato. Lui è un uomo emotivo,un politico insolito, che non si lascia schiavizzare dal potere e che lascia molto spazio alle passioni. La vita pubblica è troppo difficile perché questo personaggio possa esistere. Conservare una sensibilità aperta è troppo delicato. Nel reale ne resterebbe stritolato”. L’ex presidente francese ci riporta coi piedi per terra. L’azione di ciascun uomo di governo si è sempre caratterizzata per un dualismo irrisolvibile tra gli interessi che determinano la ragion di stato e le proiezioni dei propri sentimenti. Nessuna azione politica riesce ad isolare del tutto passioni e sentimenti. Di questo parla il romanzo, che ha tutte le carte in regola per affascinare anche il pubblico italiano. Alla presentazione Vittorio Sgarbi, che dissacrante come al solito, contesta il lieto fine del racconto: “Una storia poco contrastata che finisce col matrimonio tra l’ex presidente e la principessa, una lunga notte priva di interessi, che cancella l’aspetto ludico e libertino del racconto”. Ma il matrimonio non è l’elemento centrale del racconto e l’ autore ci riporta al cuore del romanzo, l’incontro tra i due: Questo incontro avrà un seguito? Questi esseri che provano una passione fortissima riusciranno a viverla o i condizionamenti legati all’ esercizio del potere ostacoleranno il loro rapporto? Il libro ci dice che un seguito c’è. Questo è il senso del racconto. Quanto alla tendenza a cambiare il finale rispetto alla realtà, sottolineata da Salvo Ricci Mazzolini, che ricorda lo stesso schema in un altro romanzo di D’Estaing,non ancora tradotto in italiano “La victoire de la Grande Armée”,( in cui Napoleone torna vincitore dalla campagna di Russia nel 1814), questa tendenza a creare sempre un lieto fine, come deve essere interpretata dal lettore? “Per me l’attività di romanziere è un’ attività di invenzione- ci dice l’ex presidente francese-la cronaca è un’altra cosa. Ne ‘La principessa e il principe’la questione umana al centro della vicenda è che avevo avuto occasione di incontrare Diana e ne ho dato una descrizione. Era una persona infelice. Ma la questione è se la sua tristezza fosse dovuta alle limitazioni del potere o se queste siano conciliabili con una consolazione personale e affettiva.
Uno degli uomini più attrezzati nell’esercizio del potere, Napoleone, era in grado di soccombere alle passioni. Cambiando il finale ho cercato di offrire un’altra apertura, una finestra d’opportunità”.Ma è ancora una volta il dissacrante Sgarbi a provocare : “In questo ribaltamento della realtà, in questo rinunciare alla presidenza per l’ amore ( che è quello che succede nel romanzo dove a morire sono la Regina d'Inghilterra e il suo erede,dal quale la principessa sta divorziando. Diana-Patricia diventa la Reggente e con il presidente, firma il Patto di Rambouillet, un'importante intesa franco-britannica che sancisce l'inizio di un nuovo rapporto tra i due paesi, oltre che un passo decisivo verso la cittadinanza europea. Non solo: i due convolano a giuste nozze, lui si dimette dalla carica di presidente e insieme vanno a vivere nella campagna toscana.) c’è qualcosa di irreale. Difficilmente un politico rinuncia al potere” . Detto alla Sgarbi “Meglio comandare che fottere”. Oppure, come suggerisce D’ Estaing: “Fare l’amore per comandare”.
Valery Giscard d'Estaing è stato presidente della Repubblica francese dal 27 maggio 1974 al 21 maggio 1981. Europeista convinto da sempre, è su suo impulso se dal 1979 il Parlamento europeo è eletto a suffragio universale. Promuove l'istituzione del Consiglio d'Europa e la nascita della moneta unica, con Helmut Schmidt condivide la paternità dell'Ecu. Grazie alle sue competenze nel campo economico e alla sua padronanza delle lingue straniere, Giscard tiene sempre banco nel corso dei summit fra i paesi più industrializzati del mondo ,gli attuali G8, di cui è il promotore dal 1975. Nel 2003 è eletto membro della prestigiosa Academie Française, succedendo a Léopold Sédar Senghor che fu il primo presidente del Senegal. E' autore di numerosi saggi, e non è nuovo al romanzo:ha pubblicato nel 1994 “Le passage”.