ROSSI IN LACRIME, TRA GRANDI ITALIANI DEL '900 - "Enzo Bearzot è stato uno dei grandi italiani del '900, su questo non ho dubbi''. Paolo Rossi trattiene a stento commozione e lacrime, al telefono con l'ANSA, nel raccontare il suo dolore per la scomparso del Ct campione del mondo nell'82. "Per me è stato come un padre - dice Pablito, cui Bearzot diede fiducia fino all'esplosione del goal nella parte finale del mondiale - io a lui devo tutto, senza di lui non avrei fatto quel che ho fatto. Era una persona di una onestà incredibile e un tecnico di grande spessore. Incarnava la figura dell'italiano popolare, e anche se non è stato uno scienziato o un artista, rimarrà nella storia dei nostri grandi del secolo scorso".
ALTOBELLI: 'A MADRID DISSE, SPILLO TOCCA A TE' - Alessandro Altobelli è un altro dei fedelissimi di Enzo Bearzot e anche lui è commosso per la scomparsa del 'maestro': 'E' una delle più brutte giornate della mia vita - dice ai microfoni di Sky - per tutto il calcio italiano, per chi amava il calcio quello vero. bearzot è stato il più grande allenatore della storia calcio italiano, amato da tutti non solo per i risultati ma per il suo comportamento di uomo straordinario. ricordi? sono stato portato da lui in nazionale nel 1980, primo ho imparato stando in panchina: mi spiegava cosa voleva, lui metteva tutti a suo agio. Un esempio: nella finale dei mondiali a Madrid dopo l'infortunio di Ciccio Graziani mi guardò e mi disse semplicemente 'Spillo tocca a te'. Lui parlava anche con gli sguardi, quella di oggi è giornata buia e nera per il calcio italiano".
CONTI, COME UN PADRE, MI MANCHERA' TANTISSIMO - "Enzo Bearzot è stato come un secondo padre per me, mi mancherà tantissimo". Bruno Conti ricorda così l'ex ct dell'Italia campione del mondo nell"82. L'ex ala destra di quella squadra dice al telefono con Sky Sport 24 di "essere onorato e orgoglioso di aver conosciuto una persona così: ha insegnato cosa vuol dire gestire un gruppo e affermato certi valori che non ci sono più. Parlava sempre di più con chi giocava di meno per spiegare cosa succedeva". Conti ricorda quando si infortunò al ginocchio alla vigilia del Mondiale in Spagna e voleva affrettare i tempi di recupero per non perdere il torneo. "Bearzot mi disse 'Bruno, stai tranquillo, prenditi il tempo che ti serve. Il posto e' tuo e non te lo toglie nessunò. L'ho ripagato nella maniera migliore possibile". Quattro anni dopo, nel 1986, ai Mondiali in Messico, "tutti avevano già dimenticato quanto aveva fatto Bearzot", secondo l'ex campione della Roma. "Con lui non ho mai litigato, assolutamente - conclude Conti con un dettaglio divertente -, anche perché ci dicevano che eravamo le scimmiette, che mangiavamo le noccioline, per l'aspetto che avevamo".
ZOFF 'MORTO UOMO GIUSTO, RISULTATI SECONDARI' - "Sento un dolore profondo per la perdita di un personaggio straordinario, un uomo giusto. I risultati sono secondari. Essere stato a contatto con un uomo di questo spessore è una cosa che resta per tutta una vita". Il portiere dell'Italia Mundial del 1982, Dino Zoff, ricorda così Enzo Bearzot, il commissario tecnico di quella Nazionale scomparso oggi. Al telefono con Sky Sport 24, Zoff non ha voluto dire molto di più, sopraffatto dall'emozione. "Che abbia insegnato qualcosa in questo mondo ne dubito", ha concluso con una nota di amarezza.
ANTOGNONI, MI HA DATO FIDUCIA PER 10 ANNI -"Quando dovetti saltare la finale del mondiale per infortunio ricordo che Enzo era quasi più dispiaciuto di me". E' il ricordo di Giancarlo Antognoni, bandiera della Fiorentina e campione del mondo nel 1982, sulla scomparsa di Enzo Bearzot. "C'era una grande legame tra noi - ricorda ancora Antognoni - testimoniato dal fatto che mi ha dato fiducia per dieci anni in nazionale, nonostante io abbia avuto molti problemi fisici in carriera. E' una grande perdita per il calcio italiano: oltre al titolo vinto nell'82 ha dato tanto anche a livello umano".
CABRINI: 'LUI DON CHISCIOTTE, SOLO CONTRO TUTTI' - Antonio Cabrini è un altro del gruppo Bearzot, trascinato con Rossi in azzurro giovanissimo nel 1978 e poi protagonista in Spagna. Ricordi ed emozioni si rincorrono nei pensieri dell'ex juventino: 'Era determinante sotto l'aspetto umano - dice ai microfoni di Sky - soprattutto la maniera di gestire la squadra nei momenti extracalcistici. Lui ha vinto molto ma ha vinto di più nella vita, aveva forgiato un gruppo di persone legate che avrebbero fatto tutto per lui". L'episodio caro al ricordo di Cabrini è legato alla finale mondiale di Madrid cominciata per l'ex terzino molto male. "Ricordo la faccia, oscurata dal vento e dalla delusione quando ho sbagliato il calcio di rigore che poteva portarci subito in vantaggio con la Germania. Ma subito la delusione in lui lasciò il posto all'ottimismo: 'E' inutile che continui a pensarci - mi ha detto - siamo sullo 0-0, lasciati alle spalle questo momento delicatò. Per me è stato un secondo papà, come allenatore era molto preparato, non aveva bisogno di parlare. Era un po' don chischiotte nell"82, unico di fronte a tutti nei giorni delle polemiche. E' nata così l' immagine di un uomo che per i suoi ragazzi dava tutto".