Riforma dell’Università


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'Basta sprechi e privilegi'

Intervista a Gaetano Quagliarello, vicecapogruppo del PdL in Senato M

di Carla Toffoletti

A colloquio con il sen. Gaetano Quagliarella, che ha accettato un confronto con gli studenti sulla riforma dell’ università approvata alla Camera e in dirittura finale al Senato.

Gli studenti contestano la privatizzazione degli atenei, i tagli e lo scarso investimento sulla ricerca e sul sapere, la messa in discussione del diritto allo studio.
Se lei vede i finanziamenti che i privati danno all’università e alla ricerca noi abbiamo dati che non ricordano quelli dell’Europa occidentale, ma che si avvicinano piuttosto a quelli dell’Europa dell’Est. Da noi il privato è stato un po’ criminalizzato e un po’ deresponsabilizzato. La nostra università, rispetto a quella migliore in Europa, soffre di separatezza, portare il privato in maniera trasparente all’interno dell’università serve sia a collegare l’ università al mondo esterno, sia a trovare finanziamenti per la ricerca e per l’innovazione, utili all’università ma anche al privato, perche la struttura imprenditoriale italiana è caratterizzata da piccole e medie imprese che non riescono a fare ricerca in proprio o che la fanno senza creare massa critica. In questa situazione le università possono svolgere un ruolo prezioso per il sistema paese. Dunque nessuna paura per la privatizzazione se questa avviene in maniera trasparente. C’è invece da aver paura che università piene di debiti possano andare in mano al potere politico magari di un ente locale o a un potere esterno, in maniera subdola. Ed è quello che succede se l’università non viene riformata.

Gli studenti non sono contro il privato, ma contro la gestione privata delle università. Denunciano che mettere 3 membri esterni nel Cda può significare schiacciare la strategia universitaria sulle loro esigenze.
Oggi il privato può stare all’ interno dell’università e dei consigli di amministrazione, può addirittura avere la maggioranza, e questo non viene contestato. Il fatto invece che la presenza venga regolamentata e che si fissi anche la necessità per le università di trovare legami con il mondo esterno, anche per consentire quello che è assolutamente normale in altri paesi, cioè il passaggio di carriera dall’ università al mondo esterno e viceversa, nel momento in cui la cosa è chiara e trasparente diventa oggetto di critica. Francamente è incomprensibile.

I tagli...
I tagli sono stati consistentissimi nel 2008, poi in parte sono stati ripristinati per il 2009, 2010 e 2011. Noi ci troviamo di fronte a una contestazione che avviene in un momento in cui ai tagli si è in gran parte ovviato (il taglio sull’assestamento di bilancio quest'anno era di 1076 milioni, il rientro è di 800, ne mancano 276). Non è stata ripristinata tutta la cifra iniziale, perché all’interno di ciò che è stato tagliato vi sono anche degli sprechi assolutamente insopportabili: sedi locali con più professori che docenti, corsi di laurea con un solo allievo, facoltà con 15 iscritti, cose assolutamente intollerabili. Tutte le università che poi sono ripartite hanno innanzitutto fatto dei tagli e delle razionalizzazioni di spesa, per far finire gli sprechi e i privilegi in gran parte dovuti a una piccola parte del corpo docente, perché poi c’è anche chi tira la carretta. Non è possibile dire evitiamo i tagli quando questi sono in realtà dei privilegi, è come voler riempire di acqua calda una vasca che ha una falla. La nostra proposta è stata: prima tamponiamo la falla e poi evidentemente la vasca si riempie. La proposta da parte dell’opposizione è: lasciamo la falla dei privilegi e degli sprechi e costruiamo sempre nuovi scaldabagni. A noi questa non sembra una soluzione.

Nell’incontro con gli studenti che idea si è fatto della proposta di università e di riforma che loro portano avanti?
Le critiche a questo sistema sono comuni. Noi pensiamo che sia necessario cambiare completamente il paradigma e inserire all’interno dell’università il merito e la concorrenza, concorrenza tra gli atenei, ma anche all’interno della stessa università, perché non è giusto che vengano messi sullo stesso piano quelli che tirano la carretta e quelli che nell’università a stento si fanno vedere. Loro credono che approfondendo e migliorando i meccanismi attuali si possa servire la stessa causa. Mentre c’è una condivisione dei mali, non cè una condivisione con gli studenti su questa soluzione. Loro ritengono che la nostra ricetta possa rivelarsi alla lunga peggiore del male. Sta a noi, anche con i fatti, convincerli del contrario, che sbagliano e che questa è una riforma a favore degli studenti.

Ci sono stati atti deprecabili di violenza nella manifestazione del 14 dicembre da cui hanno cercato di prendere le distanze gli studenti e tutte le forze politiche. Per contro ci sono state dichiarazioni da parte di alcuni politici, come quelle dell’onorevole Gasparri sugli arresti preventivi o sulla presenza nelle manifestazioni di “potenziali assassini “, che non aiutano il dialogo.
Nessuno intende criminalizzare il movimento, ma ci sono stati atti violenti, illegali e demenziali, che avrebbero potuto avere conseguenze ancora più gravi di quelle che si sono registrate. Bisogna fare un appello anche agli studenti, loro devono pretendere che il loro movimento sia rispettato e non criminalizzato, ma non è possibile che l’adesione al loro movimento possa essere usata come una forza discriminante per giustificare qualsiasi tipo di comportamento, anche illegale. Le responsabilità sono sempre personali. Questo significa non addossare al movimento responsabilità di alcuni singoli che hanno violato la legge e che sono arrivati a un passo da creare situazioni irreparabili, ma questo significa anche da parte del movimento non pretendere che di fronte a questi atti cada una cortina di silenzio per non fare sapere a nessuno. (C. T.)