La rinascita della riserva di Jabal Moussa

La Cooperazione allo sviluppo italiana al lavoro nella zona

di Marta Mandò

Proteggere le minoranze religiose dei cristiani in Medio Oriente o in altre zone del mondo, sapere che - con le parole del ministro Frattini - “i cristiani sono parte fondamentale dalla cultura e della storia” anche in Paesi con etnie religiose diverse. Questo è uno dei leitmotiv dell’azione italiana all’estero e lo è particolarmente in Paesi come il Libano, nazione melting pot etnico-religioso, dove un tempo c’erano zone a forte maggioranza cristiana. Ecco perché la Cooperazione allo sviluppo italiana sta lavorando – il progetto è stato formulato nel 2007 - alla rinascita della riserva naturale di Jabal Moussa, nel cuore del Kesrouan, a 45 chilometri dalla capitale Beirut, una delle zone dove i gruppi cristiani sono ancora molto presenti.

Jabal Moussa è una riserva naturale che ha preservato, nella sua superficie di 6500 ettari, una forte biodiversità naturale: flora, fauna, specie rare, zone incontaminate che rischiano di essere abbandonate dalla popolazione cristiana, per molteplici ragioni, non ultime, la mancanza di sviluppo economico, le tensioni etniche strascico della guerra civile.

Il progetto punta alla valorizzazione agricola e soprattutto eco-turistica della zona, per creare, quindi, un economia turistica basata sulla bellezza del luogo. Già la riforestazione potrebbe essere una fonte di reddito, e poi la ricostruzione delle case storiche presenti nella riserva, antiche cave, cisterne e sistemi idraulici. Oltre alla formazione del personale (guide della riserva), mappe, segnalazioni, sito web e tutto ciò che creando attività ed infrastrutture sul territorio, rafforza l’identità e la coesione sociale. La rinascita di Jabal Moussa aumenta la sensibilità delle popolazioni locali sull’importanza di preservare questo patrimonio naturalistico: è adatto per le escursioni (colline, montagne, fiumi), il birdwatching (ci sono oltre 80 specie di uccelli, alcuni vivono solo in questa zona) l’osservazione degli animali (molte specie di mammiferi dal lupo alla iena, alcune in forte riduzione numerica).

Una caratteristica dominante di questa biosfera è il suo mondo incontaminato di pendii verdeggianti attraversati da fiumi che ad ovest si affacciano sul Mediterraneo, mentre verso l’interno oltre alle foreste (numerose le piante endemiche) si arriva alle cime delle montagne intorno ai 1700 metri. Questo mosaico di sistemi ecologici è anche segnato da resti storici, come le iscrizioni romane risalenti al passaggio delle truppe dell’imperatore Adriano. E infine, non mancano le leggende e i miti, che vengono ricordati nelle valli e nei villaggi, in particolare quello della dea della fertilità Astarte sposa di Adone, che incanta, come questi luoghi, con la sua bellezza e simbolo del rigoglio delle piante in primavera.

Gli ingredienti per sviluppare l’agriturismo come forma di economia locale ci sono tutti, ma l’intervento della Cooperazione italiana non punta solo al sostegno dell’attività turistica (il finanziamento è di 100mila euro) ma ad intervenire su tutta l’area del Chouf, uno dei distretti libanesi dove, nonostante la guerra, si è ben conservato l’ambiente naturale. Qui c’è una delle foreste più grandi dei famosi cedri del Libano. Il contributo del nostro Paese è teso a riattivare il circuito economico e sociale (sistemi idrici, infrastrutture ecc.) in 12 villaggi per favorire il radicamento della popolazione cristiana, (la guerra del 1975 ha comportato un esodo di massa dei cristiani) caratterizzata da una prevalenza di maroniti e da una presenza minore di cattolici ed ortodossi.

La protezione dell’ambientale è, del resto, uno dei degli obiettivi del “Millennio” che guidano la cooperazione a livello internazionale, tesa a integrare i principi dello sviluppo sostenibile all’interno delle politiche nazionali e invertire la tendenza alla perdita di risorse.