La riforma Gelmini è legge. L'aula del Senato ha infatti dato il suo via libera, in terza lettura, al ddl che intende riorganizzare l'università italiana. Il Ddl Gelmini è stato approvato con 161 sì, 98 no e 6 astenuti. Hanno votato a favore PdL, Lega e Fli. Hanno votato contro Pd e IdV. Si sono astenuti (al Senato l'astensione vale come voto contrario) Udc, Api, Svp e Union Valdotaine.
La riforma non avrà effetti immediati. Per rendere operativi i 29 articoli, contenenti i principi generali, occorrerà attendere un po' di mesi. Prima di tutto servirà la verifica di compatibilità economica. Successivamente il testo verrà sottoposto all'attenzione del presidente della Repubblica, chiamato a firmarlo. Solo qualora non dovessero essere riscontrate incompatibilità, il testo approderà quindi in Gazzetta Ufficiale.
Nel frattempo sarà indispensabile, per rendere spendibile la riforma, che il parlamento approvi al più presto i decreti attuativi. Ma anche che gli organi direttivi di tutte le università italiane dovranno mettersi subito al lavoro: entro sei mesi dalla pubblicazione della legge, i 66 atenei pubblici italiani dovranno infatti approvare i nuovi statuti. Se non dovessero subentrare rallentamenti la riforma potrebbe trovare attuazione già dal prossimo ottobre, in corrispondenza del nuovo anno accademico. I punti principali della riforma
Dal reclutamento al merito, dai contratti di ricerca alle borse di studio per arrivare alla stretta contro la cosiddetta ''parentopoli'' all'interno dell'università, ecco i punti principali della riforma.
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Il governo ha fatto una riforma che rappresenta l'affossamento del diritto allo studio, della didattica pubblica e della ricerca libera". Così a Televideo il coordinatore nazionale Udu, Unione studenti universitari, Giorgio Paterna.
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