Pacchi-bomba rivendicati da anarchici


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Esplodono plichi in due ambasciate a Roma

Altri falsi allarmi sedi diplomatiche e uffici del campidoglio ambasciata_svizzera_296

Due pacchi bomba alle ambasciate di Svizzera e Cile, due feriti e una serie di falsi allarmi. Quattro ore di alta tensione oggi nella capitale. Il primo plico esplosivo colpisce la sede diplomatica elvetica ai Parioli, il secondo, quella cilena poco lontana da via Veneto.

In entrambi i casi rimangono gravemente feriti due addetti diplomatici investiti dall'esplosione: uno rischia di perdere una mano, l'altro un occhio. Prima dei due ordigni, due falsi allarmi avevano riguardato altrettanti uffici del Campidoglio, uno al Tempio di Giove e uno all'Eur dove si stava svolgendo un concorso. E subito dopo le esplosioni altre tre sedi diplomatiche, quelle di Ucraina, Slovenia ed Estonia, sono interessate da allarmi rivelatisi infondati.

La Procura di Roma indaga per attentato con finalita' di terrorismo e ha aperto fascicoli separati. Ma la rivendicazione della Federazione anarchica informale giunta in serata conferma quello che gli investigatori avevano ipotizzato fin da subito: la matrice anarco-insurrezionalista degli attentanti. I pacchi, tutti spediti dall'Italia, avevano una sorta di firma implicita nella fattura, erano infatti custodie di videocassette, secondo i primi rilievi. Anche nel 2003 l'ordigno che feri' un carabinieri in una caserma di Viale Libia era contenuto in una custodia di una videocassetta. E anche li' l'impronta degli anarchici.

Il tutto e' avvenuto in rapida successione, con una sequenza quasi ben orchestrata. La giornata era cominciata nella capitale con una telefonata di una donna anonima che segnalava, prima alle 10.30 e poi alle 12, due ordigni in due diversi uffici dell'amministrazione capitolina. Ma delle bombe non c'era traccia. Gli ordigni veri intanto era arrivati prima all' ambasciata svizzera in via Barnaba Oriani e poi a quella cilena. Proprio a mezzogiorno e' esploso il primo pacco-bomba nella sede dell'ambasciata svizzera. L'impiegato di 53 anni e' stato portato da un'ambulanza del 118 al Policlinico Umberto I con gravi ferite alle mani. Rischia di perdere la mano sinistra.

Poco prima delle 14.30 un nuovo pacco esplode. Questa volta nell'ambasciata del Cile, in via Po, a pochi chilometri di distanza dalla prima. Anche qui il ferito e' un addetto all' apertura della corrispondenza di 45 anni. Nell'ufficio diplomatico si forma un lago di sangue, l'uomo ha ferite alla mani e al torace, dove gli e' stato trovato anche un bullone. Rischia di perdere un occhio. Poi sono seguiti allarmi smentiti in altre sedi diplomatiche ed e' scattata l'allerta in tutte le ambasciate. Gli inquirenti infatti sono convinti che assieme ai due plichi esplosi ne siano stati inviati altri in altre ambasciate.

Dunque nel primo pomeriggio l'allarme sicurezza nella capitale e' ormai al massimo ed anche il panico di un ''attacco'' molto piu' esteso si fa largo. I controlli si fanno sempre piu' serrati in tutte le ambasciate. Ma non era finita, arriva il terzo allarme: nell'ambasciata Ucraina in via Guido D'Arezzo c'e' un pacco sospetto. Ma viene accertato che era solo un biglietto di auguri. Cosi' come falsi si sono rivelati due allarmi scattati nel pomeriggio nelle sedi romane delle ambasciate di Slovenia ed Estonia.

In una giornata praticamente prefestiva la capitale piomba nel panico. Il sindaco Gianni Alemanno parla di ''pista internazionale''. Il Questore di Roma Francesco Tagliente, che aveva appena dichiarato alla stampa di aver ''tirato un sospiro di sollievo'' per il pericolo scongiurato ieri durante le manifestazioni degli studenti, deve fronteggiare l'ennesima giornata pesante per le forze dell'ordine. ''Non si tratta assolutamente di strategia della tensione. Stiamo lavorando con gli artificieri della polizia e dei carabinieri e abbiamo allertato tutte ambasciate e informato la Farnesina in merito a questa situazione'', dice uscendo dall'ambasciata del Cile. Per lui e per Roma un altro giorno di massima allerta.(ANSA).