Menu tradizionale per Natale


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9 italiani su 10 a casa

Coldiretti: spesa complessiva di 2,8 mld m

Nove italiani su dieci trascorrono la vigilia e il pranzo di Natale a casa con parenti e amici, con una spesa complessiva di 2,8 miliardi di euro per gustare soprattutto i piatti della tradizione italiana. E' quanto stima la Coldiretti, nel sottolineare che nonostante la crisi gli italiani non sembrano voler rinunciare alla qualità. Le preferenze per il 2010 indicano una crescita delle portate made in Italy con l'abbandono delle mode esterofile del passato, pagate a caro prezzo: meno caviale, ostriche, salmone o ciliegie fuori stagione e più bollito, cappelletti in brodo, pizze rustiche e agrumi nostrani per recuperare le tradizioni del passato. Una tendenza che porta a privilegiare anche l'agriturismo.

A finire sulle tavole del Natale sono anche gli omaggi enogastronomici delle festività che, secondo un sondaggio online condotto dal sito www.coldiretti.it, per oltre la metà degli italiani (52%) sono il 'regalo che si vorrebbe trovare sotto l'albero', seguito dal 12% che sceglie un capo di abbigliamento, 11% la tecnologia informatica, 9% cd/dvd e altro il 16%.

Nel nostro Paese, ricorda la Coldiretti, si trovano un terzo delle imprese biologiche europee e un quarto della superficie bio dell'Ue, superando il milione di ettari. L'agroalimentare made in Italy può quindi contare su 214 prodotti a denominazione o indicazione di origine protetta riconosciuti dall'Unione europea, senza contare le 4.511 specialità tradizionali censite dalle regioni, mentre sono 501 i vini a denominazione di origine controllata (Doc), controllata e garantita (Docg) e a indicazione geografica tipica (330 vini Doc, 52 Docg e 119 Igt). Tra i più gettonati ci sono i vini, i formaggi, i salumi, gli oli di oliva e legumi, frutta secca e altri prodotti, con una netta impennata per i prodotti tipici del Natale come gli spumanti.

Immancabile sulle tavole del Natale il panettone e il pandoro, con una produzione in Italia di più di 100 milioni anche se, sottolinea la Coldiretti, si prevede che per le festività di fine anno saranno molti a riscoprire dolci tradizionali del territorio. Se in Calabria si consumano i fichi a crocetta ricoperti al cioccolato e i torroncini, o i dolci al cedro e al bergamotto, in Campania è il tempo di struffoli e roccocò, in Friuli della gubana (noci, mandorle, uvetta, miele, vino e rhum, avvolti in sfoglia), in Molise i calciuni a base di farina, vino, castagne lessate, rhum, cioccolato, miele, mandorle, cedro candito e cannella, in Puglia i porcedduzzi (frittelline piccolissime con miele o zucchero).

E ancora. In Emilia c'è il Panone di Natale di Bologna (a base di farina, mostarda di mele cotogne, miele, cacao, cioccolata fondente e fichi secchi), in Liguria il pandolce (impasto di farina, uvetta, zucca candita a pezzetti, essenza di fiori d'arancio, pinoli, pistacchi, semi di finocchio, latte e marsala) e in Sicilia i buccellati di Enna (dolci tipici ripieni di fichi secchi), cassate e cannoli, i mustazzoli a base di mandorle, cannella e chiodi di garofano e la cubbàita (torrone di miele con nocciole e mandorle o pistacchi.

Alla preparazione del pranzo di Natale, è emerso inoltre da un sondaggio online sul sito Coldiretti, quasi la metà delle famiglie (45%) dedicherà un tempo compreso tra 3 e 5 ore. In più di una famiglia su 4 (25%) si cucina da mezz'ora a 3 ore, e in una su 10 (9%) da 5 a 8 ore. L'8% si imegna ai fornelli per meno di mezz'ora, mentre il 13% rimane in cucina per più di 8 ore. Come una giornata in ufficio.