Un popolo di automobilisti

L’importanza dell’auto e l’industria italiana peugeot_museo_296

di Luigi del Giudice

“Un popolo di pensatori, di poeti, di scienziati, di navigatori…”. E’ la scritta che campeggia sull’alto della facciata del Palazzo della Civiltà italiana o del Lavoro, situato a Roma, all’Eur. Oggi, potremmo facilmente aggiungere “un popolo di automobilisti”.

Perché l’Italia è presente nello sviluppo del mondo dell’auto sin dall’inizio. Anzi, è proprio l’industria automobilistica italiana quella che consente agli inizi dello scorso secolo di portare l’Italia al livello degli altri paesi industrializzati. Tale è l’importanza del settore nello sviluppo della società e del costume. L’idea, quindi, di realizzare un’enciclopedia che possa fornire elementi, storici e attuali, sull’importanza dell’automobile è innegabilmente di grande utilità per molti; anzi, per moltissimi.

L’enciclopedia dell’automobile di Valerio Berruti e Aurelio Magistà percorre tutte le tappe della storia dei veicoli a motore. Dall’intuizione iniziale di tanti, presente sin dall’antichità, di avere un veicolo indipendente dalla trazione animale, alle non poche leggende che ne attribuiscono la concezione, o addirittura la costruzione, a personaggi di ogni epoca e di ogni paese. Fino ai giorni nostri, con le più moderne auto. Tra i profeti e i precursori, non sempre accertati storicamente, troviamo il monaco inglese Ruggero Bacone (1250); Leonardo; poi, Newton, che nel 1680 costruì un modello sperimentale a vapore. Si narra dell’olandese Verbiest, possibile autore nel 1687 di un veicolo a caldaia.

All’inizio il Carro di Cugnot
Ma sono i primi tentativi di fine Seicento e inizio Settecento, di Savary e Newcomen, che preparano il terreno alla prima vera realizzazione di un’automobile. Questa viene ideata e costruita da Nicolas J. Cugnot nel 1769 e resta nella storia come il famoso “Carro di Cugnot”. Si tratta di un veicolo a vapore, su tre ruote, con motore a due cilindri e trasmissione alla ruota motrice anteriore. Un secondo esemplare di maggiori dimensioni, costruito nel 1771 è una delle rarità del Conservatorio delle arti e mestieri di Parigi. Da allora, gli inventori si moltiplicano: in Francia, in Inghilterra e in Italia. Ma le prime vetture a vapore veramente pratiche e suscettibili di qualche sviluppo per la modernità arrivano un secolo dopo. Tra il 1873 e la fine dell’Ottocento, con nomi quali Bolléè, De Dion, Bouton,e Trepardoux e Serpollet.

Un’altra tappa importante nella storia dell’auto viene segnata dall’arrivo del motore a combustione interna, del genere a carburazione. Cosa, questa, che permette l’attuale imponente sviluppo di questa industria.

Seguono molti progetti e molte automobili, legate a nomi quali Daimler, Butler, Panhard, Levassor, Maybach, Simms, Peugeot. O, tra gli italiani, Lanza, Bordini, Bernardi, Faccioli, Rosselli, Machand, Volpi, Carcano e altri ancora.

Una citazione a parte va fatta per Rudolf Diesel, che, all’epoca, non avrebbe potuto immaginare mai il livello di sviluppo tecnologico che ha raggiunto il suo motore. Nel 1899 nasce la Fiat, che porta un contributo notevole al progresso della tecnica, oltre agli altri risvolti sociali collegati. Si può affermare, senza tema di smentite, che fra le industrie italiane, quella dell’automobile è stata la più vantaggiosa, non solo considerata in sé stessa, ma perché ha fatto nasce e ha dato nuova vita a tante industrie metallurgiche e meccaniche affini, facendo terminare l’inferiorità industriale degli italiani rispetto a altri popoli già più progrediti.

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