"La crisi non è finita". E' questa a convinzione del ministro dell'Economia Giulio Tremonti che in un intervento al forum francese sullo stato dell'economia ha messo in guardia dai facili ottimisti sulla fase attuale.
Tremonti ha indicato che la guardia dei governi e delle istituzioni internazionali deve restare alta perché "stiamo vivendo come in un videogame: appare un mostro, lo combatti, lo vinci e allora ti rilassi, ma subito dopo appare un altro mostro, ancora più forte del primo". Ecco quindi l'interrogativo al quale vada data una risposta: "Siamo sicuri che tutto sta andando bene?".
In realtà, ha continuato Tremonti, si sta verificando una situazione per cui viene attaccato (dai mercati finanziari - ndr) un paese dopo l'altro, "come accadde fra Orazi e Curiazi".
Per il ministro dell'economia sono quattro le lezioni della crisi per l'Europa. La prima riguarda la regolazione della finanza dal momento che non è possibile mantenere frontiere politiche nel momento in cui sono state levate le barriere alla finanza. Ciò richiama l'importanza del rischio delle controparti: "Il rischio è senza frontiere e ciò significa che non ci sono pericoli da contagio ma pericoli di controparte relativamente alle banche".
La seconda lezione riguarda la relazione tra debito pubblico e debito privato: "E' svanita la separazione netta tra bilancio pubblico e bilanci privati tanto è vero che l'origine della crisi non si trova nei deficit pubblici ma nelle bolle immobiliari" (insieme a una sorveglianza finanziaria inadeguata).
La terza lezione riguarda la necessità di inventare nuove soluzioni 'europee' che escano dai confini nazionali, prima fra tutti l'idea di lanciare Eurobond. La quarta riguarda la prospettiva europea: "E' la fine dell'era degli stati nazionali" e questo per la Ue è una sfida da raccogliere. Di qui la citazione churchilliana: "Che l'Europa risorga".
Tremonti: 'Salvate banche, ma anche speculatori'
Nella crisi globale "il denaro dei contribuenti è stato usato per finanziare le banche con un piccolo dettaglio: dato che le banche erano sistemiche anche la speculazione e' sistemica nelle banche, quindi e' stato usato denaro pubblico per finanziare e salvare con le banche anche la speculazione cosicche' siamo tornati quasi al punto di partenza". Lo ha detto il ministro dell'economia Giulio Tremonti conversando con i giornalisti a margine del convegno del governo francese sull'economia.
Tremonti ha osservato che la differenza tra la depressione degli anni Trenta e la crisi di oggi sta nel diverso uso del denaro pubblico: "La grande depressione dell'altro secolo venne gestita usando il denaro dei contribuenti per finanziare l'economia reale, l'industria e le famiglie, nella grande depressione di questo secolo sono stati usati per finanziare le banche". Il fatto che si e' tornati "quasi al punto di partenza" in relazione alla speculazione finanziaria, ha precisato Tremonti, "non e' il caso dell'Italia, dove per fortuna il denaro pubblico non e' stato usato se non in minima parte per le banche". D'altra parte si tratta di denaro "in via di restituzione". "Il nostro caso e' diverso", ha aggiunto il ministro. Sul piano globale la crisi, arrivata dal settore privato finanziario, "ha investito i bilanci pubblici che si sono fatti carico di passivita' private".