Un Paese da sempre diviso in due


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Sud Sudan, referendum per l'indipendenza

Alle urne 4 milioni di elettori sudan_fila_seggi_296

Migliaia di sudanesi del Sud sono ancora in coda oggi per votare nel secondo giorno del referendum sull'indipendenza della regione che, se prevarranno i suffragi favorevoli, dovrebbe condurre alla divisione in due del più grande paese africano. All'università di Juba, la capitale del Sud Sudan, lunghe file di persone, giunte anche durante la notte, attendono di votare ma secondo gli osservatori molte di queste non ce la faranno nemmeno oggi. Il referendum si svolge nell'arco di una settimana; i seggi aprono ogni giorno alle 08:00 locali e chiudono alle 17:00 e sono iscritte a votare quattro milioni di persone.

Se, come tutti si aspettano, vincerà il sì all'indipendenza, il Sudan entrerà in un periodo di sei mesi di transizione, durante il quale nord e sud negozieranno questioni spinose come la nuova frontiera e lo status della regioni di Abyei, ricca di petrolio, oltre alla divisione del debito pubblico e dei proventi del greggio.

In totale al voto sono chiamati 4 milioni di sud sudanesi, il 95% dei quali si trova nel sud, 116.800 sono nel nord, 60.000 nei paesi confinanti (anzitutto Egitto, Etiopia, Kenya e Uganda), nonche' in Australia, Usa, Gran Bretagna e Canada. 2.600 i seggi nel sud, ai quali se ne aggiungono 165 nel nord. In totale sul posto ci sono 17.000 osservatori locali e 1.200 stranieri, tra cui anche l'ex candidato alla presidenza degli Usa John Kerry, oggi presidente della Commissione Affari Esteri al Senato di Washington.

Salva Kiir Mayardit, il primo vicepresidente del Sudan e presidente del governo del Sud Sudan, è stato il primo a votare a Juba, la capitale del futuro Stato indipendente, al museo dedicato a Johan Garang, il fondatore del Movimento di liberazione del Sud (Splm), la principale forza politica del sud Sudan. "Le forze di sicurezza nel nord e nel sud del Sudan - ha dichiarato Kiir - devono garantire la sicurezza del voto".

Il presidente ha aggiunto che la proprietà di sudanesi del nord e di stranieri nel sud deve essere protetta. Barnama Benjamin, ministro per l'informazione del governo del Sud ha espresso ottimismo sull'esito del voto, salvo assicurare che il nuovo Stato "non sarà ostile al nord Sudan. Ci stiamo preparando a lanciare colloqui per assicurare buon vicinato e risolvere le questioni principali attraverso negoziato, dialogo e cooperazione".