di Dario Moricone
L’Italia rurale, l’Italia dei boschi e delle montagne, nasconde da secoli un patrimonio di storie, leggende e miti troppo a lungo sottovalutato. Un bene immateriale che tuttavia ha contribuito a costruire l’identità di luoghi e popolazioni, e che oggi, ai pigri abitanti di città, può riservare mille sorprese.
Con la guida “Luoghi della meraviglia”, a cura di Stefano Cazora per i tipi della Green, andiamo alla scoperta di pezzi di Italia poco noti al grande pubblico e legati a leggende particolari. La guida parla a un nuovo tipo di viaggiatore, il fantaturista. Un genere noto solo a quei cultori delle tradizioni popolari che tuttavia si sta ritagliando una sua nicchia di mercato.
“Il fantaturista è un viandante – ci spiega Stefano Cazora - un viaggiatore che vuole immergersi nell’alito delle tradizioni e del paesaggio culturale per respirare e apprezzare l’ospitalità di luoghi dimenticati e incantati”. Una guida che nasce lontano nel tempo, “quando da giovane mi capitava di fare lunghe escursioni sulle Dolomiti al ritorno dalle quali mi addormentavo leggendo le fiabe dei Monti Pallidi. Il realismo della descrizione dei luoghi nei quali erano ambientate queste leggende era impressionante. Ogni fonte, ruscello, bosco era raccontato nei minimi dettagli. Negli ultimi anni ho dedicato gran parte del mio lavoro alla comunicazione ambientale e mi è spesso capitato di girare l’Italia addentrandomi nell’entroterra: borghi e boschi, ancora poco conosciuti ognuno dei quali custodisce antiche leggende e tradizioni sconosciute spesso anche agli abitanti dei luoghi. Nasce da qui l’idea di scrivere un libro guida, che raccoglie una selezione di fiabe regionali tradizionali ambientate in luoghi reali”.
Perché il territorio non è composto, come ci dice Cazora, solo dal tessuto geologico, geografico o urbanistico, ma anche dalle tradizioni, dal folklore e soprattutto dai luoghi dell’immaginario. E allora ecco che la guida si apre con la storia dell’Orco Guillemore e con la descrizione dello splendido ‘Orrido’ che ha preso il nome da questa antica leggenda valdostana. Per arrivare al cipresso di San Francesco o alla leggenda dei monti Pallidi, le Dolomiti trasformate in imitazioni della Luna dal misterioso popolo dei Salvani. Una mappa generale di una geografia fantastica, dove itinerari di fantasia si intrecciano a quelli reali. “Non è stato facile trovare i luoghi veri dove sono ambientate le leggende – dice Stefano Cazora – perché spesso gli stessi abitanti del posto non li conoscevano. Abbiamo dovuto far ricorso alla memoria degli anziani per trovare quella contiguità tra il mondo del reale e delle fiabe”.
Un libro che sembrerebbe dedicato solo ai bambini, ma il messaggio che gli autori ci danno è proprio il contrario. “Nella veloce civiltà delle immagini, le fiabe inducono a guardare con gli occhi della mente e del cuore cosa c’è al di là della siepe”.