Piano Fiat


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Scontro tra Camusso e Marchionne

Leader Cgil: insulta Paese, vogliamo lumi. Replica l'ad: cambiamento non è insulto camusso_marchionne_296

Sale la tensione e si alzano i toni dello scontro tra Cgil e Fiat, mentre Fim e Ugl chiedono alla commissione elettorale per il referendum a Mirafiori di far slittare la consultazione perchè troppo a ridosso delle assemblee della Fiom. Proposta messa ai voti e respinta. Le date restano quindi confermate: i circa 5.600 lavoratori dello stabilimento torinese voteranno giovedì 13 (a partire dal terzo turno alle 22) e venerdì 14 gennaio. Domani la commissione deciderà le procedure di voto e chiederà all'azienda le liste elettorali.

"Una sceneggiata ridicola - ha commentato il presidente del comitato centrale della Fiom, Giorgio Cremaschi - che serve solo a dimostrare che il referendum l'ha voluto la Fiat e che i sindacati firmatari obbediscono e basta".

In una giornata molto attesa per i risvolti del dibattito interno alla Cgil, riunita a Chianciano per la seconda assemblea delle Camere del lavoro, le tute blu hanno chiesto alla confederazione di corso d'Italia "risposte straordinarie" contro l'attacco ai diritti portato avanti dal Lingotto e di "far saltare l'accordo" del 27 dicembre, intensificando le iniziative di mobilitazione e di sciopero.

L'appello alla Fiom lanciato dal segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, a "restare nella fabbrica" e "non creare un vuoto", lasciando i lavoratori senza rappresentanza, è stato nuovamente respinto dalla categoria. Cgil e Fiom continuano a condividere il giudizio negativo su quanto sta accadendo in Fiat, ma restano divisi sul 'piano B', sulla strategia da adottare nell'eventualità che a Mirafiori prevalgano i sì all'accordo separato. Dal palco di Chianciano, Camusso ha sferrato un duro attacco all'ad della Fiat, Sergio Marchionne. "Sbaglia tempo e risposte - ha detto - se tiene nascosto il piano industriale è perché c'è un Governo tifoso che non fa il suo lavoro ed è promotore della riduzione dei diritti. Non vede che quando l'amministratore delegato insulta ogni giorno il suo paese e le sue possibilità offende non solo i cittadini e il nostro paese, ma giudica la qualità del Governo e delle risposte che vengono date".

La replica di Marchionne non si è fatta attendere. "Se l'insulto significa introdurre un nuovo modello di lavorare in Italia - ha commentato il manager italo-canadese da Detroit - mi assumo le mie responsabilità se lo vogliamo chiamare insulto, ma non lo è". Marchionne ha anche precisato di non avercela nè con Camusso e la Cgil nè con Landini e la Fiom.

Ma è proprio Landini a rincarare la dose, parlando di "ricatto" di Marchionne ai lavoratori. E a svelare che la Fiat non vuole più contrattare nulla al punto che dal 31 dicembre non ha più un responsabile delle relazioni industriali. Notizia che ha lasciato "stupefatti" i vertici del gruppo Torino, che hanno precisato che il capo delle relazioni industriali, Paolo Rebaudengo, continuerà a collaborare con il Lingotto dopo essere andato in pensione.

Intanto, a Roma (e di nuovo a Torino) sono comparse nuove scritte offensive contro Marchionne e il leader della Cisl, Raffaele Bonanni. Episodio condannato dalla Cgil: "E' l'ennesima provocazione". Il duello tra Cgil-Fiom da una parte e tra il sindacato guidato da Camusso e la categoria dei metalmeccanici dall'altra proseguirà anche nelle prossime ore. Cgil e Fiom chiedono però, insieme, a Marchionne di chiarire il "mistero" degli investimenti del piano 'Fabbrica Italia'.

"Peccato non ci sia lo spionaggio", ha ironizzato Camusso che, rivolgendosi a Cisl e Uil, ha infine chiesto un tavolo di confronto sulla rappresentanza per poi arrivare a una legge che regoli la materia. Un nodo da sciogliere al più presto per evitare che le fabbriche diventino delle "caserme", in cui i lavoratori devono obbedire al padrone. Su questo tema il direttivo della Cgil presenterà una sua proposta sabato prossimo.