Legittimo impedimento


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Cinque le ipotesi di soluzione

E' stato questo il ventaglio di ipotesi su cui hanno ragionato i giudici della Corte Costituzionale


RIGETTO RICORSI PER INAMMISSIBILITA'. I tre ricorsi dei magistrati di Milano che contestano la violazione dell'art.138 della Carta (necessità di una legge costituzionale) e 3 (irragionevole sproporzione tra diritto di difesa ed esigenze della giurisdizione) non sono discussi nel merito e dunque respinti. L'esame si ferma prima perché le questioni - secondo la tesi dei giudici costituzionali vicini al Pdl - sono state mal poste. Ipotesi, questa, data al momento per improbabile

RIGETTO PER INFONDATEZZA. I ricorsi sono esaminati nel merito e la Corte li respinge ritenendo lo 'scudo' legittimo. Ipotesi anche questa data per improbabile.

RICORSI ACCOLTI, LEGGE BOCCIATA. Per la Corte il 'legittimo impedimento' non è una semplice integrazione di un istituto processuale già esistente (l'art. 420 ter codice procedura penale) ma una prerogativa collegata alle funzioni che richiede una copertura con legge costituzionale. In questo caso il referendum abrogativo promosso dall'Idv non si terrà seppure la stessa Corte si avvii alla sua ammissibilità per mercoledì 13.

COMPROMESSO SU ILLEGITTIMITA' PARZIALE. Con un "taglia e cuci", la Corte fa cadere alcuni punti della legge. A rischio, per la sua indeterminatezza, l'estensione dell'impedimento alle attività "preparatorie o conseguenti nonché di ogni attività comunque coessenziale alle funzioni di governo". Per i giudici della Consulta in quota Pdl potrebbe essere il punto massimo oltre il quale non è bene spingersi, pena lo 'svuotamento' della legge stessa. Ma la Corte potrebbe far cadere anche la durata fino a sei mesi dello scudo e, cosa più rischiosa per il premier, ribadire un principio già stabilito da precedenti sentenze della Consulta e della Cassazione: deve essere il giudice a valutare, caso per caso e in concreto, sull'impedimento addotto. In caso di bocciatura parziale e di ammissibilità del referendum, sarebbe l'ufficio centrale della Cassazione a decidere se la consultazione si terrà o meno.