“I media tunisini non hanno dato alcun conto di quanto stava avvenendo. La radio egiziana, invece, ha parlato di un complotto ai danni del presidente Ben Ali, che sarebbe malato di Alzheimer. Sono voci ricorrenti anche a Tunisi”.
Lo dice a Televideo un cittadino italiano che da anni risiede in Tunisia, coperto da anonimato.
“Ben Ali è anziano, ma non sembra malato. La destituzione del ministro dell’Interno potrebbe però avvalorare la tesi del complotto. Certo è che il primo ministro Ghannouchi e la sua famiglia sono una vera potenza nell’economia del Paese”.
“I tumulti, avvenuti in una zona povera e militarizzata del Sud del Paese, sono stati un fulmine a ciel sereno. Si è trattato di una protesta spontanea, benché il governo sostenga la tesi del complotto”.
“La cultura qui è fortemente laica. Ci fu un tentativo di ribellione islamica 4 anni a Slimane, vicino a Tunisi, ma fu represso duramente. Per il resto, non mi sembra ci siano spazi per il radicalismo”.
“Twitter e Facebook hanno un ruolo importante, anche nella richiesta di più democrazia. ’Studiamo diritto, conosciamo i nostri diritti’ è uno degli slogan scanditi dagli universitari scesi in piazza in questi giorni”.