Atlante delle crisi


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La breve protesta algerina

Il governo taglia i prezzi di olio e zucchero polizia_algeria_scontri_296

I rincari dei beni alimentari hanno infiammato la protesta in Algeria, Paese confinante con la Tunisia, dove gli scontri di inizio anno sono costati la vita a 5 persone.

Il governo, che può contare sulle entrate di petrolio e gas, ha sospeso le nuove tasse su olio e zucchero, favorendo un calo dei prezzi. Ma la protesta, ancorché in tono minore, è continuata per alcuni giorni.

Anche qui, come in Tunisia, a scendere in piazza sono stati soprattutto i giovani senza prospettive, e il governo ha represso la protesta, con 1.100 arresti.

Il problema dell’Algeria, come della Tunisia, è in buona parte di natura demografica.

Il boom delle nascite nei decenni passati ha per risultato una nutrita generazione di 20-30 anni, cui i ritmi pur sostenuti di crescita economica non riescono a garantire adeguate opportunità di lavoro.

Nella crisi economica globale, i Paesi del Maghreb continuano a viaggiare a ritmi di crescita intorno al 4% annuo, molto al di sopra di quanto non riescano a produrre le economie più avanzate. Per raggiungere la piena occupazione, tuttavia, il Pil dovrebbe apprezzarsi di almeno il doppio.

La tempistica degli eventi ha fatto temere che ci le rivolte in Tunisia e Algeria avessero la stessa origine.

Al contrario di quanto avvenuto in Tunisia, la protesta algerina è però nata nella periferia della capitale e si è poi estesa ad altre città. I manifestanti contestano anche le condizioni degli alloggi, sottolineando il carattere urbano del disagio.

In piazza sono scesi anche militanti di formazioni islamiche, protagoniste negli anni passati di una sanguinosa guerra civile. L’Algeria ha conosciuto due lunghi periodi di conflittualità, che hanno in qualche modo stemperato le rivendicazioni politiche.