I timori di una radicalizzazione in chiave islamica della protesta sembrano più fondati in Algeria, dove la lotta all'integralismo ha rafforzato i poteri di presidente e governo.
Il Paese conobbe un decennio di terrorismo che provocò 200.000 vittime. Fu la conseguenza indiretta delle aperture al pluralismo dei primi anni '90.
Nel 1992, l'esercito annulla le elezioni politiche che, al primo turno, premiano gli estremisti islamici del Fis. Il partito viene messo fuori legge e gli integralisti del Fis e dei gruppi armati del "Gia" reagiscono con razzie, assalti e stragi di civili in tutto Paese. I raid delle milizie islamiche si moltiplicano per tutti gli anni '90, dilagando soprattutto nelle campagne del Sud.
Il governo fa scattare un potente apparato repressivo che, nel giro di alcuni anni, finisce con lo scardinare le forze dei ribelli. Il colpo di grazia alle milizie del Fis arriva nel luglio 1999, con la pur contestata elezione alla presidenza di Abdelaziz Buteflika (tuttora al potere) e la promulgazione della legge sulla Concordia civile, che riesce a convincere più di 6.000 combattenti a deporre le armi. Le milizie Fis si sciolgono nel 2000, i gruppi Gia subiscono un drastico ridimensionamento. Da allora, il processo di pacificazione ha portato a una situazione di relativa calma in tutta l’Algeria.