di Sandro CaliceUN GIORNO DELLA VITA
di Giuseppe Papasso, Italia 2010 (Iris Film)
Maria Grazia Cucinotta, Alessandro Haber, Pascal Zullino, Ernesto Mahieux, Mia Benedetta, Domenico Fortunato, Daniele Russo, Nando Irene, Massimo Sorrentino, Matteo Basso, Francesca D'Amico.
Papasso l’ha fatto con grande amore questo film: amore per il suo lavoro, per gli attori, ma soprattutto per il cinema, quello di un tempo in cui era più facile sognare.
Nella Basilicata del 1964, un giornalista di provincia (Haber) è alla ricerca di storie da raccontare. I riformatori ne sono pieni, ma quella di Salvatore è speciale. Salvatore (Matteo Basso) ha 12 anni e una sola colpa: la febbre per il cinema. E’ stato il cinema a portarlo lì. E al giornalista Salvatore racconta della sua famiglia, della madre (Cucinotta) paziente e silenziosa, del padre (Zullino) contadino comunista, dei suoi amici Alessio e Caterina, con i quali ogni giorno fa chilometri in bicicletta fino alla sala di terza visione del paese vicino per vedere l’ultimo film su Maciste contro improbabili nemici. Ma non gli basta. Salvatore ne vuole di più di cinema, sfidando l’ira del padre che lo considera solo un intralcio sulla via della rivoluzione. Perciò quando il cinema del paese mette in vendita il vecchio proiettore, Salvatore decide che deve essere suo. Ci vogliono i soldi, però, tanti soldi. E gli unici disponibili sono quelli custoditi nella sezione del partito comunista e faticosamente raccolti per inviare una delegazione ai funerali di Togliatti a Roma. Impensabile. Ma Salvatore ha la febbre…
Papasso, un passato da documentarista e qui alla sua opera prima, dichiara apertamente le sue ispirazioni e a chi ha voluto rendere omaggio: “I quattrocento colpi” di Truffaut innanzitutto, ma ovviamente anche Tornatore (qui la citazione è doppia, visto che anche le musiche di Paolo Vivaldi ricordano per magniloquenza quelle di Morricone), oltre a Guareschi e al Salvatores di “Io non ho paura” grazie al quale il regista ha detto di aver scoperto la bellezza della Basilicata. Il film è stato realizzato con un budget molto contenuto e anche gli attori hanno accettato di ridursi il compenso pur di partecipare. E l’impressione è proprio quella di un gruppo di professionisti che ha fatto con passione e bravura (tutti) il proprio lavoro. In “Un giorno della vita” c’è il racconto dell’infanzia, c’è la politica, c’è la Storia, quella importante, ma c’è soprattutto il sogno di un bambino, che è la cosa più rivoluzionaria che esista. Una favola gentile.