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Lecce-Milan 1-1, stavolta Ibra non basta

Il Milan etereo visto al 'Via del Mare' sembra aggrapparsi di nuovo al suo stellone, ma Olivera riprende per il bavero la capolista a otto minuti dal termine. La Lazio batte la Sampdoria e aggancia il NapoliRoma, prima vittoria a Cesena all'89'. Palermo ko a Cagliari; vince la Juve. L'Udinese piega il Genoa a Marassi g


di Gianluca Luceri


Preparatevi a tutto, anche a clamorosi ribaltoni: è un campionato molto strano, bizzarro, la squadra 'ammazzatutti' non c'è e dunque ogni epilogo è possibile. L'uomo dei sogni stavolta non basta. Ibra estrae dal cilindro l'undicesimo coniglio stagionale (sinistro meraviglioso da fuori area), il Milan etereo visto al 'Via del Mare' sembra aggrapparsi di nuovo al suo stellone ma Olivera riprende per il bavero la capolista a otto minuti dal termine. In Salento finisce 1-1, pari meritato dalla squadra di De Canio che annota anche un palo (Di Michele) e resta per tutto il match attaccata alle suole dei rossoneri come un fastidioso chewing-gum. Risultato destinato a fare rumore: la classifica si accorcia, il mucchio selvaggio si allarga… e alla Pinetina già fanno sogni 'mostruosamente' proibiti.

La prima puntata del girone di ritorno racconta infatti la bella favola del signor Leonardo Nascimento de Araujo, detto Leo per gli amici (tanti), i nemici (pochi) e gli esterrefatti (moltissimi). L'uomo che ha cancellato Benitez in quindici giorni, inventando (finora) poco tatticamente ma riportanto entusiasmo e allegria in un ambiente depresso, si gode il 'magic moment' figlio di grandi numeri: quattro partite sulla panca dell'Inter, quattro vittorie (tre in campionato, una in coppa Italia), dodici gol fatti. L'album nerazzurro, socchiuso nei quattro mesi di Rafa, si è improvvisamente riaperto e ripopolato di figurine importanti. Tranne Samuel e Sneijder, stanno di nuovo tutti benone e con gli special accesi: Maicon rivola beato sulla fascia, Milito è tornato cecchino, Eto'o è tornato Eto'o, e la corazzata morattiana, come d'incanto, ha di nuovo mollato gli ormeggi. I quattro pallini al Bologna e le due partite da recuperare (contro Fiorentina e Cesena), annunciano chiari squilli di rimonta, con l'Inter molto più vicina al Milan di quanto ancora non spieghi la classifica. Bravo Leo a rincollare tutto e a ricomporre il puzzle nerazzurro in quattro e quatt'otto: tutti adesso sembrano felici e contenti, tutti si sentono di nuovo gasati e vogliosi, con quel 'diavolo' di Benitez, causa di tutti i mali, lontano dalla Pinetina… Verità empirica ma pur sempre verità: il calcio è un gioco strano e i giocatori sono una 'razza' di lavoratori molto particolare. Fanno e disfano, ti portano nella gloria o ti scaraventano nella polvere, come vogliono, quando vogliono. Giuste o sbagliate che siano, così vanno le bizzarre storie del football.

La ventesima giornata lascia 'sul campo' due deluse: il Palermo che non cresce mai, e il Napoli che, come dice Mazzarri, "non può vincere sempre perché non siamo macchine". Shampoo e balsamo in terra di Sardegna per i rosanero di Delio Rossi: il 3-1 del Sant'Elia parla chiarissimo e non dice nemmeno tutta la verità, visto che gli uomini di Donadoni potevano anche far più male. Stelle e stalle, stalle e stelle, questo è il Palermo: la strada intrapresa non è detto porti in Europa, specie se Pastore (pur segnando) recita a scartamento ridotto e la squadra continua a mancare in personalità. Applausi a Donadoni: il Cagliari è bello vispo, ha un trio d'attacco importante (Matri-Nenè-Acquafresca) e che sa graffiare, e la sua classifica (nona posizione) conferma la bontà del lavoro dell'ex ct azzurro.

Napoli sbiadito con la Fiorentina. Dal 3-0 alla Juve, incluso Cavani-show, allo 0-0 interno con la Fiorentina, la musica cambia: i partenopei steccano, Mihajlovic porta a casa un punto molto più che meritato. Partita con pochissime emozioni e 'sprazzi' di occasioni, ma se fosse stato - diciamo così - un incontro di boxe, ai punti avrebbero vinto i viola. Ci sta, comunque, un pareggio sulla via di Damasco: il Napoli è sempre secondo, anche se non più da solo, visto che la Lazio l'ha riagguantato con il sofferto (eufemismo) 1-0 sulla Sampdoria targato Kozak (84'), lungagnone ceko che regala altri tre punti 'puliti' alla causa. Con l'Udinese, infatti, era entrato e aveva innescato nel finale il gol-partita del 3-2, in realtà un'autorete di Zapata. Partita da 0-0 risoltasi insomma diversamente. I biancocelesti si rimettono in marcia ma il ritmo, va detto, non è più quello brillante del 2010. La flessione, pur nel successo, è evidente. I blucerchiati di Di Carlo tornano a casa con lo zaino vuoto quando già pregustavano un punticino importante, rimpiangendo anche l'occasionissima mancata da Pazzini che poteva scrivere un altro copione.

Tiene botta, sudando sette se non otto camicie, la Roma di Ranieri, che espugna Cesena per la prima volta nella sua storia. Successo striminzito, arrivato al 90' e causato da un'incredibile autorete di Pellegrino, che infilza Antonioli dopo un'azione da 'Mai dire gol': traversa di Borriello, Adriano (in fuorigioco iniziale) raccoglie e spreca, Simplicio provoca la carambola vincente. La sensazione (forte) è che la dea bendata abbia restituito alla Roma quello che le aveva tolto a Genova: tre punti d'oro alla faccia dell'estetica. Giallorossi infatti slegati e bruttini, romagnoli pimpanti ma inconsistenti davanti, un male atavico che Ficcadenti, senza qualche consistente innesto, difficilmente riuscirà a risolvere.

Fronte perlata dal sudore, fatica indicibile, ma 2-1 che ridà un po' di colore dopo due mazzate terrificanti. La Juve piega il Bari con una pennellata su punizione di Del Piero (centro n. 280 in maglia bianconera) e un gran tiro al volo di Aquilani a dieci minuti dal termine. In mezzo il momentaneo pari del neo arrivato biancorosso, l'ungherese Rudolf. Successo che tiene i bianconeri in scia-Champions, sconfitta che lascia gli uomini di Ventura in fondo alla serie A. Gioca bene, diverte, segna. E vince. Brutto cliente, l'Udinese di questi tempi: quattro gol al Milan a San Siro (ma pari finale per 4-4), quattro gol al Genoa al Ferraris, subendone però stavolta solo due. Un festival firmato Armero, Di Natale, Sanchez e Denis. Rossoblù affondati senza discussioni, velleitari i tentativi di rimonta con Milanetto e Destro, già evaporato l'effetto-Ballardini: la classifica langue, i tifosi fischiano, la società non convince. Una delusione su tutti i fronti. Guidolin continua invece la sua bella cavalcata (ottavo posto) e domenica al Friuli arriva l'Inter: sulla carta, considerata la forma delle due squadre, è un partitone.

Torna a sorridere e a sperare il Brescia: 2-0 al Parma firmato Bega e Diamanti. Il contemporaneo ko del Cesena, in ottica salvezza, è per le Rondinelle un'altra buona notizia. Pellissier risponde ad un rigore di Maxi Lopez: pari e patta al Massimino tra Catania e Chievo, che si spartiscono il bottino e tirano avanti, restando qualche spanna sopra al 'marasma-retrocessione'.