Fiat, attesa per il referendum


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Bonanni: Mirafiori tornerà all’eccellenza

Intervista al segretario generale della Cisl bonanni_296

di Francesco Chyurlia

Tutti sperano che la Fiat, la più grande e rappresentativa azienda industriale italiana, possa avere un radioso futuro. Di sicuro il referendum di Mirafiori, le difficili trattative per la sopravvivenza di Pomigliano e la chiusura di Termini Imerese, hanno lasciato sul campo di battaglia un sindacato dilaniato e diviso e una Confindustria contestata nel suo ruolo di rappresentanza.

A far saltare le rassicuranti e collaudate dinamiche che governano da sempre le trattative sindacali è stata la crisi economica che ha convinto l’amministratore delegato Sergio Marchionne (nato in Italia, residente in Svizzera, cresciuto culturalmente in Canada) della necessità per la Fiat di dover stare, per sopravvivere, sui rigorosi e duri binari del mercato globale. A pagarne il prezzo più caro sono stati i sindacati divisi in due tronconi: Cisl e Uil da una parte e Cgil dall’altra.

Era già successo, nel recente passato, ma il referendum sull’accordo sindacale di Mirafiori ha acuito i contrasti, soprattutto tra Cisl e i metalmeccanici della Fiom-Cgil. Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, afferma al nostro giornale che la responsabilità della spaccatura è da addebitare al radicalismo della Fiom, più che della Cgil. “In tutta questa vicenda c’è chi se la canta e se la suona come vuole, perché il contrasto davvero forte e finora insanabile ha riguardato e riguarda solamente il settore metalmeccanico”.

Ma quello della Fiat non è il primo accordo separato…
“E’ vero. Il nodo si è complicato un anno e mezzo fa quando Cgil, Cisl e Uil non sono state in grado di fare l’accordo interconfederale sul nuovo sistema contrattuale. Però, c’è da dire che tutti i settori hanno rinnovato i contratti unitariamente senza un’ora di sciopero introducendo nuove normative partecipative e aperte alla flessibilità e non ci sono stati problemi. L’unico problema è nel settore metalmeccanico e naturalmente nella Fiat, luogo simbolo per taluni, diventato l’inizio e la fine della vicende sindacali”.

Se le cose non vanno, può essere solo colpa della Fiom?
“C’è chi non riconosce gli altri e non riconosce le regole esistenti alle quali gli altri si attengono. Questi principi funzionano dappertutto meno che lì, nel settore metalmeccanico. Ora noi dovremmo rivedere le regole e gli accordi fatti in ossequio ad una realtà che non rispetta le maggioranze, non rispetta le controparti, non rispetta gli altri sindacati e non rispetta la loro stessa confederazione”.

Lei dice che c’è un contrasto tra Cgil e Fiom?
“La Cgil vorrebbe, nel tentativo di mediare con la Fiom, farci una proposta sulla rappresentanza che io ritengo del tutto sbagliata. Vorrei ricordare che due anni e mezzo fa Cgil, Cisl e Uil hanno redatto un documento facendolo approvare a tutti gli organismi centrali e periferici con la sola opposizione della Fiom, motivo per cui la Cgil non è andata avanti. Ora la Cgil mi chiede di scavalcare quell’accordo e mi fa una proposta che più che agevolare decisioni a sostegno delle maggioranze aumenta il potere di veto da parte di una minoranza che fa battaglie politiche e non sindacali. In tutto questo c’è qualcosa che non va”.

Torniamo al referendum di Mirafiori. Qual è il suo giudizio?
“Nella vicenda Mirafiori la Fiom e la Cgil hanno subìto una clamorosa sconfitta nonostante abbiano avuto tutti i media a disposizione, compresa la tv di Stato, ogni giorno usando argomenti per sollecitare la pancia dei lavoratori e politicizzando oltre misura questa vicenda. Noi abbiamo avuto un risultato davvero considerevole ma sono loro che si muovono come se lo avessero vinto e come se rappresentassero tutto il mondo sindacale e del lavoro. La Camusso, se ha interesse di recuperare un rapporto unitario ritiri fuori dal cassetto lo stesso documento che siglammo insieme e il giorno dopo lo facciamo diventare regola per tutti i settori italiani”.

Perché è così importante quell’accordo?
“Quel documento è stato pensato, verificato e approvato e rappresenta l’incontro delle culture del pluralismo sindacale italiano. Il resto è un gioco per comporre le vicende interne alla Cgil. Io rappresento la Cisl e sono lontanissimo dall’idea di partecipare alla mediazione tra la Cgil e la Fiom”.

Ma si può prescindere dalla Cgil e dalla Fiom che hanno un grande numero di lavoratori iscritti in tutte le categorie, specie tra i metalmeccanici?
“Io rispondo così: si può prescindere dalla Cisl, dalla Uil e dagli altri sindacati? Si può prescindere da quelli che sono più forti di loro? Si può prescindere da chi rappresenta la maggioranza dei lavoratori italiani? Si può prescindere da un’organizzazione come la Cisl grande almeno quanto la Cgil negli attivi? Io so che esiste la Cisl, ma so che ci sono anche gli altri sindacati”.

La trattativa della Fiat per gli stabilimenti di Pomigliano e Mirafiori si è caratterizzata anche per un altro elemento anomalo nella storia industriale italiano: l’uscita del gruppo dalla Confindustria e il conseguente rischio che questo comportamento dilaghi in altre realtà favorendo contratti aziendali fuori dalle regole nazionali.
“Tutti sanno, ma fanno finta di non sapere, che la vicenda è già risolta: la Fiat chiede a Confindustria un contratto per l’auto. Marchionne e Marcegaglia si sono già accordati e il contratto del settore auto si farà in Confindustria. Per noi ogni tavolo nazionale o aziendale va bene, purché sia contrattato”.

A Mirafiori si è chiesto un sacrificio soprattutto ai lavoratori turnisti della catena di montaggio. Questo può replicarsi anche in altre aziende?
"La risposta migliore l’hanno data i turnisti di Mirafiori che al referendum hanno votato per il 70% a favore dell’accordo. Secondo me i turnisti si sono così incavolati per le sciocchezze che tutti hanno detto sui turni, che a grande maggioranza hanno votato sì al referendum. Questo a dimostrazione che i turni sono gestibilissimi. E’ la miglior risposta di chi parla di schiavizzazione dei turni. A meno che il 70% dei turnisti non sia stato colto da sindrome di Stoccolma”.

Con questo accordo aumenta la produttività aziendale, ma se la Fiat non fa nuovi modelli, tutto è vanificato…
“Questa è una tipica foglia di fico di chi non vuole riconoscere la validità dell’intesa. Per quel che riguarda Mirafiori, il problema è risolto e consiste nel grande modello di fascia alta rappresentato dal Suv della Chrysler, il migliore prodotto della casa di Detroit: sono 280 mila pezzi per il mercato europeo, quasi la metà di quanto oggi si produce in Italia. E poi verrà prodotta l’ammiraglia dell’Alfa Romeo. Erano anni che non si produceva in Italia questo tipo di vettura. Questi due modelli faranno rialzare la testa a Mirafiori facendola ridiventare un punto d’eccellenza a livello internazionale”.

Questo accordo, che asseconda i progetti della Fiat, potrebbe rimettere in gioco lo stabilimento di Termini Imerese o quello è un capitolo definitivamente chiuso?
“Purtroppo la vicenda di Termini Imerese si è chiusa tre anni fa quando le istituzioni nazionali e locali hanno declinato la proposta della Fiat di ristrutturazione di quel sito. A Termini Imerese non si producevano le componenti dell’auto che venivano importate dallo stabilimento lucano, 7-800 km di distanza e questo faceva costare l’8-9% in più il prodotto. Fare componenti voleva dire spendere circa un miliardo e duecento milioni per una ristrutturazione del sito che la Fiat era disposta a finanziare per la metà. Il resto doveva accollarselo le istituzioni. E non se ne fece più nulla, anche se in prospettiva la Fiat avrebbe avuto bisogno di una piattaforma verso il nord-Africa e il Medio Oriente. La Fiat ha risolto la questione investendo su Napoli. Ora ci stiamo muovendo su un altro fronte, che è quello della riqualificazione del sito”.