Nuove proteste in Tunisia, nel secondo giorno di lutto nazionale per le vitti- me dei recenti scontri che hanno portato l'ex presidente Ben Ali alla fuga.
Il principale sindacato tunisino, che ha giocato un ruolo fondamentale nelle proteste, ha chiesto un nuovo governo "di salvezza nazionale", mentre il premier ad interim Ghannouchi ha promesso che garantirà le prime elezioni democratiche dal tempo dell'indipendenza. La televisione di Stato manda in onda le preghiere per i morti negli scontri.
Un consiglio nazionale che scriva una nuova Costituzione e le dimissioni del governo di transizione. Sono le richie- ste del Congresso per la Repubblica, il partito tunisino di opposizione guidato da Moncef Marzouki.
Migliaia di persone si sono messe in marcia verso Tunisi da Sidi Bouzid, la città dove il 18 dicembre partì la rivolta, in seguito al suicidio di un giovane commerciante ambulante.
Il corteo conta di raggiungere la capitale entro 4 o 5 giorni.
Anche i poliziotti si sono uniti alle manifestazioni, dicendo di essere stati vittime di Ben Ali. "Anche noi per anni siamo stati vittime dell'arbitrarietà di Ben Ali", ha spiegato un giovane poliziotto di 28 anni che ha richiesto l'anonimato. "Oggi, la nostra vita è minacciata, i cittadini ci prendono per killer. Il popolo vuole vendicarsi, ma siamo là per garantire la sua sicurezza", ha aggiunto.
Ha inoltre chiesto, come avevano fatto alla vigilia poliziotti in molte città della Tunisia, la creazione di un sindacato per difendere i diritti della professione. La popolazione tunisina esprime apertamente la sua ostilità nei confronti della polizia, strumento privilegiato del potere di Ben Ali, come testimoniato dalla cruenta repressione della "rivoluzione jasmine", che ha provocato 100 morti in un mese secondo le Nazioni Unite.
"Vi chiedo perdono e spero che voi ci possiate perdonare", aveva detto ieri un poliziotto in uniforme, Naim Selmi, alla folla radunata dinanzi alla sede ufficiale dell'entourage del primo ministro, a Tunisi.