I sanguinosi e violenti scontri di Tirana, che hanno portato alla morte di tre manifestanti e a numerosi arresi, avevano come obiettivo di "ribaltare il governo con la forza". Lo afferma il vice primo ministro dell'Albania, Edmond Haxhinasto, ministro degli Esteri di Tirana.
"È un segnale che le scelte politiche dell'opposizione si sono ulteriormente radicalizzate", spiega Haxhinasto in un'intervista rilasciata al Giornale, "L'Albania è un Paese democratico e un membro della Nato. La violenza, contro le forze di polizia, come è stata utilizzata a Tirana, non è permessa nelle società democratiche".
A perdere la vita, però, non sono stati gli agenti ma chi protestava contro l'esecutivo. "Siamo profondamente dispiaciuti per le perdite di vite umane", chiarisce il vice premier, "Questo è il segnale più evidente che l'opposizione deve abbassare i toni. Verrà condotta un'inchiesta piena e completa su quello che è accaduto venerdì. Siamo un Paese con istituzioni serie, perfettamente funzionanti e aspiriamo ad entrare nell'Unione europea".
Due giorni fa tra i manifestanti, oltre a chi lanciava pietre, c'era chi aveva con sé armi. "Le prove che abbiamo", la conferma, "sono i segni dei proiettili sul palazzo del primo ministro sparati da fuori". E proprio Sali Berisha ha parlato di "tentativo di colpo di stato"..."Nel corso dell'ultima settimana, in preparazione della manifestazione, i leader dell'opposizione hanno rilasciato ripetute dichiarazioni di questo tenore: "Il 21 gennaio il governo cadrà", "il primo ministro sarà costretto a lasciare". E dopo gli scontri continuavano a dire, nonostante le vittime, che butteranno giù l'esecutivo", prosegue Haxhinasto, "La loro intenzione è chiara: obbligare questo governo ad andarsene. La violenza esplosa in piazza serviva a questo. Non solo: diversi leader dell'opposizione hanno fatto riferimento allo scenario tunisino sostenendo che accadrà lo stesso in Albania. Nel nostro Paese, però, non c'è una dittatura".
''Non ci arrenderemo fino a che non otterremo quanto e' giusto e corretto per l'Albania: nuove e libere elezioni''. Intervistato da Corriere della Sera, Repubblica e Stampa, il sindaco di Tirana Edi Rama, leader del partito socialista albanese, denuncia gli spari sulla folla inerme e chiede al governo ''un confronto civile e senza prepotenze''.
''Abbiamo portato in piazza la gente sempre senza scontri, siamo contro la violenza, ma non possiamo trasformarci nello zimbello di questo regime perché siamo pacifici e non facciamo paura'', dichiara Rama. ''Venerdì eravamo scesi in piazza in modo pacifico, per chiedere democrazia, trasparenza e legalità. Ci hanno accolto con i fucili, hanno sparato su gente inerme. Non accade in nessun paese europeo, solo in Albania, un paese che la comunità internazionale porta come esempio di sviluppo e democrazia. Ma è falso: ecco il vero volto del regime. Un volto di assassini''.
''Oggi qui c'è una sofferenza enorme e le ragioni sono semplicissime: la libertà di voto è stata violata, come la libertà di comunicazione e concorrenza'', denuncia Rama. ''Noi non abbiamo tentato nessun golpe, abbiamo solo chiesto una commissione d'inchiesta sulle passate elezioni, piene di frodi'', ma ''non ci è stata concessa alcuna forma di indagine''. La popolazione, aggiunge, ''si è resa conto che il suo voto non aveva alcun valore e che in questo paese si è instaurato un potere corrotto''.