di Loredana Capotondi
Un tema su cui da sempre l’uomo si interroga terrorizzato riguarda la fine del Mondo. Una domanda senza una risposta certa ma talmente di attualità che se ne è occupato in questi giorni il Festival delle Scienze di Roma, alla sua sesta edizione.
Il Festival ha affrontato il tema, come sempre dalla prospettiva scientifica più avanzata, riunendo grandi personaggi della ricerca scientifica nazionali e internazionali, filosofi e storici della scienza, incontri e lectio magistralis per capire e discutere di scienza anche con un po’ di salutare ironia.
Ogni cultura nella storia dell’umanità ha pensato alla fine del mondo. Questa sorta di seduzione per la fine è stata esaltata anche dai media rievocando antiche profezie. Il primo appuntamento da superare è il 21/12/2012 che secondo i Maya è l’ultimo giorno del calendario.
Lasciando da parte le suggestioni che popolano l’immaginario collettivo come ci ha spiegato il grande scrittore inglese Ian McEwan che ha sottolineato il fascino ancora vivo delle antiche profezie. McEwan ci ha ricordato i tanti testi religiosi che predicono la fine anche in un’epoca scientifica come la nostra. Ma l’idea inevitabile che il genere umano perisca deve confrontarsi anche con cose più concrete anche se sembrano argomenti da fantascienza. Asteroidi killer, esplosioni di particelle energetiche dal Sole, raggi gamma letali emessi da una supernova vicina, il nostro pianeta inghiottito da un buco nero a spasso per lo spazio o prodotto per sbaglio da un acceleratore di particelle: per la fisica e l'astronomia moderne sembra esserci solo l’imbarazzo della scelta quando si pensa a fenomeni che possono provocare la fine del mondo.
C’è qualcosa di vero dietro queste possibilità? Andrea Bernagozzi, astrofisico dell’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta, ci rassicura: ‘possiamo dormire sonni (abbastanza) tranquilli ancora per diversi miliardi di anni’.La fine avverebbe se si dovessero verificare tre processi:la turbolenta fase finale della vita del sole; la collisione tra la nostra galassia e quella di Andromeda; la continua espansione dell’universo.
Dal punto di vista astronomico una cosa è certa però tra un miliardo di anni la Terra sarà completamente arida e priva di vita, ha spiegato l’astronomo Robert Smith, a causa della ‘naturale’ vita della nostra stella il Sole. Si tratta comunque di un tempo incredibilmente ampio che come ha detto la scienziata americana Lisa Randall potrebbe riservarci tante sorprese anche negative legate ai pericoli per l’ambiente creati da noi stessi. Temi trattati da altri studiosi come l’allarme lanciato dal fisico Kjell Aleklett che ha illustrato l’inevitabile esaurimento delle fonti energetiche. Le catastrofi all’orizzonte poi vengono anche da terremoti, vulcani e tsunami, illustrati dai geologi presenti.
Per fortuna al Festival uno spettacolo per sdrammatizzare, con un pizzico di critica amara del nostro mondo, il terrore della “fine’, viene messo in scena da Umberto Petrin, pianista e compositore, da un “dicitore” d’eccezione lo scrittore Stefano Benni, e da uno schermo. Benni si chiede:”Che cosa dobbiamo mettere nell’ultima astronave in partenza per lo spazio una volta che l’umanità sarà estinta? Che cosa vogliamo salvare? Codici e invenzioni non bastano. Ci vuole il sogno dell’uomo, la sua capacità artistica e di comunicare con gli altri. Sullo schermo quadri famosi: dai graffiti paleolitici a Leonardo. Le parole degli artisti. Il grido e il sorriso nella letteratura, nella musica, nella pittura, ciò che di meglio e di peggio l’uomo ha da mostrare all’universo, nel caso dovesse scomparire.
All’Auditorium di Roma è stata presentata anche l’iniziativa ‘La cattiva scienza in Tv’. Un gruppo che, in modo ironico e divertente, ha come obiettivo smascherare chi, sul piccolo schermo, cerca di utilizzare la nostra credulità ‘elargendoci pseudo contenuti scientifici’. Il gruppo è nato sul web ed è formato da blogger, cittadini, genitori, insegnanti, ricercatori, scienziati che intendono lanciare un messaggio positivo: ‘vogliamo più chiarezza in certe trasmissioni, che spacciano per misteri o per fenomeni inspiegabili quelli che non sono altro che credenze popolari da baraccone’. Ma per finire niente paura come dice la citazione del creatore di Linus, Charles M. Schulz, “Don’t worry about the world coming to an end today. It is already Tomorrow in Australia”. Appuntamento al 2012.