Giorno della Memoria


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L'antisemitismo corre nella rete

Intervista ad Anna Foa, Docente di storia moderna Università La Sapienza di Roma

L’ultimo rapporto del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano indica la rete come principale vettore del nuovo antisemitismo. Il pregiudizio antiebraico oggi passa per internet?
Sostanzialmente sì, ci sono anche altri canali, ma quello principale è internet. Del resto basta navigare un po’ per rendersi conto di questo. Ci sono siti antisemiti ovunque, di ogni tipo, di cui alcuni sono espressione di un tradizionalismo cattolico, lefebvriano, addirittura sedevacantista, cioè quelli che sostengono che dopo il Concilio non c’è più un Papa e una Santa Sede, altri invece più legati ai movimenti neonazisti , altri mettono insieme il sostegno a palestinesi e in particolare ad Hamas con formule neo naziste, insomma c’è un po’ di tutto e in forma molto virulenta e molto pervasiva.

Qual è la pericolosità di questo nuovo canale di trasmissione dell’antisemitismo?
Innanzitutto il mezzo. E’ un mezzo che i giovani usano e con cui si confrontano spesso. Basta vedere i commenti e gli interventi che nascono in questi blog per rendersi conto della presa che hanno queste affermazioni. Tutte o quasi crescono su un unico terreno comune che è quello di un’enorme “teoria del complotto” che è molto pervasiva nella società, e in cui tutti più o meno credono. Basta parlare con le persone per sentirsi dire : “E già, ma cosa c’è dietro”, o affermazioni di questo tipo, che trovano nella rete ( c’è una sorta di affinità col mezzo),un canale privilegiato in cui tutto è complotto. La teoria del complotto sembra naturale. Uno dei cavalli di battaglia di queste forme di complottismo e di negazionismo vero e proprio lo si ritrova nei tanti siti sulle Torri Gemelle, dove si dice che il crollo non sia mai esistito oppure che sia opera degli ebrei. Tutto questo porta a formulare una gigantesca “teoria del complotto”, che è solo un modo molto facile di uscire dalle contraddizioni della nostra società. Se esiste un complotto la responsabilità di ognuno è limitata e in qualche modo addirittura abolita. C’è poi un linguaggio che fa molta presa sui giovani, estremamente semplificato. E per la prima volta dal dopoguerra ci troviamo davanti ad un effettiva presa di questa ideologia, che punta su una lingua semplificata, su questo complottismo, estremamente basso come livello ma che proprio per questo è efficace, e su un mezzo che arriva ovunque.

Come contrastare questo?
E’ molto difficile. Con una punta di illuminismo io penso ancora che l’insegnamento, il coinvolgimento diretto degli studenti, delle persone con cui si parla, abbia grandi possibilità. Resta il fatto che noi arriviamo a pochissime persone rispetto a quelle a cui arriva la Rete. E’ una questione numerica. Ogni anno io posso riuscire a stimolare l’interesse, la curiosità, la spinta alla complessità,alla non semplificazione, di 30, 40 studenti, ma al di là di questo ci troviamo di fronte a numeri molto ampi. Ci vorrebbe un controllo sui contenuti di questi blog. L’ultima black list pubblicata sul sito americano Stormfront dal titolo ” Il dovere di ogni nazionalsocialista è quello di scovare l'ebreo camuffato", è un attacco neonazista molto virulento. Sul sito si trova l’esaltazione della razza ariana e tutto l’armamentario di un incitamento al razzismo che è proibito dalle nostre leggi. Un controllo maggiore è molto difficile da ottenere, anche se si lavora tanto in questo senso, anche perché molti di questi siti sono localizzati negli Stati Uniti o altrove, ed è complesso riuscire a bloccarli. Credo molto invece in un lavoro di insegnamento, non tanto sui contenuti, ma sul fatto di rendere più complesso il linguaggio, stimolare la responsabilità, le letture, e questo va fatto in modo massiccio da tutti gli intellettuali, gli insegnanti e coloro che operano nel sociale.

A parte la Rete, quali sono le nuove forme di antisemitismo?
L’antisionismo, che ha una forte presa e che punta su contraddizioni e problemi reali per snaturali e trasformali in un terreno di odio verso gli ebrei, in cui anche l’appoggio ai palestinesi è del tutto strumentale, e comunque punta sull’appoggio ai terroristi, ad Hamas, e non certo sul dialogo tra israeliani e palestinesi. Poi è ancora molto forte il terreno lefebvriano, ai margini del lefebvrismo, interno al mondo cattolico, il cattolicesimo tradizionalista. Esiste un sito dedicato all’ abate Barruel, che durante la rivoluzione francese aveva scritto uno dei primi libri sulla “Teoria del complotto”. Alcuni anni fa questo non sarebbe stato possibile. In realtà questi stereotipi negativi sulll’ebreo sono molto persistenti, si perpetrano, e man mano viene aggiunto qualche elemento. L’elemento essenziale aggiunto negli ultimi due decenni è l’antisionismo, la crescita del lefebvrismo e delle forme più anticonciliari di cattolicesimo, e questa idea del complotto, che a mio avviso è molto pericolosa.

Dunque tutti i luoghi comuni e i pregiudizi sugli ebrei, deicidi, avidi oltre misura, reietti, sono ancora vivi?
Un po’ meno. E’ il linguaggio attraverso cui si filtrano . C’è un’ insistenza sull’ebreo ricco, sull’ebreo potente, sull’ebreo che complotta contro gli altri, più che sul deicidio. Invece nei siti tradizionalisti c’è una polemica contro il Concilio che ha fatto degli ebrei degli “uguali”, e che ha eliminato la tradizione antigiudaica della Chiesa.

Il Giorno della Memoria. Come far sì che non sia solo commemorazione ma qualcosa in più?
Forse domandarsi a cosa serve la memoria, non una memoria fine a se stessa ma una memoria che si allarghi il più possibile. Parafrasando la frase degli ebrei “Ricordati che sei stato schiavo in Egitto”, tramutarla in “ricordati che questa memoria sia volta a ricordare non solo per te ma per tutti”. Va anche detto che certi meccanismi civici sono molto importanti perché servono a creare coesione, basta che siano fatti con garbo in modo da non suscitare una reazione negativa. A volte nelle scuole se sono imposti e non sentiti diventa un meccanismo del tutto rituale. E’ un meccanismo con una doppia faccia, in cui i rischi sono pari ai vantaggi.

(C. T.)