Le manie, i pregiudizi, i luoghi comuni sugli ebrei, che coraggiosamente lei ha descritto nel "Cimitero di Praga",( attribuendo a Simonino Simonini tutte le caratteristiche che un antisemita usa per connotare gli ebrei) ci sono familiari e hanno pervaso la mentalità corrente. Simonino Simonini è ancora tra noi?
E’ ancora tra noi perché il razzismo, come incapacità di accettare l’Altro, non muore mai, anche se nel corso della storia assume forme diverse. Il leghismo selvaggio è certo una nuova forma di razzismo. Quanto all’antisemitismo oggi è virulento nei paesi arabi ma in quelli occidentali è fenomeno abbastanza marginale, limitato o alle frange neonazi o a degenerazioni di una solidarietà terzomondista.
Cosa ha alimentato il mito dell'ebreo deicida, reietto, che si nutre del sangue dei bimbi cristiani, avido oltre misura, che giustifica la discriminazione che subisce da secoli?
Bisogna distinguere un antisemitismo che chiameremo religioso, che va dalle origini alla rivoluzione francese, all’antisemitismo che chiamerei borghese, tipico del XIX secolo, e che poi sfocia nelle tecniche di sterminio hitleriane. L'antisemitismo religioso e popolare, che si basa da un lato sull’idea del popolo deicida e dall’altro sulla presenza dell’ebreo del ghetto, che parla un’altra lingua, è spinto a praticare solo attività commerciali o addirittura l’usura, ed è un diverso malvisto specie dagli umili. Ma dopo la rivoluzione francese, quando gli ebrei in vari paesi acquistano diritti di cittadino normale o quasi normale, nasce un antisemitismo che direi economico, in cui l’ebreo viene identificato con il capitalista. Sorge pertanto anche un antisemitismo socialista, e ed è appena uscito su questo fenomeno il libro di Battini, Il socialismo degli imbecilli. Oppure non si riesce a sopportare che l’assimilazione sia così completa da portare molti ebrei a diventare ufficiali dell’esercito; e di lì il caso Dreyfus. E’ con questo antisemitismo “borghese” che nasce il mito del complotto ebraico per la conquista del mondo, popolarizzato poi dai falsi Protocolli dei savi anziani di Sion.. L’ebreo fatto segno al’antisemitismo popolare e religioso poteva magari essere accusato di uccidere i bambini ma non lo si vedeva come pericolo mondiale.
Quando lo stereotipo può essere attraente?
Come si è visto, gli stereotipi sono stati due, ma sempre basati sulla diffidenza per il diverso. L’odio per il diverso non è “attraente”: è spesso necessario, specie se opportunamente suscitato e manipolato, per conferire identità a un gruppo e per scaricare su qualcun altro l’insoddisfazione per i disagi dei membri di quel gruppo. Ha a che fare con l’invenzione del nemico da parte di ogni dittatura, per dirottare altrove la violenza del corpo sociale.
L'ossessione rivolta agli ebrei in quanto "diversi", è ancora attuale. Magari rivolta ad altre minoranze,(immigrati, islamici....). Gli stereotipi antisemiti sono simili a tutti gli altri stereotipi razzisti?
E’ evidenza storica che lo stereotipo antisemita ha avuto e ha vita più lunga degli altri. Perché gli altri gruppi di diversi cambiano col tempo, o scompaiono, mentre le minoranze ebraiche sono sempre rimaste presenti, con una forte identità; inoltre gli altri oggetti di odio razziale sono sempre stati di solito dei reietti culturalmente inferiori (zingari, immigrati analfabeti, schiavi dalla pelle nera), mentre l’ebreo nasce da una cultura del Libro, rappresenta una diversità colta e quindi capace di suscitare invidia o avversione presso le masse diseredate. Tipico il caso degli ebrei russi, che sapevano leggere e scrivere rispetto a una popolazione di mugiki analfabeti. Di lì il pogrom. Infine c’è un carattere specifico dell’antisemitismo, oltre alla sua resistenza nel corso dei secoli: che è la sola forma di razzismo che è sfociata in un genocidio “scientifico”, tecnologicamente organizzato, e così massiccio come l’Olocausto.
Quali sono le nuove forme di antisemitismo e i meccanismi dell'antisemitismo moderno?
Qui la storia si fa complessa perché oggi spesso l’antisemitismo assume le forme dell’antisionismo, e talora si confonde con la critica alla politica israeliana. Sono tre cose diverse (tanto diverse che si può essere persino ebreo e non essere d’accordo con la politica del governo israeliano o non condividere l’idea sionista) ma per moltissimi l’avversione a Israele si trasforma in avversione per l’ebreo tout court, ed ecco che abbiamo un ritorno dell’antisemitismo, anche se mascherato e anche se, ripeto, limitato ad alcune frange politicamente molto connotate ma estraneo, mi pare, alla maggioranza della popolazione. Però, a scoprire tanti siti antisemiti su Internet, non si può evitare un brivido.
(C. T.)