“Le alluvioni nel Queensland sono collegabili al fenomeno de ‘La Niña’, spiegano a Televideo Daniele Cat Berro, Claudio Castellano e Valentina Acordon, della Società meteorologica italiana. “La Niña è un’oscillazione del sistema climatico del Pacifico Equatoriale, caratterizzata da un anomalo riscaldamento delle acque superficiali al largo di Australia e Nuova Guinea,che si traduce in un incremento della piovosità. Parallelamente,il Pacifico al largo del Perù si raffredda e provoca un aumento della siccità. Si tratta di un fenomeno normale,anche se quello di quest’anno è stato l'episodio più intenso da trent’anni".
“Il fenomeno opposto, ‘El Niño’, porta siccità sulle coste australiane e piogge intense su quelle sudamericane. Benché non vi sia un’influenza diretta, statisticamente durante una fase La Niña, anche il Sudafrica è caratterizzato da un clima fresco e piovoso, mentre le piogge torrenziali in Brasile sono probabilmente un evento estremo riconducibile alla normale variabilità climatica della zona”.
“Gli scenari futuri dei modelli climatici non prevedono cambiamenti sostanziali nell'intensità e nella ciclicità di El Niño e de La Niña”.
L’emisfero meridionale è più al riparo dal processo di riscaldamento globale del pianeta?
“L’emisfero Sud si sta riscaldando più lentamente. Gli oceani hanno un’inerzia termica più grande rispetto alla terraferma, dunque impiegano più tempo a variare la loro temperatura: secondo l'Ipcc (l’Organizzazione intergovernamentale sui cambiamenti climatici), l'incremento termico medio dell’aria nel periodo 1979-2005 è stato di 0,13°C/decennio sopra gli oceani e di 0,27°C/decennio sopra i continenti. Nell’emisfero australe, essendo i mari molto più estesi delle terre emerse, il riscaldamento è stato circa la metà di quello dell'emisfero boreale".
Dobbiamo attenderci eventi simili anche nell’emisfero Nord per la prossima estate?
“No. Ammesso che prosegua fino alla prossima estate, La Niña non ha influenza diretta sulla distribuzione delle precipitazioni nell’emisfero Nord, soprattutto in Europa. Durante le fasi in cui La Niña è attiva, è invece favorita una maggior frequenza di uragani intensi tra i Caraibi e l'Atlantico, mentre diventano più rari i cicloni nell’Oceano Pacifico settentrionale".
La Conferenza di Cancun ha dato alla comunità scientifica le risposte che si attendeva?
“La sedicesima conferenza delle parti, che si è tenuta a dicembre a Cancun, si è conclusa senza dare risposte particolarmente decisive all'urgente problema dei cambiamenti climatici. Peraltro, dopo il parziale fallimento di Copenaghen, nel 2009, le aspettative per l'appuntamento messicano erano piuttosto modeste. Ne è scaturito un accordo non vincolante che riconosce appieno l'urgenza di agire per limitare l'impronta umana sul clima, tagliando drasticamente le emissioni di gas a effetto serra per non superare i 2°C di aumento termico medio globale entro la fine del XXI secolo, rispetto all'era preindustriale. A Cancun si è stabilito di attivare un fondo di 100 miliardi di dollari/anno a partire dal 2020 per aiutare i Paesi in via di sviluppo nelle politiche di mitigazione e adattamento. Tuttavia non è chiaro come questi fondi verranno raccolti ed erogati, né se i Paesi che ne beneficieranno dovranno rispettare vincoli in merito alle emissioni di gas climalteranti. La strada del ‘dopo-Kyoto’, insomma, rimane in gran parte da tracciare, e i cambiamenti climatici rischiano di essere molto più rapidi della nostra capacità di decidere e mettere in pratica azioni significative”.