di Sandro CaliceTHE GREEN HORNET
di Michel Gondry, Usa 2011 (Sony Pictures)
Seth Rogen, Jay Chou, Christoph Waltz, Cameron Diaz, Edward James Olmos, Tom Wilkinson, Edward Furlong, Chad Coleman, Analeigh Tipton, Eddie Rouse, Robert Clotworthy, David Harbour, Joe O'Connor, Sarah Skeeters, Jill Remez.
Supereroe ante litteram, di giorno editore, di notte nemico del crimine, con il fido partner Kato, Green Hornet (il Calabrone Verde) fu creato come personaggio radiofonico nel 1936. Fu un successo che lo portò al cinema, nei fumetti e negli anni ‘60 anche in un serial televisivo, celebre per la presenza di Bruce Lee nei panni di Kato. Gli mancava solo il 3D di questo lungometraggio.
Britt Reid (Rogen) vive la sua ricchissima vita senza impegno e senza scopo, anche per colpa del rapporto col padre, editore e direttore del The Daily Sentinel. Fino al giorno in cui il padre muore improvvisamente. Britt si trova con un impero da dirigere e un mondo da capire. Comincia dall’autista orientale del padre, Kato (Jay Chou). E scopre che è un genio della meccanica e della tecnologia, oltre che un esperto di arti marziali. Il loro coinvolgimento casuale in una rissa sarà un’illuminazione per Britt: Los Angeles è dominata dal crimine, serve qualcuno (meglio ancora, due) che lo combatta, anche infrangendo la legge e con una identità segreta. Kato costruirà la Black Beauty, una macchina indistruttibile e dotata di mille gadgets, penserà ai costumi, alle armi e anche al nome. Britt userà il giornale per far conoscere il personaggio, aiutato dalla segretaria-criminologa Lenore Case (Diaz). Il mito di Green Hornet è pronto. Peccato non abbia fatto i conti il malvagio, sadico, incapace di umorismo, re del crimine Chudnofsky (Waltz).
Volevano fare una commedia ricca di azione. La domanda allora è: perché chiamare a dirigerla il francese Gondry (“Se mi lasci ti cancello”, “L’arte del sogno”, “Be kind rewind”), talento più a suo agio col pennello che con la pennellessa? Infatti non crediamo abbia lasciato il suo segno più di tanto. Il film è una commedia di azione nel senso che è l’accostamento più che l’amalgama dei due generi. Rogen, che è anche sceneggiatore, si è concentrato su un umorismo chiassoso e a grana grossa a discapito del personaggio, che al di là del divertimento delle scene d’azione, risulta privo di spessore e fascino. Anche perché, diciamolo, Rogen è troppo l’ex (o il potenziale) ciccione simpatico per essere credibile come tenebroso supereroe. Forse si voleva recuperare l’atmosfera kitsch e scanzonata della serie tv (ma quando il sommo Bruce Lee menava fendenti con le mani – una volta persino a Batman – c’era poco da scherzare), l’impegno si vede, il risultato meno.