di Carla Toffoletti
Ci sono molti modi di fare violenza su una donna, alcuni sono legali. Ricorre oggi la Giornata Mondiale contro le Mutilazioni Genitali Femminili, riconosciute e condannate come una gravissima violazione del diritto fondamentale alla salute e all’integrità fisica di donne e bambine. L’anniversario è stato proclamato dall’Onu nel 2003.
Sono 130 milioni le donne nel mondo che subiscono Mgf . Nel 2010 8 mila bambine al giorno hanno subito questa pratica.
L’Africa è di gran lunga il continente in cui il fenomeno delle MGF è più diffuso, con 91 milioni di ragazze di età superiore a 9 anni vittime di questa pratica, e circa 3 milioni di altre che ogni anno si aggiungono al totale.
In 7 Stati (Egitto, Eritrea, Gibuti, Guinea, Mali, Sierra Leone e Somalia) e nel Nord del Sudan, il fenomeno tocca praticamente l’intera popolazione femminile. In altri 4 paesi (Burkina Faso, Etiopia, Gambia, Mauritania) la diffusione è maggioritaria ma non universale. In altri 5 (Ciad, Costa d’Avorio, Guinea Bissau, Kenya e Liberia) il tasso di prevalenza è considerato medio tra il 30 e il 40% della popolazione femminile, mentre nei restanti paesi la diffusione delle MGF varia dallo 0,6 al 28,2%.
Anche il tipo di intervento mutilatorio imposto varia a seconda del gruppo etnico di appartenenza. Il 90% delle MGF praticate è di tipo escissorio (con taglio e/o rimozione di parti dell’apparato genitale della donna), mentre un decimo dei casi si riferisce all’azione specifica della "infibulazione", che ha come scopo il restringimento dell’orifizio vaginale e può a sua volta essere associato anche a un’escissione.
Il problema, ancora sommerso e poco conosciuto, tocca da vicino anche l’Italia: secondo uno studio commissionato dal Ministero per le Pari Opportunità, nel nostro Paese sono oltre 35 mila le donne vittime di Mgf, e circa 1000 quelle potenziali, tutte minori di 17 anni. In Italia esiste una legge che le vieta esplicitamente: la legge n. 7 del 9 gennaio 2006 che introduce il reato di “pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili”. Da un punto di vista repressivo la legge prevede dai 4 ai 12 anni di reclusione per chiunque pratichi l’infibulazione; gli anni diventano 16 se la vittima è un minore. Per i medici scoperti a praticarla è previsto un massimo di 10 anni di reclusione e la cancellazione dall’ordine. Dal punto della prevenzione, inoltre, la legge prevede una serie di campagne informative, iniziative di sensibilizzazione, l’istituzione di un numero verde 800 300 558 del Ministero dell'Interno, e corsi di perfezionamento anche specificamente dirette al personale sanitario oltre che alla popolazione immigrata.
L’associazione radicale ‘Non c’e’ pace senza giustizia’, fondata da Emma Bonino, ha deciso di lanciare una campagna di comunicazione a livello italiano dal titolo “Decidi tu che segno lasciare”, allo scopo di far conoscere ai cittadini l’impegno del governo italiano nel sostenere gli sforzi di alcuni paesi africani per la calendarizzazione e l’approvazione di una Risoluzione di messa al bando delle MGF da parte dell’Assemblea Generale dell’ONU nel 2011.
“Questa e’una pratica che non ha referenti religiosi, ma e’ una pratica patriarcale di controllo e possesso del corpo femminile - ha spiegato Emma Bonino - Avere strumenti legislativi è fondamentale, intanto perché fa chiarezza su cosa è reato, poi una legge rafforza e legalizza le attiviste. In 10 anni di campagna su 29 Paesi Africani abbiamo ottenuto 19 leggi di proibizione. Si tratta ora di farle applicare. Ma ci sono Paesi che ancora resistono, come Mali, Liberia, Gambia, Sierra Leone. Per tutti questi paesi una risoluzione delle Nazioni Unite è uno sprone importante”.