Circa diecimila manifestanti anti-regime si sono riuniti questa mattina davanti alla sede dell'Assemblea del popolo (Camera) al Cairo, e più o meno altrettanti davanti alla casa del premier, generale Ahmed Shafik. Lo riferiscono fonti sul posto, precisando che altri gruppi di manifestanti hanno raggiunto anche la sede del ministero degli interni e della presidenza del consiglio dei ministri. Ieri, Ahmed Maher, coordinatore del movimento del 6 Aprile, una delle principali organizzazioni che ha promosso la rivolta popolare in corso dal 25 gennaio, aveva affermato che è necessaria un'escalation nella protesta, con un assedio al palazzo del parlamento, alla sede della televisione ed una marcia verso il palazzo presidenziale, anche se questo dovesse significare scontri con l'esercito.
NOTTE IN PIAZZA TAHRIR - Migliaia di manifestanti anti-Mubarak hanno trascorso la notte accampati nella "tendopoli" che ha occupato tutti i prati e le aiuole della gigantesca piazza Tahrir al Cairo e attorno ai carri armati dell'esercito. Dopo le grandi manifestazioni di ieri, che si sono estese in diverse città in tutto l'Egitto, stamani, nel 16.mo giorno della "Rivoluzione sul Nilo", piazza Tahrir appare tranquilla nelle immagini trasmesse in diretta dalle tv, fra cui Al Jazira International.
"Non siate stanchi, non siate stanchi. La libertà non è stata ancora liberata", scandiva un manifestante con l'altoparlante mentre la popolazione di oppositori "accampati" si svegliava. Come le notte precedenti, diversi dimostranti hanno scelto di dormire intorno o addirittura sui cingoli dei corazzati, nel timore che l'esercito lasci la piazza che protegge o che i carri si muovano per sgomberarla con la forza."L'esercito vuole spingerci più al centro della piazza (Tahrir). Vuole che ce ne andiamo. E' per questo che noi dormiamo qui. Noi amiamo i soldati e ci fidiamo di loro, ma non ci fidiamo affatto di coloro che li comandano", dice Essam, avvocato 35.enne, che ha trascorso la notte accanto a un carro armato. "Non vogliamo né uno stato militare né uno stato religioso. Ciò che vogliamo è uno stato basato su istituzioni ed elezioni", dice Essam, giudicando insufficienti le aperture del regime. "Non ci possono essere negoziati fintanto che Mubarak resterà al suo posto", conclude.
AL QAIDA IN IRAQ CHIAMA MANIFESTANTI A GUERRA SANTA - La branca irachena di al-Qaida ha chiamato i manifestanti egiziani alla guerra santa e all'instaurazione di un governo basato sulla legge coranica. Lo rende noto il Centro americano di sorveglianza dei siti islamisti (Site). Un comunicato dello Stato islamico dell'Iraq (Isi) è stato postato ieri sera su un forum jihadista. Il messaggio afferma che "la marcia della jihad" è iniziata in Egitto e che "le porte del martirio sono aperte".