>Speciale: 'Le foibe raccontate a scuola'
''Finalmente possiamo guardare avanti, costruire e far progredire una prospettiva di feconda collaborazione sulle diverse sponde dell'Adriatico'', tra Italia, Slovenia e Croazia superando le divisioni del passato dovute ai terribili mesi in cui in quel confine, alla fine della Seconda guerra mondiale, la lotta per fissare nuovi confini, produsse centinaia di migliaia di vittime e di deportati.
Giorgio Napolitano ha detto quel ''finalmente'' con un senso di sollievo, celebrando al Quirinale il Giorno del Ricordo che quest'anno fa registrare un clima piu' disteso nei rapporti fra i tre paesi sul modo di ricordare quel passato. Napolitano ha ricordato che gia' nel 2007, quando ospito' per la prima volta la cerimonia al Quirinale, mise al bando ''ogni residua congiura del silenzio, ogni forma di rimozione diplomatica o di ingiustificabile dimenticanza rispetto a cosi' tragiche esperienze. E' importante - ha aggiunto - che quella nostra scelta, per una legge dello Stato e per iniziativa istituzionale, sia stata via via compresa al di la dei nostri confini e che certe reazioni polemiche nei confronti anche di mie parole si siano dissolte. In ciascun paese si ha il dovere di coltivare le proprie memorie di non cancellare le tracce delle sofferenze subite dal proprio popolo. L'essenziale e' pero' non restare ostaggi degli eventi del passato, come ho avuto modo di dire incontrando il presidente sloveno Turk, ne' in Italia, ne' in Slovenia, ne' in Croazia''.