Libertà di stampa - Italia e Spagna a confronto


Stampa

Notizie che disturbano e giornalisti minacciati

Opinioni e testimonianze in un convegno a Roma m

di Maurizio Iorio

“Siamo inondati dalle notizie, grazie alle nuove tecnologie, ma questo non è sufficiente a garantire la libertà di stampa” – dice a Televideo Miguel Angel Aguilar, editorialista del Pais e segretario generale dell’Associazione dei giornalisti europei. L’occasione per fare il punto sulla libertà di stampa e sui giornalisti minacciati è il convegno “Notizie che disturbano ed i giornalisti minacciati, Italia e Spagna”, organizzato dall’associazione “Ossigeno per l’informazione”, dall’Istituto Cervantes di Roma, dall’Odg Nazionale e da quello del Lazio, e dall’Associazione della stampa romana. Quanto a Wikileaks, che ha dimostrato come a volte basta la rete per far uscire le notizie scomode, Aguilar sostiene che “Wikileaks è importante, ma per avere un impatto pubblico ha dovuto far ricorso alla stampa tradizionale, scegliendo cinque giornali per far passare le proprie notizie. La vecchia stampa rimane sempre importante. La simultaneità fra fatti che succedono e la relativa informazione a volte impedisce la corretta interpretazione della notizia”. Quali le differenze tra Italia e Spagna? “Noi non abbiamo un caso come Saviano” – risponde Aguilar – “che in Italia è riuscito a far saltar fuori tutte le notizie sulla malavita, anche perché in Spagna tutti quelli che minacciavano i giornalisti, come l’Eta, stanno scomparendo. E la stampa riesce ad essere più serena. In Spagna, ad esempio, si sa poco o nulla della mafia italiana. La gente pensa che sia una fiction, come “La piovra” o “Il Padrino”. Secondo Aguilar uno dei problemi, in Spagna come in Italia, è la correlazione tra i comportamenti della gente e i programmi tv. “Dopo l’acquisto di Telecinco da parte di Mediaset, uno dei canali informativi, Cnn+, è stato sostituito dal Grande Fratello. Ma – conclude – devo riconoscere che Zapatero ha posto dei limiti, e per la prima volta il sistema radio-tv spagnolo non è schiavo della propaganda”. Miguel Mora, anch’egli del Pais, è più drastico: “Quando il potere detiene il sistema mediatico, tutto il resto non funziona. Il problema non è chi comanda, ma il sistema che si porta dietro. In Spagna la malavita organizzata è potente come in Italia, e rischiamo che anche da noi in parlamento ci vadano a finire i collusi e i fiancheggiatori delle varie mafie. L’Italia deve avere un’impennata di orgoglio e salvare il suo onore. La distruzione della cultura in un paese che negli anni ’60 e ’70 era all’avanguardia nel mondo è un fatto gravissimo”.

Il controllo del potere politico sui media
Giuseppe Giulietti, parlamentare e fondatore dell’associazione Art. 21, sostiene che “c’è un processo di oscuramento internazionale nei confronti dei poteri di controllo, come la stampa e la magistratura, che le oligarchie tollerano sempre meno. Bisogna coordinarsi a livello europeo, per monitorare i tentativi di intimidazione di chi fa informazione. In Europa tutte le Carte prevedono il diritto di esprimersi, ma non prevedono sanzioni per chi intimidisce i cronisti con continue querele e richieste di risarcimenti”. Perché gli organismi internazionali ci piazzano agli ultimi posti del mondo per la libertà di stampa? “La ragione è che siamo l’unico paese che ha un enorme conflitto d’interesse tra politica e media e questo, per gli osservatori internazionali, è ritenuto un fatto gravissimo, perché in contrasto con la libertà dei mercati, e perché fa correre il rischio dell’impossibilità di esercitare il libero esercizio del diritto di cronaca”. Di fronte a casi come quello della recente legge-bavaglio ungherese, a margine del convegno è nato il “Coordinamento europeo per le minacce ai giornalisti”, per “tutelare la libertà di stampa dalle leggi–bavaglio e da censure attuate con la violenza e con abusi di strumenti legali”, come si legge nel comunicato di “Ossigeno per l’informazione.

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