Libertà di stampa - Italia e Spagna a confronto


Stampa

Giornalisti a rischio

Dall’Eta alla ‘Ndrangheta, 'ficcare il naso' è pericoloso f

di Maurizio Iorio

Per molti anni, Italia e Spagna hanno condiviso, unici fra i paesi dell’Europa occidentale, il primato dei giornalisti minacciati: dall’Eta in Spagna, dal terrorismo e dalla criminalità organizzata in Italia. Ora l’Eta ha le armi spuntate, e nei Paesi Baschi c’è un’atmosfera più distesa. Lo stesso discorso non vale per l’Italia, dove le mafie non mancano di far sentire la loro pesante presenza. Il caso Saviano è solo la punta dell’iceberg di un panorama che, a guardare i dati del rapporto “Ossigeno 2010”, è decisamente preoccupante: sono 400 i giornalisti minacciati negli ultimi anni, 78 dei quali hanno subito intimidazioni di vario tipo, dalle aggressioni fisiche ai danneggiamenti ed alle denunce legali, nel biennio 2009-2010. Le regioni più colpite sono la Calabria, la Campania, il Lazio, la Sicilia e la Lombardia. Molti di essi vivono sotto scorta, come Saviano, Lirio Abbate e Nello Rega.

L’Eta e “l’ossessione” della stampa
Gorka Angulo è un giornalista basco, minacciato dall’Eta a Bilbao, e costretto, per qualche anno, ad abbandonare la sua città. “Dopo l’attentato a Carrero Blanco (nel 1973, ndr) la situazione in Spagna era peggiorata, e negli anni ’80 l’Eta uccideva un cittadino ogni 96 ore, voleva trasformare la Spagna in un’altra Irlanda. Erano ossessionati dalla stampa – racconta Angulo – e la polizia mi consigliò di cambiare aria per un po’ di tempo. Sono andato prima in Galizia, e poi alle Canarie, dove ero scortato. Era come vivere in un carcere ambulante. La Galizia era una centrale del narcotraffico, che è stata debellata grazie alla risposta della società civile, che è l’unica in grado di sconfiggere le mafie. La domanda che uno si pone è: ne è valsa la pena di rischiare? Secondo me sì. Spesso bisogna fare dei compromessi, ma ad alcuni principi non si può rinunciare, e uno di questi è l’impegno per la libertà e la democrazia”.

Il caso Calabria
In Italia c’è una regione che spicca su tutte le altre per costituire un’anomalia nell’anomalia, la Calabria, dove vive un quarto dei giornalisti minacciati. “Veniamo minacciati perché raccontiamo storie – dice Giuseppe Baldassarro, redattore del Giornale della Calabria – e le minacce non arrivano solo dalla criminalità organizzata. Arrivano anche da quella zona grigia, invisibile, che è costituita dal ‘sistema’, dai politici che telefonano al direttore e cercano di intervenire sul tuo lavoro. La Calabria non è una terra normale, ci sono i vertici della ‘ndrangheta, che è l’ organizzazione criminale più potente del mondo e c’è la classe politica la più corrotta. La gente, inoltre, non è solidale, i nostri ordini professionali sono assenti. L’unica speranza per il futuro è far crescere una generazione di giornalisti preparati ed autorevoli”. Storia simile quella di Angela Corica, giovanissima ex-collaboratrice di Calabria Ora, minacciata (a colpi di pistola) per un’inchiesta sulla raccolta differenziata, la quale sostiene che in Calabria “la mafiosità è un abito mentale. La cosa che fa più male è l’isolamento in cui ci si trova a lavorare, il ‘poteva farsi gli affari suoi’ , che certo non incoraggia a fare questo lavoro in una terra difficile”. Intimidazioni malavitose anche per Arnaldo Capezzuto, di Napolipiù, pluriminacciato dalla Camorra, ma che è riuscito a portare in tribunale gli autori delle intimidazione e a farli condannare. Nonostante la distanza territoriale e culturale, non troppo diverso è il caso di San Marino, dove le minacce non mancano.. “San Marino è una lavatrice di denaro , una giungla di banche, finanziarie, società offshore”. – racconta Davide Oddone , che lavora per l’Informazione di San Marino , e che è stato minacciato di morte per aver fatto delle inchieste sulle infiltrazioni mafiose ed i reati finanziari nella repubblica del Titano. “Anche a San Marino hanno fatto una legge–bavaglio sulla stampa, che nella prima stesura prevedeva l’arresto per la divulgazione del segreto istruttorio, che non è più tale quando gli atti diventano pubblici. Poi hanno ammorbidito la pena, portandola ad un risarcimento di 12.500 euro. Un ministro di San Marino mi ha denunciato in diretta tv”.

L’estremismo islamico
Infine, l’estremismo islamico. E’ il caso più recente, ed anche quello dove dalle minacce si è passati ai fatti. Il collega Nello Rega, della redazione esteri del Televideo, è uscito incolume per puro caso da un attentato rivendicato dagli hezbollah libanesi, dopo aver ricevuto minacce per due anni. La colpa di Rega sarebbe quella di aver scritto un libro sulla difficile coesistenza della cultura cristiana con quella islamica. Dal 6 gennaio Rega vive sotto scorta, e chiede “un innalzamento del livello di sicurezza, con un macchina blindata. Altrimenti – spiega - oltre a rischiare la mia vita, la rischiano anche i due carabinieri che mi scortano”.

Nella foto, il giornalista Giancarlo Siani ucciso dalla Camorra