Il mondo del lavoro al tempo della crisi


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Contratti, 3 su 4 sono precari

Uil: in 30 mesi il 74% delle assunzioni ‘deboli’ f

Sono stati 27 milioni 432mila 356 i nuovi rapporti di lavoro tra gennaio 2008 e giugno 2010.  Ma il 73,4% delle assunzioni ha riguardato contratti "deboli"; di questi, infatti, il 64,6% è rappresentato da contratti a tempo determinato mentre solo il 22,9% è stato a tempo indeterminato ed il 3,7% con contratti di apprendistato, ritagliando cosi' alle "buone forme" di inserimento dei lavoratori solo un 26,6% rispetto alle assunzioni complessive.

Ad indagare sulla qualità dell'occupazione, prima e durante la pesante crisi economica, è uno studio della Uil che ha fotografato l'andamento del mercato attraverso le comunicazioni obbligatorie da parte delle aziende.

Nello stesso periodo, 2008-2010, invece sono stati 24 milioni499mila 653 i rapporti di lavoro cessati, di cui il 48,4% ha coinvolto le donne. E anche in questo caso a fare i conti con le percentuali maggiori sono stati i contratti deboli che hanno lasciato sul campo circa il 72% delle 'assunzioni': il 64,4% dei contratti a tempo determinato, infatti, sono stati sciolti contro il 28% di quelli cessati tra tempo indeterminato e apprendistato. Nel solo Mezzogiorno l'incidenza delle cessazioni e' stata pari al 38,1%.

"Dati emblematici", commenta il coordinatore dello studio, Guglielmo Loy, segretario confederale Uil, a cui "occorre dare risposte concrete e rapide perche' e' un problema di ''quantità'' e di ''qualità'' dell'occupazione". Risposte che, per il sindacato, sono da trovare essenzialmente "in un massiccio investimento di risorse in settori strategici quali l'istruzione, la ricerca e la formazione".

In particolare, prosegue lo studio Uil, i rapporti di lavoro avviati nel primo semestre del 2010 sono stati 5 milioni, di cui il 48,2% donne; nel 2009 invece ammontano a 9,4 milioni i nuovi rapporti di lavoro, più equamente distribuiti tra uomini e donne mentre i 13,1 milioni di rapporti avviati nel 2008 registrano ancora un 48,2% di contratti a favore delle donne.

Donne in evidenza, però, anche nelle percentuali relative alla cessazione di contratti: sui quasi 25 milioni di rapporti di lavoro cessati tra il 2008 ed il 2010, infatti, il 48,4% sono di appannaggio del sesso femminile. In particolare, invece, nel 2008 le cessazioni sono state 11,4 milioni, nel 2009 oltre 9,1 milioni e nel primo semestre 2010 oltre 4 milioni. La crisi economica degli ultimi 30 mesi, dunque, ha dunque lasciato il segno; tra nuovi rapporti di lavoro e cessazioni, infatti, il saldo finale è negativo: restano sul tappeto 563 mila contratti che per la Uil coincidono con 245 mila lavoratori in meno.

Dati che spingono il sindacato ad una riflessione generale sul precariato e l'abuso della flessibilità: "non si puo' sostenere la virtuosità della buona flessibilità, come apprendistato e somministrazione, se nel contempo non si pone un argine all'abuso di forme cattive di flessibilità, come nel caso di moltissime collaborazioni a progetto, i tirocini e gli stage che, oggi, sono più utilizzate dello stesso apprendistato", conclude Loy.