di Maurizio Righetti
E’ di queste ore la notizia del malessere che ha colpito il calciatore della Lazio Giuseppe Sculli. Dopo aver realizzato la doppietta che ha riportato i biancocelesti al quarto posto nel campionato di Serie A, l’attaccante è stato costretto a lasciare il campo per una probabile reazione allergica determinata da una delle sostanze utilizzate per delimitare il terreno di gioco.
E di reazioni allergiche si è parlato a Venezia durante il Food Allergy and Anaphylaxis Meeting dell'European Academy of Allergy and Clinical Immunology (EAACI). Un argomento di grande interesse soprattutto in questo periodo, con la primavera alle porte.
Quando la primavera è peggio dell’inverno
Per le vittime della “doppia allergia”, l’avvento della nuova stagione può essere peggio di questo freddo ed interminabile inverno. Tormentate da starnuti, lacrime, bruciore sulla lingua e gonfiore delle labbra, all’aria aperta come a tavola, le persone che soffrono di allergie alimentari a frutta e verdura e che hanno anche allergie ai pollini degli alberi sono 8 milioni e mezzo in Europa, circa 1 milione in Italia.
“Negli adulti - spiega Maria Antonella Muraro, responsabile del Centro dedicato allo Studio e alla Cura delle Allergie e delle Intolleranze Alimentari, operativo nella Regione Veneto presso l'azienda ospedaliera dell'Università di Padova (www.centroallergiealimentari.eu) - l'allergia a frutta e verdura che si accompagna all'intolleranza ai pollini di alberi come la betulla o il nocciolo o delle graminacee si chiama sindrome orale allergica. E’ dovuta a una sorta di reazione “crociata” perché alcune proteine degli allergeni degli alberi sono comuni ad altre specie vegetali. Così, ad esempio, essere allergici a pesche, mele, albicocche e prugne significa spesso non riuscire a tollerare i pollini di betulla. Purtroppo la lista dei cibi che danno una reazione crociata con i pollini si allunga in continuazione e comprende ormai vegetali di ogni tipo, da sedani, finocchi e soia a vari tipi di frutta tropicale come avocado e frutto della passione. In genere le reazioni allergiche dovute alla sindrome orale allergica sono relativamente lievi, tuttavia il paziente può andare incontro a reazioni particolarmente fastidiose in primavera, quando i sintomi delle pollinosi possono essere molto accentuati: se a questi infatti si aggiunge il consumo di un cibo a rischio, il disagio può diventare davvero rilevante”.
Complici le abitudini alimentari e i consumi diversi da Paese a Paese, in Europa le allergie ai vegetali sono assai eterogenee: se noci, nocciole e arachidi dominano nei Paesi anglosassoni, dove rappresentano più del 30% delle allergie alimentari, in Europa continentale a scatenare il maggior numero di reazioni allergiche nella popolazione adulta sono i prodotti freschi. In ogni Stato dell’Unione prevale l’allergia nei confronti di un frutto o di una verdura diversi: mentre in Italia e in Spagna sono le pesche e le albicocche a generare il maggior numero di problemi, in Francia e in Germania l'allergia più diffusa riguarda le mele, nel Regno Unito il frutto “proibito” è la prugna, in Svizzera e Olanda i principali “colpevoli” sono sedano e finocchi. “I dati provenienti da diverse regioni geografiche europee dimostrano che ci possono essere differenze assai significative nella prevalenza e nella gravità di specifiche allergie alimentari, dovute ad esempio a differenze nell'esposizione ai pollini o nelle abitudini alimentari, ma anche nella diversità dei profili degli allergeni che si trovano nella frutta e verdura proveniente da Paesi differenti”, spiega Muraro.Diciassette milioni di europei allergici ai cibi
In Europa le persone affette da allergie alimentari sono un vero e proprio esercito (ben 17 milioni, 3,5 milioni delle quali hanno meno di 25 anni). Per loro andare al ristorante può rivelarsi perfino fatale, se nel sugo della pasta c'è un po' di formaggio o se nel dessert ci sono tracce di nocciole tritate. “Le reazioni allergiche appaiono in continuo aumento, probabilmente a causa di cambiamenti nutrizionali, di esposizioni ambientali a fattori come il fumo di sigaretta, in genere per modifiche dello stile di vita (molto diverso rispetto al passato) in grado di influenzare il corretto funzionamento del sistema immunitario”, dicono gli esperti del Centro dedicato allo Studio e alla Cura delle Allergie e delle Intolleranze Alimentari, operativo nella Regione Veneto presso l'azienda ospedaliera dell'Università di Padova. “La mancata esposizione fin da piccolissimi a particolari fattori batterici pare ridurre le possibilità che il nostro sistema immunitario riconosca che cosa è innocuo e cosa non lo è, scatenando una risposta anche nei confronti di proteine presenti nei cibi e generalmente tollerate dal nostro organismo”.
In Europa continentale l’allergia alimentare mediamente più diffusa nella popolazione adulta è quella a frutta fresca e verdura mentre nei paesi anglosassoni prevale la frutta a guscio, soprattutto noci, nocciole e arachidi. Segue l’allergia ai crostacei e al pesce, in particolare al merluzzo, che prevale nei Paesi Scandinavi e del Nord Europa. In Italia, secondo un recente studio dell’Università di Torino, l’alimento più allergizzante negli adulti è la nocciola (26%), seguita dalla verdura (14%), dalla frutta fresca, soprattutto pesche e albicocche, (12%), crostacei (10%), pesce (7%) legumi ( 6%), semi (6%), grano (5%).
Le allergie preferiscono le donne
La prevalenza delle allergie alimentari fra gli adulti europei è abbastanza omogenea, con qualche eccezione: colpisce il dato della Danimarca, dove solo l'1,6 per cento della popolazione non tollera uno o più alimenti, mentre nel resto dei Paesi la quota di allergici oscilla attorno al 3 per cento, con punte riferite del 3,5 per cento in Italia, Francia e Germania. I dati raccolti in Europa dimostrano anche che le allergie alimentari hanno una spiccata prevalenza femminile: nel 60 per cento dei casi gli allergici sono infatti donne. “I motivi per questa prevalenza al femminile – osservano al Centro allergie alimentari – non sono chiari, ma le ipotesi sono numerose e chiamano in causa fattori biologici e psicologici Gli estrogeni, ad esempio, possono favorire la vulnerabilità biologica femminile a patologie che coinvolgono il sistema immunitario. La stessa percezione di malattia risulta aumentata nel sesso femminile con conseguente ripercussione sulla gestione della malattia.I bambini allergici rischiano ansia e solitudine
Stando ai risultati di una ricerca italiana condotta su 107 piccoli pazienti e sulle loro mamme e presentata durante il meeting veneziano, la vita dei bambini che soffrono di allergie alimentari è tutt'altro che semplice. Molti di loro finiscono per isolarsi dai coetanei e non partecipano neppure alle festicciole di classe. L'indagine ha cercato di capire l'atteggiamento verso il cibo dei bimbi allergici e anche il loro comportamento alimentare per avere una prospettiva sull’influenza della patologia sulla loro qualità di vita in generale; i pazienti coinvolti sono stati suddivisi in due gruppi in base all'età (zero-cinque anni e sei-undici anni) per poi sottoporre alle mamme un questionario dettagliato. “Le risposte evidenziano che questi piccoli spesso presentano gravi difficoltà a venire a patti con la malattia, che influenza pesantemente le scelte di ogni giorno”, commenta Maria Antonella Muraro, presidente del Congresso e responsabile della ricerca. Il 17 per cento dei bambini, indipendentemente dall'età, non va mai alle festicciole per paura di venire in contatto con tracce di cibi proibiti; fra quelli che comunque vengono accompagnati alle feste o alle merende fra amici, il 24 per cento è costretto a portare da casa qualcosa da mangiare, per essere certo di non incappare in uno shock anafilattico. Questi comportamenti riflettono anche le grosse paure dei genitori dei bimbi allergici, che si sono dimostrati a maggiore rischio di ansia e difficoltà emotive. L’atmosfera di continuo allarme mina la possibilità dei piccoli pazienti di crescere e vivere serenamente le normali esperienze di vita, al pari dei loro coetanei.
Raddoppia il numero dei piccoli colpiti dalle allergie
In tutta Europa la fascia di età più colpita dalle allergie alimentari è quella fra zero e cinque anni con ben un milione e 200mila bimbi allergici; un milione sono gli allergici fra 5 e 10 anni e altri 800mila quelli fra 10 e 18 anni. Negli ultimi dieci anni il numero dei bambini allergici è raddoppiato, mentre i ricoveri per shock anafilattico nella fascia fra 0 e 14 anni sono aumentati di sette volte e le visite ambulatoriali pediatriche per allergie alimentari sono triplicate. In tutta Europa i cibi più allergizzanti per i bimbi sono il latte, le uova e noci, nocciole e arachidi. “
La prevalenza delle allergie alimentari fra i bambini è diversa nei vari Paesi dell'Unione europea, con percentuali che oscillano dall'1,7 per cento in Grecia al 3 per cento di Danimarca e Polonia, dal 4 per cento di Italia e Spagna fino a oltre il 5 per cento in Francia, Regno Unito, Olanda e Germania. Si può ipotizzare che alla base della diversità dei dati esistano differenze di apporto nutrizionale di alcuni fattori come la vitamina D o il maggior introito di fattori antiossidanti e di esposizione alla luce solare nell’area mediterranea.Limitazioni all'attività scolastica e fisica
Recenti studi hanno provato come l’allergia alimentare nell’infanzia comporta forti limitazioni sulle attività familiari, scolastiche o extrascolastiche, con un impatto significativo sulla percezione di benessere generale delle famiglie e dei bambini coinvolti. Basti pensare che il 5-15 per cento dei casi di shock anafilattico può essere innescato dall'attività fisica a seguito del consumo di piccole quantità di cibo allergizzante che altrimenti sarebbero innocue, così per la paura di favorire reazioni anafilattiche un bambino allergico su dieci finisce per rinunciare anche all'attività fisica. E una volta cresciuti i piccoli allergici continuano a soffrire molto della loro condizione: I giovani affetti da allergia alimentare si sono dimostrati in crescente rischio di conseguenze socio-emotive negative. Ed è stato dimostrato come un’associazione tra allergia e disturbi d’ansia nell’infanzia e nell’adolescenza tende a persistere in età adulta.. Per rendere loro la vita un po' più facile è fondamentale partire dalla scuola: garantire un ambiente scolastico sicuro e una mensa in cui i piccoli allergici possano consumare il pasto assieme ai compagni in tutta serenità è il primo passo per integrarli nel gruppo dei coetanei e per combattere il loro senso di esclusione. “I bambini corrono i maggiori rischi soprattutto a scuola: un episodio di allergia grave su tre si verifica proprio nelle scuole materne ed elementari, dove però – spiega ancora Muraro - non è prevista un'educazione specifica del personale per la prevenzione e la gestione di questi eventi L'unica legislazione italiana sul tema è presente in Veneto”.
Lo yogurt può essere di aiuto, ma non fa miracoli
Una speranza per la prevenzione e la terapia delle allergie alimentari potrebbe arrivare anche dallo yogurt: secondo alcuni studi, i fermenti lattici di cui sono ricchi sarebbero preziosi per i loro effetti antinfiammatori e protettivi nei confronti delle allergie alimentari. “I probiotici - è stato spiegato durante il meeting veneziano - agiscono modulando il sistema immunitario e ristabilendo un'ottimale flora batterica. Questo può aiutare l'organismo a riconoscere in maniera corretta gli allergeni, senza scatenare una risposta a cibi di per sé innocui. Inoltre i fermenti lattici promuovono la produzione di citochine antinfiammatorie: significa che possono contribuire a ridurre la sintomatologia delle allergie alimentari, tenendo a freno le manifestazioni infiammatorie che sono a esse correlate. Attenzione però: non tutti i ceppi di probiotici si sono dimostrati in grado di prevenire o migliorare le allergie, inoltre i dosaggi a cui si sono rivelati efficaci sono molto superiori a quelli che si possono raggiungere consumando semplicemente yogurt”. I lattobacilli sembrano i fermenti lattici a oggi più promettenti, ma sono ancora molte le domande a cui si dovrà rispondere attraverso i numerosi studi in corso: Restano infatti da capire, oltre al dosaggio più adatto: il momento migliore per la somministrazione, sia in caso di prevenzione nei soggetti a rischio che di “terapia” dei pazienti già allergici; i ceppi più attivi e le loro eventuali “miscele” da impiegare per ottenere i migliori risultati. Per la cura delle allergie sono inoltre in corso numerose sperimentazioni di vaccini e immunoterapie. L’immunoterapia per via orale, metodo promettente
Gli studi presentati durante il congresso dimostrano che l'immunoterapia per via orale è uno dei metodi più promettenti per il trattamento delle allergie, sebbene sia ancora lontana la definizione di protocolli di intervento sicuri ed efficaci. “Si tratta – dice la dottoressa Muraro – di somministrare al paziente allergico quantità minime, man mano crescenti, dell'allergene non tollerato. Questo “insegna” pian piano al sistema immunitario a tollerare il cibo: le ricerche condotte finora indicano che la maggioranza dei pazienti può essere desensibilizzata e arrivare a non sviluppare una reazione allergica per dosi maggiori dell'alimento rispetto a prima del trattamento. Anche l'immunoterapia sublinguale sembra abbastanza efficace e in grado di provocare un numero ancora inferiore di eventi avversi. Non bisogna infatti dimenticare che il rischio di reazioni allergiche e shock anafilattico è sempre dietro l'angolo: per questo tutte le immunoterapie sono ancora sperimentali e devono essere sempre condotte da medici, in ambiente ospedaliero protetto, per poter far fronte a qualsiasi eventuale reazione del paziente. Il fai da te da parte degli allergici può essere estremamente pericoloso”.
Il cibo cotto è sempre preferibile
In alcuni casi anche la somministrazione del cibo “cotto” può essere utile: una recente ricerca dimostra che dare prodotti da forno contenenti latte a bimbi allergici ai latticini che però tollerano il latte in questa forma (circa l'80 per cento dei piccoli allergici) consente di sviluppare tolleranza ai latticini crudi nell'arco di due, tre anni. Ancora allo studio i vaccini: al momento non è ancora chiaro come debba essere costruito l’antidoto, il vaccino, quali adiuvanti siano i più indicati, quanto possa durare l'effetto e quali possano essere gli effetti collaterali. Sono in ulteriore perfezionamento i test diagnostici molecolari, che aiuteranno ad identificare le molecole di proteine alimentari a cui il paziente è allergico consentendo una diagnosi precoce e sempre più mirata. Gli avanzamenti nelle ricerche stanno anche consentendo un importante passo avanti per i pazienti con allergie alimentari: dopo 40 anni di ricerca in questo campo si è deciso di procedere alla stesura di linee guida per gestione dell’allergia alimentare che siano uniformi per tutto il mondo, pur nel rispetto delle diversità dei singoli Paesi.
Allergie alimentari, metà dei pazienti non porta con sé la penna salvavita
E’ facilissima da usare, leggera da portare con sé, discreta perché sembra in tutto e per tutto una normale penna. Ma si tratta di uno strumento che salva la vita: è infatti “caricata” di adrenalina autoiniettabile, un farmaco che evita la morte in caso di grave shock anafilattico. Gli allergici dovrebbero portarla con sé, ma pochissimi lo fanno: secondo un'indagine condotta in Olanda su circa cento pazienti con allergie alimentari, la maggioranza apprezza la penna e la valuta positivamente, ma poi nella realtà dei fatti solo due su tre la portano davvero con sé. L'Italia è il fanalino di coda in Europa per numero di penne effettivamente distribuite ai pazienti: nel nostro Paese infatti meno di della metà degli adulti allergici porta con sé l'adrenalina autoiniettabile. Fra i bambini e i ragazzi la percentuale scende paurosamente: si stima che solo un under 18 su mille abbia sempre con sé la penna salvavita.Anche i cardiopatici possono usare tranquillamente la penna
“L'adrenalina autoiniettabile – hanno sostenuto gli esperti duranti il congresso di Venezia - è indispensabile per risolvere i casi di shock anafilattico e scongiurare il peggio. In 8-10 minuti agisce facendo regredire i sintomi dell'anafilassi, che vanno dall'orticaria alla difficoltà respiratoria, dal collasso cardiocircolatorio ai problemi gastrointestinali come vomito e diarrea. Può dare piccoli effetti collaterali come irritabilità o tremore, ma questi si esauriscono quando l'adrenalina è stata completamente metabolizzata dall'organismo, nel giro di un paio d'ore. Non deve perciò essere temuta, neppure da chi è cardiopatico: i possibili effetti collaterali sono trascurabili in confronto alla possibilità di salvarsi la vita”. La penna deve essere necessariamente portata con sé da chi ha un alto rischio di shock anafilattico: i pazienti che hanno già avuto un episodio di anafilassi, chi manifesta reazioni molto severe anche con minime tracce dell'alimento incriminato, chi ha avuto una reazione allergica grave a un alimento a seguito dell'esercizio fisico e gli asmatici, soprattutto se la malattia non è sotto controllo. Esistono poi casi in cui il medico può ritenere opportuna la prescrizione, ad esempio a pazienti adolescenti, che più spesso degli adulti possono esporsi ai cibi proibiti per trasgressione o semplice dimenticanza, o a chi vive in aree lontane da ospedali o presidi sanitari e per questo potrebbe rischiare di arrivare con troppo ritardo in pronto soccorso. L'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) ha stabilito, nel 2005, che le Regioni devono erogare l'adrenalina ai pazienti allergici come farmaco di fascia H ospedalier. Purtroppo però non tutte le Regioni hanno fatto e stanno facendo abbastanza: la normativa è stata attuata al nord, al sud è difficilissimo avere la penna, il Lazio è del tutto inadempiente e non ha addirittura ancora recepito la normativa. Ovunque c'è scarsa informazione circa la gratuità del farmaco fra i pazienti e perfino fra i medici. Purtroppo anche i pochi che hanno con sé il farmaco spesso non sanno iniettarlo nel modo corretto: bastano pochi mesi per dimenticare le istruzioni date dall'allergologo, per cui sarebbe importante che i medici ripetessero ai pazienti come iniettarsi l'adrenalina a tutte le visite di controllo, ogni 6 mesi come minimo.
I NUMERI DELLE ALLERGIE ALIMENTARI IN EUROPA
• Gli allergici ai cibi nei Paesi dell’Unione sono 17 milioni, di cui 3,5 milioni con meno di 25 anni. Il 60% degli allergici è donna.
STIMA DI PREVALENZA DELLE ALLERGIE ALIMENTARI NELLA POPOLAZIONE GENERALE DI PAESI UE PAESI UE
Paesi Ue | Popolazione generale (mln abitanti) | Prevalenza allergie alimentari |
GRAN BRETAGNA | 60,9 | 2% (1.200.000) |
GRECIA | 11 | 2% (220.000) |
POLONIA | 38.2 | 2,5% (950.000) |
OLANDA | 16.3 | 2,5% (407.000) |
SPAGNA | 44.5 | 3% (1.330.000) |
SVIZZERA | 7.5 | 3% (225.000) |
ITALIA | 60.3 | 3,5% (2.100.000) |
GERMANIA | 82.6 | 3,5% (2.900.000) |
FRANCIA | 63.2 | 3,5% (2.200.000) |
DANIMARCA | 5,4 | 1.6% (86.000) |
• Gli allergici a frutta fresca o a guscio e a verdura, sono in Europa 8 milioni e mezzo, vittime di ipersensibilità anche ai pollini di alberi come la betulla, il nocciolo o le graminacee. In Italia e Spagna sono le pesche e le albicocche i frutti meno tollerati, in Francia e Germania il frutto più spesso ‘proibito’ è la mela, in Gran Bretagna la frutta a guscio e le prugne, in Svizzera e Olanda, sedano e finocchi.
• In Europa continentale l’allergia più diffusa nella popolazione adulta è quella a frutta fresca e verdura (25-30%), seguita dalla frutta a guscio, soprattutto noci, nocciole e arachidi che invece prevalgono nei Paesi anglosassoni. Segue l’allergia ai crostacei e al pesce, in particolare il merluzzo, che prevale nei Paesi Scandinavi e del Nord Europa.
• In tutta Europa la fascia d’età più colpita da allergie alimentari è quella tra 0 e 5 anni con ben 1 milione e duecentomila bimbi allergici, 1 milione sono gli allergici tra 5 e 10 anni e altri 800mila quelli tra 10 e 18 anni.
• In Europa la prevalenza delle allergie alimentari fra bimbi nella fascia d’età tra 0 e 5 anni è diversa nei vari Paesi dell’Unione con percentuali che oscillano dall’1,7% in Grecia al 3% di Danimarca, Svizzera e Polonia, dal 4% di Italia e Spagna fino a oltre il 5% in Francia, Regno Unito, Spagna e Germania.
• In Europa i cibi più allergizzanti per i bimbi sono latte, uova, noci, nocciole e arachidi.