Dal 2012 i consigli di amministrazione e gli organi di controllo delle società quotate e delle controllate pubbliche non quotate dovranno adeguarsi alle nuove norme sulle quote rosa. I CdA dovranno essere composti da un quinto di donne a partire dal 2012 (20% nel primo mandato) e da un terzo dal 2015 (il 33,3% nel secondo mandato).
Le nuove regole entreranno quindi a pieno regime nel triennio del mandato 2015-2018. La decisione sull'approssimazione per eccesso o per difetto spetterà alle singole società. E' quanto prevede il testo del ddl sulle quote rosa modificato dalla commissione Finanze del Senato. Novità che, una volta incassato il disco verde di palazzo Madama, dovranno tornare alla Camera per la terza lettura.
Le quote rosa imposte per legge, tuttavia, non varranno in eterno: il provvedimento prevede che il criterio si applichi soltanto per tre mandati consecutivi.
In caso di inadempienza da parte delle società ci sarà una diffida da parte della Consob a reintegrare il cda o i collegi entro quattro mesi.
Se le società non si adegueranno allora scatterà un'ulteriore diffida di tre mesi e sanzioni pecuniarie da 100mila a un milione di euro per i cda e da 20mila a 200mila euro per i collegi sindacali. Se le società dovessero continuare a non adeguarsi nonostante la diffida di sette mesi e le sanzioni allora scatta la decadenza del consiglio di amministrazione e degli organi di controllo.
A vigilare sulla corretta applicazione delle quote sarà la Consob per le spa, mentre per le società pubbliche un ordine del giorno della senatrice Cinzia Bonfrisco (Pdl), accolto dal governo, impegna l'esecutivo a individuare la Civit (Commissione indipendente per la valutazione, la trasparenza e l'integrità delle amministrazioni pubbliche) come Autorità di vigilanza. Tuttavia, su questo punto la decisione è demandata a un regolamento del governo che prenderà la forma di un Dpr, sentiti il Consiglio di Stato e la Conferenza Stato-Regioni.