Proposta di legge regionale per una svolta


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'Istituire centri di sollievo e incrementare l’assistenza diurna'

Lazio, parla il presidente della Commissione Sanità, Alessandra Mandarelli b

Una proposta di legge regionale può determinare la svolta nell’intero Paese. Spetta dunque alle Regioni, per dettato costituzionale, intervenire in materia di sanità. Quindi anche per quanto attiene all’Alzheimer. E qualcosa si è mosso – poco in verità e con provvedimenti tampone – in alcune realtà locali. Nel Lazio, che è la regione all'interno della quale opera l'unico centro italiano di eccellenza, l'ultima campagna elettorale dei vari schieramenti si era mossa proprio su una sfida: stare dalla parte dei più deboli. Poi, obiettivamente, le ristrettezze finanziarie e il pauroso buco dei conti sanitari hanno limitato gli ardori. Ma tra il dimenticarsi dei problemi più seri (quelli che sarebbe comunque meglio affrontare e risolvere, in tutti i sensi) e anche delle promesse pre-voto e il fare qualcosa rispettando i dati economici, magari razionalizzando e non tagliando “a pioggia” come se tutti i gatti fossero ugualmente grigi, c’è una bella differenza. E non vi sono giustificazioni per l’inazione.

Sulla questione abbiamo posto alcuni quesiti al presidente della Commissione Sanità della Regione Lazio, Alessandra Mandarelli.

In una situazione di dolorose limature dovute alla situazione finanziaria ereditata, quale spazio intendete riservare all'Alzheimer, da molti ritenuta la patologia peggiore per i suoi effetti socio-sanitari?
“Compatibilmente con i dettami imposti dal piano di rientro, è nostra volontà fare il possibile per reperire ulteriori fondi, anche in ambito europeo, al fine di incrementare le possibilità di assistenza per i malati di Alzheimer. In questa direzione è stata anche presentata al Parlamento europeo, attraverso i nostri rappresentanti, un’interrogazione per chiedere la disponibilità di fondi da dedicare a nuove progettualità relative all’assistenza ai malati di Alzheimer. La disponibilità, però, si è esaurita a dicembre 2010”.

E' possibile accrescere, valorizzare o almeno mantenere la specializzazione delle strutture e il loro alto livello qualitativo in tema di Alzheimer?
“Il territorio, al momento, non offre risposte sufficienti alla malattia dell’Alzheimer, sia in termini di strutture, che di univocità di metodologie intese come eccellenza. E’ necessario, dunque, creare canoni generali ed unici per tutta la regione, nonché incrementare i centri di assistenza diurni e residenziali. A tale fine, per far fronte a queste specifiche esigenze e in linea con gli impegni assunti dalla Presidente Polverini rispetto a questa problematica, abbiamo provveduto a redigere, in accordo con le associazioni delle famiglie, una Proposta di Legge, da me presentata e condivisa da molti consiglieri regionali.. Le realtà di eccellenza che già operano nel territorio della regione Lazio, che si occupano, da anni, della diagnosi, della cura e dell’assistenza alle persone affette da Alzheimer, non possono, comunque, essere trascurate”.

Come si intende intervenire per venire incontro ai gravi disagi dei familiari?
“Nella proposta di legge cui abbiamo fatto cenno trova spazio, anche, l’istituzione di appositi “centri di sollievo”, strutture atte ad alleviare, temporaneamente, le famiglie che, in modo costante e continuativo, assistono i propri parenti ammalati. L’utilità della proposta di legge, inoltre, è quella di fornire delle linee guida generali che, basandosi sui suggerimenti dei ricercatori, dei clinici e delle associazioni delle famiglie, possano uniformare il modello di assistenza ed i requisiti minimi a cui le strutture devono adeguarsi”.

E’ possibile promuovere o favorire il telelavoro o altre modalità, ciò che faciliterebbe il compito di parenti e assistenti delle persone deboli, anche non affette da Alzheimer?
“Il ruolo della Regione è sicuramente quello di continuare a promuovere azioni volte alla tutela dei lavoratori con difficoltà di tipo sanitario e dei loro familiari e a diffondere una cultura sempre più attenta a queste problematiche. Ma intanto il Contratto Nazionale Lavoro e la Legge 104, per citare alcune fonti nazionali, contengono già disposizioni a sostegno dei lavoratori diversamente abili o dei loro familiari, prevedendo proprio condizioni e forme lavorative flessibili. Esiste, inoltre, il progetto Flexsecurity, finanziato dalla comunità europea, che offre strumenti ed agevolazioni alle aziende, anche con l’obiettivo di sostenere i lavoratori che assistono persone deboli in famiglia”.

La posizione della presidente Mandarelli sembra dunque essere tranquillizzante. Alla volontà espressa devono seguire, però, le azioni concrete. Perché la proposta di legge regionale non finisca nel cassetto, come quelle da troppo tempo giacenti in Parlamento. E anche per far sì che, almeno in questo campo (peraltro di grande interesse sociale), il Lazio possa fare da apripista per il resto del territorio nazionale. I privati, finora, a partire dall’Italian Hospital Group, hanno dimostrato che si può fare qualcosa di unico ed utile. La palla passa ora alla parte pubblica. (M. R.)