Le rivolte in corso nel mondo arabo rischiano di trasformare lo scenario geopolitico mondiale, mentre un Occidente disorientato fatica a trovare un'adeguata chiave di lettura. Per riflettere sul possibile impatto futuro delle crisi nordafricane, in in particolare sull'Europa e l’Italia, la rete Link 2007, che unisce 10 organizzazioni non governative, ha dato vita a un confronto tra autorevoli studiosi ed esperti del settore. I processi in atto in Tunisia, Egitto e Libia sono stati analizzati nei loro fattori unificanti, ma anche nelle peculiarità e specificità nazionali.
La sensazione più netta, sottolineata da tutti gli intervenuti,è che l'Europa stenti a parlare con una sola voce. "Benché il Consiglio Ue dell’11 marzo abbia concordato di appoggiare Bengasi e dichiarare che Gheddafi non è più un interlocutore, resta una grande diversità di linguaggi tra gli Stati membri" osserva Paolo Dieci,direttore del Cisp, il Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli. "Occorre evitare scorciatoie interpretative che rischiano di rivelarsi dannose. Libia, Tunisia ed Egitto presentano forti differenziazioni che vanno assolutamente colte". "In Italia, l'attenzione si è concentrata di più sulla Libia per tre motivi: i legami storici, i riflessi della crisi sulla nostra economia e la brutalità della repressione". "Il timore sollevato da più parti è che l'insurrezione anarco-tribale possa degenerare in una nuova Somalia". "Peraltro -fa notare Dieci- il capo del Pentagono ha parlato chiaro: sarebbe da pazzi che gli Stati Uniti conducano nuovi interventi militari via terra. La verità è che per Washington la Libia conta poco, la vera emergenza per gli Usa è l'Arabia Saudita, dove la situazione è in costante evoluzione".
"Si tende ad evocare, nel Mediterraneo, lo spettro del fondamentalismo. Va però sottolineata la netta presa di distanza delle rivolte arabe rispetto all'integralismo. A 10 anni dall'attacco alle Torri gemelle, il cerchio del terrorismo sembra essersi infranto". "Spesso, ma non ovunque, gli Stati arabi e più in generale africani si identificano in una persona o una famiglia. Le rivolte in atto potrebbero scardinare anche questo sistema post-coloniale". "Una cosa è certa: in futuro, l'Occidente non potrà più appoggiare,definendoli 'moderati', Paesi retti da dittature", conclude Paolo Dieci del Cisp.