Atlante delle crisi


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Caracciolo: 'Media troppo superficiali'

'Necessario cogliere ogni sfumatura' b

"Gli eventi nel mondo islamico ci invitano a prudenza e modestia, qualità assenti dai media in questi giorni", sottolinea Lucio Caracciolo, direttore della rivista di geopolitica "Limes". "Sono state spacciate verità senza sfumature, e poi ci si è dovuti ricredere. Nulla è completato davvero, i rivolgimenti sono ancora in pieno corso. Tunisia ed Egitto si somigliano, la Libia è diversa, il Bahrein o l’Arabia Saudita sono ancora un’altra cosa". "Lo status quo che vigeva fino a 3 mesi fa è saltato e non è più ripristinabile. I nuovi equilibri richiederanno tempi lunghi". "L'incrocio tra fattori sociologici, demografici e tecnologici è la miscela che ha fatto detonare la catena di eventi nei Paesi arabi". "Chiunque poteva immaginare la frustrazione popolare e l’opposizione ai regimi corrotti di Mubarak o Ben Ali, ma nessuno ha previsto lo scenario che si è poi sviluppato", nota Caracciolo. "I futuri governi dovranno basarsi non più sul mantenimento dell’ordine e la lotta al terrorismo ad ogni costo, ma su un minimo di radicamento e legittimazione interna. Dovranno inoltre poter esprimere una loro posizione, senza per forza aderire ai dettami occidentali".

"In Egitto,coloro che avevano interesse a riproporre il modello di Stato che combatte il terrorismo hano evocato la minaccia dei Fratelli musulmani". "Ma gli stessi Fratelli musulmani sono stati sorpresi da una rivolta che certo non sono stati loro a propiziare. Ora avranno un ruolo, assieme alle altre forze politiche egiziane". "Il cambiamento è stato profondo e sarà evidente nel medio periodo. Anche tra le Forze armate ci sono sfumature, benché la sostanza dell’economia sia sempre nelle loro mani. Amr Mussa, oggi leader della Lega Araba, sarà forse un buon ponte tra passato e futuro". "Oggi i Paesi arabi sono retti da regimi autoritari e repressivi,che si basano sui privilegi di alcune oligarchie determinate a non cedere". "Barack Obama, che si è mostrato più sensibile rispetto all’universo musulmano, ha scaricato senza battere ciglio Mubarak,il vecchio 'amico di famiglia', ma anche Suleiman, ritenuto il suo successore e il garante di Israele. Non a caso Israele e Arabia Saudita hanno seguito con forte apprensione quanto accadeva in piazza Tahrir". "I futuri leader egiziani dovranno tenere conto dei nuovi rapporti di forze nella società. Prudenza è d'obbligo".

"La rivolta libica presenta qualche affinità con quelle dei Paesi confinanti: in Cirenaica c'è stato un effetto imitazione rispetto a quanto visto in tv". "Al Jazira -sottolinea Caracciolo- ha preso parte attiva nella rivolta tunisina ed egiziana, facendosi immediato portavoce di parti in causa, una sorta di veicolo di propaganda. La storia si è ripetuta in Libia, ma con Al Arabiya" "Nella valutazione degli eventi libici, l'Occidente ha ignorato il carattere eterogeneo di un Paese composto da centinaia di tribù, che fondamentalmente è stato inventato dallo Stato coloniale italiano".

"La natura delle forze in campo rende difficile ogni previsione in Libia". "Ancora non abbiamo capito chi sono e cosa vogliono gli oppositori di Gheddafi, quali i loro riferimenti politici ed economici, e quanto Gheddafi abbia ragione ad evocare il terrorismo. Da alcuni documenti, risulta che in termini relativi la Cirenaica, con Bengasi e Derna in testa, è la regione che ha fornito più combattenti ad Al Qaeda". "Senza un intervento su terra di una forza estera supportata dagli Usa, la partita pare destinata a esser vinta da Gheddafi. Ma nessuno sembra davvero volersi invischiare nella guerra civile". "Lo spettro dell’invasione di clandestini, evocato dalla retorica italiana, non ha trovato fin qui riscontri". "Escluderei che la guerra comporti esodi. E' vero che Gheddafi fungeva un po’ da tappo, ma in una situazione di caos come quella attuale appare arduo orga- nizzare una fuga.La fase è ancora fluida: molti eventi positivi sono successi in Nord Africa, ma in Libia no. In Libia c’è una frattura molto grave". "L’Italia dovrebbe occuparsi di questi Paesi non solo in caso di emergenza. Il governo poteva sfruttare i suoi legami con Gheddafi e con gli insorti per favorire la pace", conclude Caracciolo.